I miei articoli

Una radio per la cultura

by 3 Febbraio 2013

cielo

 

Una compagnia costruttiva, creativa, cooperativa: trovarla tra le frequentazioni quotidiane è difficile. Si può provare a cercarla in una radio che, se non permette un contatto diretto, dà in certi casi almeno la possibilità di ascoltare cose non banali. Adesso che le emittenti archiviano su internet i loro programmi o li rendono disponibili per essere scaricati, crescono le possibilità di seguirli con attenzione nel momento più adatto e nelle condizioni migliori.

Una delle radio che offre programmi culturali degni di rispetto è senz’altro Radio 3.

PRIMA PAGINA, dalle 7.15 alle 8.35 invita ogni settimana un giornalista diverso a leggere e commentare quotidianamente gli articoli dei principali giornali. Le notizie sono spesso indigeste e dipende dal conduttore farne uscire qualcosa che non sia del tutto negativo. La parte più interessante è tuttavia quella in cui gli ascoltatori, negli ultimi 35 minuti, pongono domande spesso molto acute, che costringono anche i giornalisti a vedere le cose da punti di vista diversi. Aiuta ad essere informati senza precipitare nella depressione

UOMINI E PROFETI il sabato e la domenica dalle 9.30 alle 10.15 propone argomenti che riguardano il mondo interiore, la spiritualità, la psicologia. In particolare la domenica ci sono interventi di laici e religiosi che hanno davvero qualcosa di originale e importante da dire.

RADIO TRE SCIENZA alle 11.30 è importante per la quantità e la qualità di informazioni scientifiche aggiornate che arrivano ad un pubblico che, altrimenti, ne sarebbe in gran parte all’oscuro. La scienza viene messa alla portata di tutti, senza essere mai banalizzata. Dalla psicologia al comportamento animale, dalla chimica agli alberi, rende partecipi dell’intelligenza del mondo.

Ad ALTA VOCE, ogni giorno c’è la lettura di un romanzo, fatta da attori e attrici fra i più esperti. Nel corso degli anni sono stati lette e archiviate sul sito moltissime opere della letteratura dall’ottocento agli anni più recenti. Ascoltare i brani, alternati da pezzi musicali ben scelti, calma e mette di buon umore.

Con SEI GRADI, tra le 18 e le 18.45 si ascolta musica molto originale, da tutto il mondo e da diverse epoche, con gli stili più vari, combinati in modo straordinariamente bello.

Gli altri programmi di questa radio potranno essere scoperti man mano, guardando sul sito o ascoltando in diretta. Non c’è che da scegliere

Arte vicina alla natura

by 3 Febbraio 2013

devam

 

Il grande pregio dell’arte contemporanea è quello di utilizzare materiali, luoghi, tecniche e modi tanto vari da dare uno spazio estremamente ampio all’inventiva umana. Negli ultimi decenni l’uso di materiali naturali o di riciclo, in giardini e boschi, ha reso possibile unire il piacere di visitare i luoghi naturali, con quella di fare o realizzare opere d’arte.

LAND ART, ART IN NATURE, ARTE AMBIENTALE sono alcune delle diverse espressioni di questo cammino.

Ci sono opere realizzate con la neve ed il ghiaccio e con la sabbia, assolutamente effimere e visibili nei luoghi turistici nella stagione più adatta. Oppure lavori realizzati per resistere ancora meno, come le sculture da bruciare nella notte di San Giovanni. Altre sono appena un poco più durature, come quelle di fieno. Ci sono poi quelle di terra di campo e altre di materiali naturali quali il legno o le pietre.

Delle opere più effimere rimangono solo le foto, visibili sui siti come quello di Livigno che ricorda le opere fatte col fieno, la pietra, il ghiaccio.

Invece, opere che resistono per un certo numero di anni si trovano in  Trentino a circa 1000 m. di altitudine nella valle di Sella www.artesella.it . E’ uno dei luoghi che consiglio più caldamente di visitare, perché il paesaggio, le opere e gli eventi culturali sono di livello molto alto.

