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Fontana di Marco Bravura

by in Arte e cultura, Italia inconsueta

fontana Ardea Purpurea a Ravenna – opera di Marco Bravura – foto di Rete Comuni Italiani

 

Quando si arriva nella Ravenna dei favolosi mosaici bizantini, al parcheggio di piazza della Resistenza si è accolti da un’opera che con le belle forme e le grandi dimensioni persuade ad avvicinarsi. Sembra una coppia che danzi avvicinando le teste. E’ la fontana chiamata Ardea Purpurea dall’autore Marco Bravura una ventina d’anni fa, dopo averne realizzata una simile più piccola per Beirut, per significare la rinascita della città dopo la guerra. Ardea Purpurea è il nome della mitica Araba Fenice, l’airone che con alcune varianti nelle leggende di vari popoli, si rigenera dalle proprie ceneri.

Il senso di unione che comincia con le due onde, o ali, o spirali danzanti, continua con la tecnica del mosaico, in tanti tasselli di smalti e ceramiche dai colori diversi, che si compongono in figure d’oriente come la croce fiammata, celtiche con le spirali, vichinghe coi triangoli intersecati. Ci sono i nodi che evocano l’infinito, c’è il caduceo della medicina. Ci sono la croce ansata e lo scarabeo degli egizi, il loto, il T’ai Chi Tu, la ruota vedica degli asiatici, l’ape venerata da tutti i popoli e gli animali, i vegetali, gli elementi riconoscibili nei simboli ancestrali di tante parti del mondo, come le scritte in sanscrito, aramaico, giapponese e greco antico.

 

Fontana Ardea Purpurea – dettaglio – foto di Emanuela Morelli

 

A terra, nel punto in cui le due ali si uniscono, zampilla l’acqua al centro di un labirinto. E’ un’opera per i nostri tempi, in cui la consapevolezza di quanto sia importante sentirsi uniti nel rispetto delle differenze, deciderà il nostro futuro.

Lo scultore Marco Bravura nato a Ravenna e che da anni risiede in Russia, ha realizzato anche le belle fontane di Tonino Guerra a cui ho dedicato già un articolo. Ha dato al mosaico una vitalità moderna, mantenendo le suggestioni di quello che in passato apparteneva soprattutto alla religione e oggi al sentimento dell’infinito.