Dersu Uzala
Il film del 1975 di Akira Kurosawa è una storia basata sui diari di un esploratore russo nei primi anni del novecento. Narra di un tratto di vita condiviso tra un capitano dell’esercito russo addetto alle ricognizioni dei territori con un drappello di uomini e un vecchio mongolo incontrato per caso, che diventa la loro guida. Il piccolo uomo, cacciatore-raccoglitore sa riconoscere ogni espressione della natura e ne ha profondo rispetto. Aborrisce lo spreco che a volte compiono i soldati e insegna loro a pensare sempre anche agli altri, che siano uomini o animali, lasciando eventuali resti di cibo e indicazioni utili, ma anche riducendo i pericoli inutili, come le trappole abbandonate. Ritiene che ogni aspetto della natura abbia un’anima e se questo all’inizio suscita l’ilarità dei soldati, col tempo ne accende l’ammirazione. Il capitano e la guida, che si chiama Dersu Uzala, diventano grandi amici e quando Dersu diventa quasi cieco e non può più vivere nella tundra, il capitano lo porta a stare a casa sua in città. Nonostante il grande affetto, però, l’uomo dei boschi non sopporta questo genere di vita e torna al suo ambiente dove viene ucciso da un ladro.
Kurosawa mostra che vivere in simbiosi con la natura in tutte le sue forme, compresa quella umana, comporta il comprendere quanto ogni azione, per quanto insignificante, abbia conseguenze sull’insieme e dunque su ciascuno, prima o poi.
Un film sull’opposto di Derzu, che solo in extremis capisce il valore del superare i confini del proprio piccolo mondo è Vivere, sempre di Kurosawa