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Quel pomeriggio di un giorno da cani

by 5 Febbraio 2013

quel pomeriggio di un giorno da cani

 

Questo film di Sidney Lumet, del 1975 è ispirato ad una storia vera, quella di una rapina avvenuta nel 1972, il 22 Agosto. Sonny (Al Pacino) vuole finanziare con quell’azione l’operazione chirurgica che permetterà al proprio compagno di diventare anche fisicamente donna. Come spesso succede, l’attacco ad un istituto odiato da molti, come una banca, sembra quasi legittimo e addirittura facile. La mancanza di visione d’insieme delle cose e dei fatti, però, impedisce di accorgersi che una simile semplificazione porta a ben complesse conseguenze. Anzitutto uno dei rapinatori si accorge subito di non potersi comportare come se fosse un delinquente abituale, essendo un ragazzo sprovveduto. Uno è invece tanto disperato da perdere il senso delle proporzioni e da diventare pericoloso. Sonny ha invece il cuore troppo tenero. Suscita la solidarietà dei passanti e anche in parte della polizia, ma senza che questo lo salvi poi dalla punizione per le proprie approssimazioni. E’ un gran bel film che, soprattutto all’inizio, sembra una commedia.

 

 

 

E giustizia per tutti

by 5 Febbraio 2013

e giustizia per tutti

 

Questo film del 1975 di Norman Jewison (con Al Pacino)  mostra alcuni fra i vari modi in cui la legge può prestarsi a far commettere le peggiori ingiustizie, come nel caso in cui la sua applicazione rigida e letterale, sommata a una serie di sfortunate coincidenze, fa chiudere in carcere a tempo indeterminato un uomo, per una minuscola infrazione stradale. Il giudice inflessibile che ha determinato una simile aberrazione, però, viene a sua volta arrestato per aver stuprato e percosso con estrema violenza una ragazza. Sceglie come difensore proprio l’avvocato che più lo detesta e che inutilmente ha cercato di intaccare la sua durezza. Lo fa per motivi di opportunità ma anche grazie al ricatto, perché il reale senso di giustizia dell’avvocato gli ha fatto commettere un’infrazione anni addietro, che può farlo radiare dall’albo professionale, se risaputa. Nel film ci sono forse un po’ troppi casi, ma sono utili per rendersi conto di quanto sia difficile rispettare al tempo stesso la legge e il senso di umanità, la cui unione è indispensabile perché ci sia giustizia.

Dersu Uzala

by 5 Febbraio 2013

dersu uzala

 

Il film del 1975 di Akira Kurosawa è una storia basata sui diari di un esploratore russo nei primi anni del novecento. Narra di un tratto di vita condiviso tra un capitano dell’esercito russo addetto alle ricognizioni dei territori con un drappello di uomini e un vecchio mongolo incontrato per caso, che diventa la loro guida. Il piccolo uomo, cacciatore-raccoglitore sa riconoscere ogni espressione della natura e ne ha profondo rispetto. Aborrisce lo spreco che a volte compiono i soldati e insegna loro a pensare sempre anche agli altri, che siano uomini o animali, lasciando eventuali resti di cibo e indicazioni utili, ma anche riducendo i pericoli inutili, come le trappole abbandonate. Ritiene che ogni aspetto della natura abbia un’anima e se questo all’inizio suscita l’ilarità dei soldati, col tempo ne accende l’ammirazione. Il capitano e la guida, che si chiama Dersu Uzala, diventano grandi amici e quando Dersu diventa quasi cieco e non può più vivere nella tundra, il capitano lo porta a stare a casa sua in città. Nonostante il grande affetto, però, l’uomo dei boschi non sopporta questo genere di vita e torna al suo ambiente dove viene ucciso da un ladro.

Kurosawa mostra che vivere in simbiosi con la natura in tutte le sue forme, compresa quella umana, comporta il comprendere quanto ogni azione, per quanto insignificante, abbia conseguenze sull’insieme e dunque su ciascuno, prima o poi.