In Lombardia, da Canzo salire a fonte Gajum e poi a piedi a Prim’Alpe (circa 1000 m. di altitudine) dove c’è il sentiero dello SPIRITO DEL BOSCO, di Alessandro Cortinovis. Le opere sono sorprendenti, talmente integrate con la natura da non essere sempre facilmente identificabili. In quella zona si trovano anche alcuni alberi monumentali.

Nel veneto a Lusiana www.parcodelsojo.it a circa 300 m. di altitudine, ci sono belle sculture nel bosco, di vari autori.

A Ponte Ronca, nel comune di Zola Predosa (BO) c’è il parco di sculture di Cà La Ghironda, che ha anche una sala espositiva per mostre temporanee.

Sculture di sassi assemblati in varie interessanti composizioni da un solo artista sono in Toscana http://devamanfredo-stoneart.com

Ci sono poi parchi di sculture tematici come il Giardino dei Tarocchi della celebre Niki de Saint Phalle, a Capalbio

http://www.provincia.grosseto.it/tarocchi/tarocchi_hm.htm

E ci sono parchi con sculture di artisti diversi come quello dell’artista Daniel Spoerri, in Toscana www.danielspoerri.org , oppure il giardino di Celle, sempre in Toscana, dove l’industriale Gori ha creato nel suo parco un’esposizione permanente di arte contemporanea, con opere dei più celebri artisti internazionali. http://www.po-net.prato.it/artestoria/contemp/htm/celle.htm

Nel Lazio, a Calcata www.operabosco.com con lavori in materiali naturali.

In Italia, verso gli anni ’70 si era diffusa l’ARTE POVERA, di cui un rappresentante dalle idee particolarmente originali è stato Giuseppe Penone, che ha spesso usato materiali naturali per opere piene di poesia. Da allora questo tipo di arte si è espresso in modo particolare nelle installazioni di land art e arte nella natura.

Per altri articoli sull’arte contemporanea, vedere nella pagina PRIMA DEL 2002

 

per siti davvero interessanti sulla creatività, cliccate www.2leep.com e www.oddee.com

Mario Mariotti, utopia possibile

by 3 Febbraio 2013

santo spiritoLEGGERO

 

Mario Mariotti viveva a Firenze. Era pittore, grafico, designer,  uomo di spirito, di grande immaginazione e lungimiranza, generoso, sincero e capace di trattare con la gente di qualsiasi livello. Trovare tutte queste qualità in un solo uomo è raro.

E’ ciò che l’ha portato a realizzare per la sua città eventi artistici originali, facendo partecipare una gran quantità di colleghi di tutte le età. Quello che è riuscito a fare per l’estate del 1980 ha riunito in sé i pregi che può avere un evento collettivo.

La piazza Santo Spirito, sul lato sinistro dell’Arno, nel quartiere più caratteristico e antico della città, prende il nome dalla chiesa progettata nel ‘400 da Brunelleschi, con la facciata di cui il profilo rivela un potenziale irrealizzato. E’ un muro sbiadito, vuoto, con tre porte di entrata del tutto ordinarie. Sembrava e sembra chiedere di continuo una vita che solo nell’estate del 1980 gli è stata data.

Mario Mariotti aveva invitato gli artisti di sua conoscenza, che avevano poi passato parola fino a diventare circa 300, per disegnare una facciata liberamente ispirata a qualsiasi cosa che quel profilo suggerisse. Poi, durante due serate memorabili, sono state proiettate in diapositiva una dopo l’altra le possibili facciate, rivestendo quella nudità da cenerentola di 300 abiti di luce. Fantasie possibili per un futuro che non ci sarebbe mai stato, ma che niente impediva di sognare.

Piazza della Palla, era stato chiamato l’evento, che in questo titolo richiamava il gioco ma anche lo stemma con 5 palle, della famiglia Medici dominatrice di Firenze dal ‘400 al ‘700. E’ stato tra i più begli spettacoli dell’immaginazione che Firenze abbia avuto in epoca contemporanea. Ma è stato anche fra i più riusciti lavori collettivi su larghissima scala. Chiunque abbia esperienza di quanto sia difficile riunire cose estremamente diverse fra loro in un insieme ben riuscito, se lo può figurare. E chi conosce la riluttanza di Firenze per l’arte contemporanea non può che rimanere a bocca aperta ancora oggi al ricordo. Sono rimaste le fotografie, in parte ancora esposte in un caffè della piazza e dentro le pagine del catalogo. E’ rimasto il ricordo fortissimo di un artista morto a 60 anni, nel 1997 e rimasto unico.

