Giardini galleggianti della Brenta
Il fiume Brenta, che guida l’acqua dei laghi di Caldonazzo e di Levico verso l’Adriatico, è di genere femminile ed ha lo stesso nome usato nelle regioni del nord d’Italia per la bigoncia che i contadini si mettevano in spalla quando portavano in cantina l’uva ammostata. Nelle belle giornate di maggio, camminando lungo le sue rive dalla pista ciclabile che la segue per chilometri e passa in mezzo a Borgo Valsugana, la si vede portare sulla sua superficie la bellezza semplice e pura di una miriade di piccoli fiori bianchi che ondeggiano su lunghe, affusolate e verdi isole galleggianti. In certi tratti sono così fitte da sembrare giardini percorsi da stretti sentieri. Sono colonie di ranuncoli d’acqua, che mettono radici su fondali bassi dove riposano quieti d’inverno, ma quando la campagna è tutta di nuovo verde, si alzano sui lunghi gambi con foglie a ciuffi di fili sottili. Cinque petali bianchi col cuore di un giallo intenso si innalzano su pochi centimetri di gambo per offrire il loro nettare agli insetti, mentre le femmine dei germani reali guidano le loro nidiate di anatroccoli, controcorrente negli spazi liberi fra un’isoletta e l’altra, in cerca di cibo. Un temporale distrugge in fretta tanta grazia, trasformandola in un groviglio di erbacce. Appena torna il sole, però, gradualmente la corrente dell’acqua pettina di nuovo le chiome verdi, gli steli dei fiori si raddrizzano, i petali si aprono e gli spontanei, semplici giardini galleggianti trionfano su ogni altro.
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