Il cacciatore di aquiloni
Il romanzo di Khaled Hosseini del 2004, fa sentire anzitutto il dolore di chi non è corrisposto nel suo amore, in questo caso quello del figlio per il padre. La gelosia ed il senso di inadeguatezza verso l’amico più caro e al tempo stesso misconosciuto, più amato dal padre, lo portano poi a compiere nei suoi confronti un atto dei più vili ed ingiusti. Avviene spesso, come in questo caso, che l’offeso sappia perdonare ma l’offensore, incapace di accettare la vergogna dei propri sentimenti ed azioni, trasformi in odio e ripulsa il proprio affetto. Solo col tempo emerge la consapevolezza e la capacità di riabilitarsi, sia pure per interposta persona.
L’aspetto più interessante della storia è proprio il mettere allo scoperto il bisogno di rivalsa che prova chi non sa essere all’altezza delle aspettative proprie ed altrui. La difficoltà nel trovare soddisfazione in sé, porta ad infierire su chi è più vulnerabile e a portata di mano. Inconsapevolmente, però, simili gesti gravano sulla coscienza ed oscurano la vita, per quanto fortemente lo si voglia negare. Quando il protagonista viene “punito” da un altro che, in modo ben più grave riproduce quegli stessi meccanismi, si sente finalmente liberato, perché ha pagato per il suo misfatto. E’ libero, così, di riabilitarsi ai propri occhi e nei confronti della vita, prendendosi cura del nipote ritrovato.