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Confidare o no i dispiaceri?

by in Umanità

 

Quando si soffre per problemi esistenziali o di altro tipo, confidarsi con qualcuno fa bene, perché esprimere con le parole il proprio cruccio lo fa definire meglio, aiuta a capirlo e, di conseguenza a gestirlo. Usare le parole giuste è spesso difficile, ma è importante cercarle e affinarle fino a trovare quelle più adatte, perché nell’impresa si comincia a fare qualche progresso nell’elaborazione. Sono importanti anche per dare delle spiegazioni a chi ci è vicino, perché in caso contrario il proprio comportamento cupo o spigoloso può essere interpretato come malevolenza o cattivo carattere. Nascondere nel fondo di sé ciò che fa soffrire è controproducente e prima o poi si manifesta in modo improprio, magari riversandosi su qualcuno del tutto incolpevole. Naturalmente va evitato anche di opprimere gli altri con una valanga di negatività e il senso della misura deve essere sempre presente.

Chi si confida di solito non si aspetta un intervento risolutore da parte di chi ascolta, perché quasi mai questo è in grado di farlo. Desidera invece sentire solidarietà, magari del tutto silenziosa ma empatica. Purtroppo chi raccoglie la confidenza, a volte manca di tatto e dice cose che irritano, invece di lenire. Inoltre spesso ritiene sia suo dovere dare consigli, senza rendersi conto che potrebbero forse essere buoni per se stessi, ma quasi mai lo sono per chi si è confidato. Addirittura le raccomandazioni rischiano di assomigliare a delle ingiunzioni e nella foga di rendersi utili vengono fatte come se l’interlocutore fosse un incapace. Tanti passi ovvi sono già stati compiuti o lo saranno di sicuro da parte di una persona intelligente e sentirseli raccomandare è oltremodo irritante e offensivo. Se si ribella, come quasi certamente avviene, si sente però accusare di essere una persona impossibile, che si merita di soffrire. Così avviene una lite e facilmente una rottura dei rapporti.

 

In questo tipo di situazione il “consigliere” che desidera sentirsi utile, si sente frustrato e a sua volta offeso, senza accorgersi di essere stato invadente e inopportuno. Se si vuole essere d’aiuto a qualcuno che soffre, tutt’al più si possono dare informazioni tenendo conto della cultura, dell’età e della sensibilità del destinatario e nel darle è bene ipotizzare che ne sia già in possesso. Solo se si è veri esperti in una certa materia e chi si confida chiede esplicitamente un consiglio, è utile e opportuno darlo, altrimenti si aggrava la sofferenza. Tutti soffriamo ma se con delicatezza siamo solidali, ciascuno riesce a superare le difficoltà con le proprie forze e con le proprie modalità.

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