Alberi maestri Piemonte e Valdaosta
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I più begli alberi monumentali di tutte le provincie piemontesi e valdostane, con la narrazione del loro carattere, delle qualità, della storia. Illustrati con acquerelli a tutta pagina.
Estratto
L’OLMO DI BERGEMOLO
Una ripida e stretta strada sale fra i castagni e ci si accorge di aver oltrepassato i novecento metri di altitudine, quando si diradano ed a loro si sostituiscono i primi faggi. Finalmente si raggiunge un pianoro dove il famoso olmo montano vive da trecentonovant’anni accanto alla cappella di san Michele arcangelo, della stessa età. Un tempo succedeva con una certa frequenza che, accanto ad un luogo di culto del guerriero celeste, fosse piantato un olmo, perché i suoi germogli aiutano le ferite a chiudersi e sono ottime per guarire le ulcere, anche della lebbra. Quello di Bergemolo ha la chioma un po’ diradata per l’età, ma le radici che ha prudentemente esteso su tre lati del tronco come contrafforti, lo tengono ancora ben saldo sul terreno. Se non ci fosse la strada che lo sfiora, le avrebbe rinforzate anche nella sua direzione, dove invece devono sopportare il peso dei pur rari automezzi che vi passano sopra.
Pochi riescono ad immaginare correttamente ciò che non vedono e, dato che le radici sono quasi del tutto nascoste, vengono ignorate. Eppure i rami sotterranei degli alberi sono quelli che danno loro stabilità non solo meccanica, sorreggendoli, ma garantiscono la salute necessaria alla robustezza e alla flessibilità di cui hanno bisogno per sopportare il vento e la neve che li mettono alla prova. Le radici, che si fanno man mano sottili come fili, si estendono per decine e decine di metri tutt’intorno ed in profondità per trovare acqua, minerali, ma anche aria necessaria al respiro. Quando il terreno è troppo compresso le soffoca, l’albero si ammala e si indebolisce. I rami si spezzano e cadono a causa dei danni sotterranei, ben più che per la furia del vento.
La grandiosità degli alberi ultracentenari ispira sentimenti che quelli giovani non possono dare e imprimono personalità ai luoghi dove vivono. Deve essere stato di quel parere anche l’uomo che anni fa ha salvato l’olmo dall’essere abbattuto. L’albero è proprietà di tre diverse famiglie e, quando due erano state d’accordo sulla sua eliminazione, il terzo lo aveva impedito in un modo che gli rende onore per lo spirito con cui ci era riuscito. Non si era opposto, infatti, ma aveva solo preteso che la sua parte restasse integra ed in buona salute. Essendo la cosa impossibile se lo avessero tagliato, eccolo ancora lì.