Cerbera venenifera – albero giustiziere
Nell’800, quando in Madagascar c’erano ancora i re, in un villaggio degli altipiani fu commesso un omicidio. Una donna era stata uccisa, apparentemente senza motivo e, dato che non c’erano stati testimoni, era molto difficile riuscire ad individuare il colpevole. Passava il tempo senza che si potessero fare progressi, tranne avere la conferma che l’assassino fosse del posto.
Il tribunale, non volendo lasciare il crimine impunito, decise di ricorrere ad un metodo che aveva dato prova di efficacia in diversi casi. Avrebbe fatto ricorso alla Tangena, la Cerbera venenifera, un albero dai frutti tossici, letali per un cuore in tumulto a causa di una colpa. Tutti gli abitanti del villaggio avrebbero dovuto berne l’infuso, ma solo uno sarebbe morto immediatamente: il colpevole. Tutti gli altri avrebbero avuto malori ma sarebbero stati soccorsi con l’antidoto.
L’assassino, però, non era una persona comune, che avesse emozioni e sensi di colpa come chiunque. La freddezza del suo cuore era ben dissimulata e gli era servita per compiere il misfatto senza lasciare indizi. Avrebbe certo saputo dominare ogni emozione al momento di bere l’infuso che tante volte aveva punito il colpevole. Infatti, al momento della prova, l’assassino non morì.
La giustizia naturale era stata sconfitta e, forse per l’ultima volta, i letali frutti vennero utilizzati da un tribunale.
I fiori della cerbera e in parte anche le foglie assomigliano a quelle dell’oleandro, anche lui velenosissimo. Appartengono entrambi alla famiglia delle Apocynacae.