Un film sull’opposto di Derzu, che solo in extremis capisce il valore del superare i confini del proprio piccolo mondo è Vivere, sempre di Kurosawa

 

 

PROFUMO DI DONNA

by 5 Febbraio 2013

 profumo di donna

Il film (tratto dal romanzo di Giovanni Arpino “il buio e il miele) di Dino Risi del 1974 con Vittorio Gassman ed Agostina Belli è molto più sottile e profondo di quello che nel 1992 è stato realizzato da Martin Brest con Al Pacino. Un capitano intelligente, di bell’aspetto e dal brutto carattere, rimasto cieco e monco a causa di una granata che gli era esplosa in mano, ha un’unica, grande passione: le donne. La sua condizione, però, è per lui un pretesto per cedere ancora di più al cinismo e alla prepotenza innata che, come sempre, nascondono la debolezza. Parte in viaggio per Napoli, accompagnato da un giovane militare in licenza, come aiutante.

A Roma fa una sosta, principalmente per potersi intrattenere con una prostituta, poi con un parente prete. La mancanza della vista ha potenziato gli altri sensi ed il capitano dimostra acume nel cogliere il carattere altrui ed in particolare quello delle donne, ma soprattutto negli aspetti più negativi. Si vergogna di ogni sentimento d’amore e di onestà, che pure possiede, troppo orgoglioso per ammettere di averne bisogno e convinto di saper affrontare anche la morte con virile coraggio. L’istinto di sopravvivenza, però, fortissimo in un uomo tanto vitale, gli darà torto.

La repressione dei sentimenti distorce sempre la realtà e viceversa. Le contraddizioni nell’animo del protagonista sono, in questo film, le più classiche.

 

 

Harold e Maude

by 5 Febbraio 2013

harold e maude

 

Il film del 1971 di Hal Ashby è una commedia divertente e profonda che accoppia la giovinezza e la vecchiaia in un modo inaspettato. Un ragazzo ricco cerca di sfuggire all’oppressione di una famiglia a cui si sente del tutto estraneo, con messe in scena spettacolari che non riescono a infrangerne il muro. Una quasi ottantenne spiritosa e indifferente ai tabù che gravano sulla vecchiaia, è però consapevole dell’usura a cui va inevitabilmente incontro il corpo. I due si incontrano durante un funerale, fanno amicizia e infine si innamorano. Il pericolo di cadere nel cattivo gusto è superato brillantemente dal regista allora trentanovenne (1932-1988) e anticonformista. E’ un film che certo aiuta a sdrammatizzare, ad alleggerire i pregiudizi sulla vecchiaia, ad intravvedere una via di uscita alle terribili trappole degli schemi mentali.

IL RAGAZZO SELVAGGIO

by 5 Febbraio 2013

il ragazzo selvaggio

Questo film del 1970 di Truffault fa conoscere un fatto realmente accaduto nel 1789: la cattura di un ragazzo selvaggio in un bosco dell’Aveyron, una regione francese. Aveva l’apparente età di 12 anni, era nudo e camminava a quattro zampe. Era stato creduto sordomuto e anche idiota, ma un medico di Parigi, Jean Itard, aveva voluto provare ad educarlo. L’aver vissuto per molti anni in totale isolamento, dopo essere stato abbandonato intorno ai tre anni (prima non sarebbe stato capace di sopravvivere) aveva acuito anzitutto il suo olfatto ed il gusto, ma aveva tolto sensibilità all’udito ed al tatto. Non avendo di che coprirsi, era diventato notevolmente insensibile al freddo e al caldo e, senza contatti uditivi, vi reagiva ben poco. Si nutriva di ghiande, funghi, bacche, erbe e dunque non aveva bisogno dell’attenzione acustica indispensabile ai cacciatori. Un po’ alla volta, però, il dottore con l’aiuto della paziente e materna governante, aveva compreso che il ragazzo era intelligente ed udiva i suoni, ai quali aveva cominciato a fare attenzione. Non aveva mai imparato a parlare, perché quella funzione occorre attivarla da piccoli. Aveva vissuto col medico per sei anni, facendo enormi progressi. Fino alla morte, a 41 anni, era rimasto con la governante M.me Guérin, diventata sua tutrice.

E’ molto commovente seguire in modo così drammatico quanto l’essere umano si plasmi a seconda dell’ambiente che lo circonda e quanto l’educazione sia fondamentale nello sviluppo delle sue qualità.

Questo caso ricorda in parte il celebre caso tedesco di Kaspar Hauser, il ragazzo tenuto prigioniero e totalmente isolato in una cantina, per essere liberato solo a 17 anni. Il film che lo riguarda è stato girato nel 1975 da Werner Herzog.