Animali lanosi
Quando fa freddo occorre qualcosa che trattenga il calore del corpo dall’andarsene e all’aria fredda esterna dal raggiungere la nostra pelle. A questo provvede molto bene la lana, che fa da barriera anche quando la temperatura intorno a noi è più forte della nostra e vogliamo lasciarla fuori, isolata dalle particelle d’aria trattenute fra i suoi fili. Per questo le migliori lane vengono da animali dei climi molto freddi o molto caldi, come nelle zone desertiche africane in cui vivono i dromedari.
E’ nelle famiglie delle pecore e delle capre, in quelle dei cammelli e persino in quelle dei conigli che si trovano i pelami più folti, morbidi e leggeri usati da noi nei millenni per filarli e tesserli, così da potercene confezionare abiti, accessori, tappeti e persino abitazioni, dato che le yurte, le capanne circolari dei nomadi asiatici, sono in feltro di lana ovina.
Proprio nelle fredde steppe cinesi e mongoliche vive il cammello, uno degli animali dall’aspetto più insolito per le due gobbe che culminano con un gran ciuffo di peli, per come si accuccia e per l’andatura dondolante. Il suo pelo è abbondante in inverno e cortissimo in estate ma non a causa della tosatura, perché il vello lo si ottiene pettinandolo quando lo perde fra primavera ed estate. Il filo dà tessuti morbidi, caldi d’inverno e freschi in estate, nei colori che vanno dal bianco al nero, passando per le tonalità calde delle terre. Fin dall’antichità la sua lana è stata usata anche per alleviare i dolori di artriti, nevralgie e reumatismi, applicandola direttamente sulle parti doloranti.
Il dromedario dell’India e del Nordafrica, nella sua unica gobba evidente contiene le riserve di grasso per affrontare i periodi di carestia, che si riduce di volume ma non si affloscia su un lato, come invece avviene al cammello.
Parente del cammello è l’alpaca, originario del Sudamerica, dove vive in gregge sulle Ande fino a 5.000 metri di altitudine camminando su cuscinetti, più adatti ai terreni pietrosi rispetto agli zoccoli. E’ mite ed educato, bruca senza strappare le radici né scortecciare gli alberi e fa i suoi bisogni solo in certi luoghi anziché dappertutto come altri animali. Mangia erba ma anche rovi. Il pelo della varietà huacaya quanto quello di suri più lungo è morbidissimo e senza lanolina, che è il grasso di cui è normalmente intrisa la lana di pecora. E’ molto pregiato e per questo era usato solo per gli abiti della nobiltà Inca nei ventidue toni naturali di colore dal bianco al nero, passando per le gradazioni sempre più calde delle terre. Viene allevato anche in Italia.
Anche la vigogna è andina e parente del cammello. Il suo pregiatissimo pelo ha uno strato interno per proteggere dal freddo e uno esterno contro le intemperie. Ogni tosatura dà poca lana, tanto che per fare un cappotto occorre quella di 30 animali, che facendo parte di un allevamento hanno una certa libertà e vengono catturati ogni due anni per essere tosati.
La capra cachemire viene dalla regione asiatica del Cachemire (o Kashmir, a seconda della nazionalità di chi lo scrive) ed ha un pelo morbidissimo vicino alla pelle per proteggersi dal freddo, mentre quello più lungo e ruvido, che si chiama giarra, la ripara dalle intemperie. La sua lana pregiata in genere non si tosa ma si pettina e si raccoglie dai cespugli su cui si impiglia fra inverno ed estate. In Italia viene lavorata al meglio in Italia nel biellese, dove la purezza dell’acqua, oltre alle caratteristiche fisico-chimiche dei torrenti Cervo e Sesia, consente risultati di morbidezza che altrove mancano.
L’antilope del Tibet e Nepal dalle lunghe corna ricurve all’indietro è parente delle capre nonostante le antilopi in genere siano conosciute come bovidi e la sua impareggiabile lana detta Shahtoosh si può avere solo uccidendola, perché non si lascia addomesticare per la tosatura. Viene giustamente vietata per evitare l’estinzione dell’animale.
La capra d’angora ha un pelo chiamato mohair, così sottile e lungo da poter essere filato con straordinaria finezza. Assomiglia ai capelli umani e per questo se ne fanno delle parrucche, ma viene usato anche per tappeti e arazzi.
Il coniglio d’angora è di origine turca e lo si sente nel nome più antico con cui era conosciuta l’odierna Ankara. Il suo morbidissimo pelo è spesso prediletto per maglieria da neonati e per il feltro dei cappelli.
La pecora merino dal vello molto abbondante, pregiato e leggero è probabilmente originaria del Medio Oriente, ma è conosciuta come spagnola, dato che è stata allevata in Spagna fino dal dodicesimo secolo. Dall’ottocento in poi vive in grandi greggi in Australia, in Nuova Zelanda e Sudafrica, dove i pascoli sono molto estesi e il clima favorevole. I tessuti sono adatti all’abbigliamento maschile perché resistente all’usura e freschi anche d’estate. I maschi hanno corna avvolte sui lati della testa.
Le inglesi pecore delle isole Shetland danno invece una lana più ruvida e meno pregiata. Ci sono poi moltissime specie di pecore in tutta Europa, ma in questo articolo ho citato solo gli animali lanosi più esotici.