Cipresso di Lawson: un albero per fantasticare
Se in un parco ottocentesco si vede un albero a forma di cono, affusolato come un grande cappello da mago e coi rami che arrivano a toccare il prato, vale la pena di cercare il passaggio per entrare sotto le sue fronde. In qualche caso si vede un fusto centrale da cui ne partono molti altri che, dopo essersi appoggiati sul terreno per un breve tratto, si curvano verso l’alto. Dal terreno cosparso delle sue foglioline secche, sale un profumo che ricorda quello dei cipressi.
E’ il californiano cipresso di Lawson, (Chamaeciparis lawsoniana) riconoscibile dai piccolissimi galbuli legnosi tondi che, una volta aperti, sembrano roselline. Sono i suoi frutti che restano sui rami anche quando si sono già formati quelli del nuovo anno. Le sottilissime righe bianche sulla pagina inferiore delle sue foglie embricate e appiattite e il profumo di prezzemolo che emanano se le si stropicciano, sono di aiuto per distinguerlo da altri alberi della sua famiglia, le cupressacee, a cui appartiene le tuja, che più gli assomiglia, il calocedro e altri. Ma è la forma a candelabro dei suoi rami ad essere davvero la caratteristica più notevole, che lo fa sembrare un tempio boschivo dentro cui rifugiarsi a fantasticare.
Con questa sagoma lo si trova nel parco pubblico di Fino Mornasco, nel parco Mirabello di Varese e nel parco arciducale di Arco (TN). Altre volte ha il fusto unico, come la maggior parte degli alberi.
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