Un gioco da ragazze
Questo film del 2008 di Matteo Rovere, tratto dal romanzo di Andrea Cotti, ha per protagoniste delle liceali belle, ricche e vuote, a cui il nuovo professore di letteratura cerca di aprire il cuore e la mente. Una delle tre, Elena, che manovra anche le altre, dimostra un cinismo e una crudeltà a cui l’insegnante non riesce a credere, continuando a resistere alle provocazioni. L’unica soddisfazione per Elena viene però sempre dalla manipolazione e dal dominio sulle vite altrui e per questo decide di perdere l’idealista e ingenuo professore. In questo film si vede quanto la malvagità prosperi nell’animo di chi non riesce a trovare in sé alcuna luce e dunque ancora meno la scorge negli altri. Il benessere materiale sovrabbondante è dannoso quanto quello troppo scarso e la noia o la disillusione con cui ciascuno deve fare i conti, possono portare a compiere imprese mirabili o abbiette, a seconda di ciò che si ha dentro. Appare anche con chiarezza quanto le pulsioni istintive siano potenti e sappiano portare alla rovina anche chi sia animato dalle migliori intenzioni, come il professore. Resistervi, a volte, è proprio impossibile. Quindi è meglio tenerlo presente ed evitare di sporgersi troppo sugli abissi.