Sessualità delle piante
Al medico e naturalista svedese Carlo Linneo, nome italianizzato di Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778) dobbiamo la classificazione scientifica degli organismi viventi col nome latino che permette di riconoscere la stessa pianta, animale o altro in qualsiasi Paese del mondo, a prescindere dal nome con cui lo chiamano localmente. Sempre lui ha descritto il modo in cui si riproducono le piante, dichiarando la loro sessualità, che fino alla ad allora era stata ignorata, nonostante ogni evidenza. Ma ecco qui la sua descrizione:
“Le foglie dei fiori fungono da giaciglio nuziale che il Creatore ha splendidamente preparato, adornato con drappeggi sontuosi e profumato con così numerose sottili fragranze che lo sposo e la sposa vi possono celebrare le nozze. Il calice è la camera da letto, i filamenti sono i dotti spermatici, le antere i testicoli, il polline lo sperma, lo stigma la vulva, lo stilo la vagina. In certi casi la sposa ha uno o due mariti.”
Il botanico Johannis Siegesbeck definì questo sistema di classificazione “osceno”, “di nauseante depravazione”, chiedendosi come fosse possibile che “campanule, gigli e cipolle raggiungessero un tale apice di immoralità”. Sconsigliò che se ne informassero le donne. Questa faccenda causò molti problemi alla reputazione di Linneo, come si può immaginare, anche a livello personale e di vita quotidiana, oltre che accademico, perché la gente lo evitava. Anche in Vaticano tali descrizioni furono giudicate immorali , facendone bandire i libri fino al 1774. L’illustre accademico si vendicò di un simile giudizio, dando il nome di Siegesbeckia a una pianta sparuta e dai piccoli fiori.
La maggioranza dei fiori a corolla, fecondati dagli insetti e altri piccoli animali, è ermafrodita, ma ci sono piante che portano fiori maschili e femminili su individui distinti (dioici), come nel caso dell’alloro, dell’agrifoglio, del kiwi. Si riconoscono quelli femminili dal pistillo e quelli maschili dalle antere che portano il polline sulla sommità. Nel caso del pioppo, che ha delle infiorescenze con fiorellini minuscoli, quelli maschili si riconoscono anche per la polvere del polline molto abbondante e volatile, necessaria agli alberi che lo fanno trasportare dal vento anziché usufruire dell’intermediazione degli insetti. La maggior parte degli alberi porta fiori maschili e femminili sullo stesso individuo (monoici), che si aprono in tempi sfalsati per evitare l’auto-impollinazione e favorirla invece tra individui diversi.
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