Alberi della gomma per ogni uso
Un’abitudine che noi associamo agli abitanti degli Stati Uniti, è invece un’antica caratteristica dei Maya: masticare gomma. L’albero del chicle, che in nahuatl significa “materia appiccicosa”, si chiama scientificamente Manilkara zapota e la sua linfa, come quella di certi altri alberi tra cui il fico, è un latice. Da luglio a febbraio, nella stagione delle piogge, incidendo a zig zag con una lama affilata la sottile corteccia di questo grande albero, ne cola il liquido bianco, raccolto in ciotole e poi cotto fino a che si solidifichi. I nativi del Messico erano stati notati dagli europei, al loro arrivo cinquecento anni fa, per l’abitudine di masticarla sia per passatempo che per l’igiene dei denti dovuta all’abbondante salivazione. Nonostante sia stata in parte sostituita con un prodotto sintetico, continua ad esserci quella naturale raccolta dai 5.000 chicleros, nella selva del Petén. L’albero sempreverde molto resistente al vento, dalle belle foglie lucide simili a quelle della magnolia, dà anche un frutto commestibile, la sapodilla, che si ammorbidisce e diventa commestibile solo dopo essere stata colta e lasciata in attesa alcuni giorni. Ha un buon sapore di pera. I tannini della corteccia con cui si fa un infuso, sono astringenti ed utili contro la diarrea, la dissenteria e la febbre. Per fare i palloni con cui giocavano le partite rituali, gli aztechi aggiungevano il succo della Ipomea purpurea che cresce generalmente nelle vicinanze della sapodilla. In diverse percentuali dava risultati adatti ai più disparati usi, tra cui la realizzazione dei sandali che gli spagnoli avevano notato ai loro piedi
C’è un altro albero della gomma, adatto agli pneumatici ed è la Hevea brasiliensis, la cui gomma va vulcanizzata perché si indurisca.
Parenti della balata e della sapota americane, da cui si ricava il latice per le gomme da masticare sono gli alberi Palaquium gutta, Isonandra gutta e Dichopis gutta, da cui si ricava la getah percha, conosciuta come guttaperca, la cui gomma non altera il proprio volume nemmeno dopo molti anni. E’ stata per questo usata fin dal 1867 dai dentisti per riempire i canalicoli nelle radici dei denti devitalizzati. Si è successivamente provato ad usare l’equivalente sintetico che, però, non dà gli stessi risultati. Per questo si è tornato ad usare questa gomma che, per le sue qualità, non permette l’infiltrarsi di batteri.