Acanto: maestro di trucchi
La pianta dell’acanto, dalle grandi foglie frastagliate e con spighe di fiori pudichi, migliaia o forse milioni di anni fa ha trovato la propria forma definitiva sistemandosi nei punti ombrosi di Paesi caldi, o almeno piacevolmente temperati. Per rendersi attraente verso chi la potesse impollinare, ha assecondato i gusti di insetti amanti dell’ombra e forse quelli di piccoli uccelli. Così, ha dato ai propri fiori un unico grande petalo bianco ben visibile anche con poca luce, simile a un civettuolo fazzoletto che sporge da sotto una brattea viola di forma bombata. Ma invece di comuni antere con i granuli di polline sull’estremità, chi si affaccia all’ingresso del fiore trova un insetto con la proboscide succhiatrice verde, la pancia e le zampe gialle, il dorso peloso, che sembra fare la guardia e impedire l’ingresso ad altri.
In realtà è l’ingegnoso assemblaggio di quattro antere e del pistillo, con lo stigma che sporge nel mezzo, quel tanto sufficiente a simulare la proboscide succhiatrice. Il polline si trova sulla pancia dell’insetto vegetale. Sembra fatto per scoraggiare le api attraverso quello che per dimensioni e per la forma è tanto simile a loro. L’intesa dell’acanto doveva essere indirizzata a qualche altro tipo di insetto o piccolo uccello che fosse attratto da ciò che si trovava di fronte. Da noi le api legnaiole, grosse come bombi e nere con riflessi blu, che vivono sole ricavando nidi nel legno marcescente, sono state viste infilarsi senza problemi nei fiori di acanto. Lo rivelava già Giovanni Pascoli in una sua poesia. Ai tropici, forse piccoli uccelli cercano di mangiarsi quello che credono un insetto e si imbrattano il becco dei granuli da far cadere nell’intimità di un acanto vicino. A fecondazione avvenuta si sviluppano i semi, che la pianta provvede da sola a spargere, lanciandoli lontano quando le capsule che li contengono si asciugano e il filo della chiusura si rompe, aprendole di scatto.
Oltre che per la sua bellezza è forse anche per ammirazione verso questa pianta originale e abile nei trucchi come un’orchidea, che gli antichi hanno decorato i capitelli corinzi dei loro templi, scolpendovi le sue foglie.