Corbezzolo e farfalla
Il miele amaro di corbezzolo sembra una crema, nel vasetto di vetro. Le api lo hanno elaborato in Dicembre, quando le piante sempreverdi sono cariche allo stesso tempo delle campanule dei fiori simili a mughetti e dei frutti tondi e rossi. Una minuscola goccia della linfa appena distillata dalle foglie alla luce del poco sole invernale, aspettava di essere bevuta nel fondo di ciascuno dei calici bianchi, per ricompensare gli insetti delle loro visite. Il sapore amarognolo del tannino che protegge i corbezzoli dai parassiti e anche dalle fiamme, si mescola alla dolcezza del trasparente sangue vegetale sotto la corteccia rossastra e liscia, a strisce, nelle vene sottili degli arbusti che in Sardegna diventano alberi, a forza di vivere.
Sui pendii ripidi o lungo le coste delle nostre regioni più calde, le radici profonde e nodose li hanno installati saldamente, così che hanno potuto proteggere il terreno e ridargli nuove possibilità, fertilizzandolo, inumidendolo ed evitando che franasse o venisse eroso dall’acqua. Resistono bene agli incendi e sono fra i primi a ricolonizzare i terreni dopo il passaggio delle fiamme. Sono parenti dell’erica e, come lei, vivono spesso in simbiosi coi funghi per scambiarsi sostanze nutrienti. La radica di entambe, cioè la parte nodosa alla base del fusto e interrata, dove immagazzinano le scorte di nutrienti per ricrescere subito dopo gli incendi, è utilizzata per farne pipe. L’abbondante tannino serviva alla concia delle pelli. Le belle foglie seghettate hanno tante proprietà curative, che disinfettano e calmano le infiammazioni di chi sa farne buon uso. Coi frutti un poco insipidi ci si può fare vino, aceto o marmellata, se gli uccelli non li hanno mangiati tutti.
Una delle più belle farfalle italiane è quella del corbezzolo Charaxes jasius, che quando è ancora bruco e ne mangia le foglie è di un bel verde e lo rimane anche quando si impupa e si appende ad un ramo per qualche settimana. Messe le ali dai bei colori e dalle codine caratteristiche, rimane vicino all’albero per succhiare il liquido zuccherino dai frutti che hanno la buccia tanto morbida da non essere un problema per la sua proboscide, chiamata spiritromba. Spesso, invece, le farfalle che si nutrono delle foglie di una pianta, se ne allontanano per nutrirsi del nettare di un’altra. I bruchi delle ninfe del corbezzolo nascono a maggio/giugno e diventano farfalle, mentre quelle di agosto/settembre passano l’inverno sotto le cortecce come larve, per trasformarsi in farfalle ad aprile/maggio. In quel periodo, però, sul corbezzolo non ci sono più frutti né fiori, che compaiono verso l’autunno. La farfalla si nutre dunque dei succhi di frutti marcescenti e, se la si vuole vedere, è possibile attirarla offrendole liquidi zuccherini con cui imbevere un pezzetto di tessuto posato su un piattino.
Articoli sulle farfalle si trovano qui, qui qui.
Corbezzoli monumentali si trovano a Seui (OT) e a Trieste