Acqua: mantenerla e farla tornare per mezzo degli alberi
Perché l’acqua torni ad occupare falde più alte nel terreno, così che si attenuino i problemi di approvvigionamento che in futuro si faranno sentire sempre di più, ciascuno può fare qualcosa per suo conto. Questo permetterà intanto di far fronte alle difficoltà immediate dei periodi di siccità, poi di contribuire al miglioramento della situazione comune.
Oltre a sprecare meno acqua negli sciacquoni, lavatrici e rubinetti anche grazie agli appositi riduttori di flusso, se si abita fuori città è possibile recuperare anche le acque di scarico con la fito-depurazione alla quale ho già dedicato un articolo. Il costo iniziale si ammortizza con una certa rapidità e permette di avere riserve d’acqua per attività nelle quali non serve quella potabile: ad esempio per la lavatrice, l’irrigazione del giardino e dell’orto. Poi si può realizzare una cisterna per il recupero dell’acqua piovana. Queste sono tutte pratiche già largamente in uso da anni oltralpe. Un intervento significativo viene, però, dagli alberi, che portano in superficie l’acqua sotterranea e la fanno ritornare nelle falde per la stessa via, lungo le radici, durante le piogge. Un prato senza alberi la lascia scorrere via o evaporare, oltre a disseccarsi con rapidità a causa della mancanza d’ombra e ad impoverirsi ed imbruttirsi per l’assenza di tanti piccoli animali, come gli insetti e gli uccelli, che sono fondamentali per l’equilibrio della natura con mille piccoli interventi concatenati. Basti pensare al fatto che, senza api, le piante da frutto non produrrebbero più niente e così moltissime altre.
Anzitutto è bene privilegiare alberi che di acqua ne richiedano poca, così che possano resistere ai periodi critici. (vedi articolo piante che resistono alla siccità) Poi vanno piantati nel posto giusto, in modo che facciano ombra senza togliere la luce quando serve. Devono essere di un genere che cresca nelle proporzioni adatte a non diventare pericolosi per l’incolumità, in caso di forti temporali. Inoltre bisogna sapere che tipo di radici hanno, affinché non danneggino le fondamenta delle case e l’asfalto delle strade. Infine è opportuno conoscere che tipo di fiori e frutti fanno, perché alcuni possono essere fastidiosi. In questo modo non occorrerà fare potature, spesso realizzate in modo barbaro ed incompetente, che indebolisce ed imbruttisce gli alberi.
Il loro buon funzionamento, così come di qualsiasi altra cosa, dipende dall’equilibrio fra controllo e libertà. Gli eccessi in un senso o nell’altro sono fortemente controproducenti. Il lavoro che danno, nello spazzare le foglie, i fiori ed i frutti che cadono, è largamente ricompensato dai vantaggi nella soddisfazione di vedere i buoni risultati non solo in termini pratici, ma anche estetici e psicologici.
Gli alberi adatti dovrebbero essere piantati nei parcheggi, intorno ai capannoni industriali, intorno al perimetro dei campi. Questo dipende in gran parte dall’impegno dei privati. E’ un’azione lungimirante, che dà risultati nel tempo e che può essere realizzata dando lavoro ai propri famigliari disoccupati oppure a persone in attesa di impiego. Naturalmente occorre una formazione in merito, per la quale basta un tempo relativamente breve per le basi, che si potranno allargare man mano che il lavoro procede.
Nel settore pubblico poi andrebbero messi a dimora alberi nei parcheggi cittadini, lungo gli argini dei corsi d’acqua e in tutti i luoghi possibili. Purtroppo sono pochi i responsabili di questo settore che abbiano una cultura naturalistica appropriata. Così vengono prese decisioni pessime, come se la natura non avesse alcun ruolo nel benessere delle città. Per questo gli allagamenti, le frane, i crolli sono frequenti. Per questo i consumi per il condizionamento dell’aria sono sempre più forti e le spese sanitarie causate dall’inquinamento aumentano. Non si vedono subito, ma sono forti.