Sugherete
In Sardegna l’inverno è la stagione del verde in tutti i toni e l’estate è quella che lo spegne. Il clima favorisce le piante a cui il freddo non fa perdere le foglie, che hanno radici profonde e sono più resistenti alla siccità, con risparmio di acqua e di energia.
Fra i grandi massi di granito della Gallura, di sughere ce ne sono boschi interi, coi tronchi che il vento o la ricerca di luce hanno movimentato nelle forme. Sono vestiti con la bella corteccia chiara e riccioluta, ornata in sovrappiù di licheni dal verde argentato. Il tono sobrio delle piccole foglie ondulate gli si accorda come una melodia, al di sopra del rosso vinoso che in basso nel tronco rivela il recente taglio del sughero. È più scuro per le piante che già da molti mesi lo stanno ricostruendo con pazienza, dopo che ne sono state spogliate. Per dieci anni lo ispessiscono fino a che gli uomini lo ritengano di nuovo adatto ai loro scopi, senza più la bellezza dei riccioli che proteggono meglio i tronchi dagli incendi estivi.
Per le foglie di primavera, i bruchi della processionaria divoratrice dei germogli sono nefasti come il fuoco e da anni li affliggono.
Col sughero si può fare di tutto, leggero, elastico e resistente com’è. Si può tagliare in fogli tanto sottili da sembrare tessuti. Si curva in acqua bollente per farne grandi vassoi dentro cui servire il cibo in tavola. Si chiude per recipienti termici, si taglia per farne tappi, si sovrappone per averne sgabelli.
Le sugherete, però, valgono anche di più per la loro bellezza, che attecchisce saldamente nella memoria dei visitatori come i suoi alberi sul terreno.
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