Turismo ecologico

by 3 Febbraio 2013

Gleisdorf_Solarbaum

 

Una condizione inizialmente svantaggiata può rivelarsi spesso il vero vantaggio, perché pungola a ricercare una via d’uscita. Uno dei tanti casi in cui questo è avvenuto è stato a Gussing, una cittadina austriaca di 4.000 abitanti, al confine con l’Ungheria. La mancanza di particolari attrattive di lavoro l’aveva fatta spopolare fino a che, alla fine degli anni ’80, il sindaco consapevole di quanto il tema ambientale fosse importante, ha deciso di investire nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Con la fermentazione degli scarti legnosi e del mais, grassi vegetali e rifiuti, ha avviato centrali di biogas che soddisfano le necessità del posto oltre a diventare fornitore dei vicini, con un guadagno subito re-investito in nuovi progetti. Così la cittadina si è trasformata nel maggior produttore di gas naturale, riducendo le emissioni nocive del 90%. Infatti, dalle auto al riscaldamento, all’elettricità, tutto ne è alimentato.

Non solo la gente del posto ha trovato lavoro in quel tipo di industria, ma a questa si è aggiunto il turismo di chi, richiamato dalla fama inconsueta, viene in visita per imparare: circa 5.000 persone l’anno. I signori Krammer e Koch, sindaco e ingegnere lungimiranti, hanno arricchito sé stessi e la loro cittadina, dando un po’ di sollievo al pianeta. Sembra, però, che inizialmente abbiano avuto difficoltà a convincere i loro cittadini che l’energia pulita fosse altrettanto potente di quella sporca. Un episodio che mostra bene le debolezze del modo di pensare umano.

Un’altra cittadina austriaca, Wefenweg nei pressi di Salisburgo, attira invece molti turisti interessati al trasporto eco-sostenibile. Qui, infatti, i mezzi pubblici potenziati al massimo sono elettrici. Chi deve proprio usare l’auto fa car-sharing, ovvero la noleggia, altrimenti usa la bici, per la quale ci sono ottime piste ciclabili, o va a piedi.

Gleisdorf, invece, si visita per il l’energia solare che, oltre ad essere usata per gran parte degli edifici, ha un percorso dimostrativo, lungo 3 chilometri, in cui si possono vedere in funzione 80 oggetti fotovoltaici. C’è inoltre un albero/scultura a pannelli solari che capta l’energia per l’illuminazione pubblica.

Giardino della valle (CO)

by 3 Febbraio 2013

 

Vedere un bel posto profanato dalle immondizie suscita ira e tristezza. Eppure, questo stato d’animo  nella maggior parte dei casi non è abbastanza forte da provocare un’azione contraria. Anzi, addirittura molte persone finiscono con l’accrescere l’offesa, ritenendo ciò che altri hanno iniziato, una giustificazione  alla passività o al proprio contributo negativo. Se ribellarsi è faticoso, farlo in positivo è doppiamente difficile. Una sola persona su tantissime sa trarre dalla frustrazione una forza capace di sovvertire le cose e portare qualità della vita dove c’era il contrario.

A Cernobbio, raffinata, elegante e piccola città sul lago di Como, un torrente che si era ritrovato a far da confine fra il parco di uno dei più begli alberghi d’Italia e il centro abitato, era stato ridotto ad una discarica. Negli anni ’80, Pupa Frati, vedendolo tutti i giorni nell’andare a casa, se ne sentiva tanto indignata da chiedere l’autorizzazione al Comune per ripulire a sue spese quella piccola valle. Voleva trasformarla nel giardino di cui intuiva la vocazione, nascosta sotto i rovi e la spazzatura.

Altre donne si sono unite poi a lei per aiutarla e, un po’ alla volta, una pianta dopo l’altra, il giardino si è formato, con sentieri e passaggi fra gli alberi che sono cresciuti in fretta, chiudendo piccole stanze verdi intorno alle radure. Quando si entra dal minuscolo cancello a monte, ci si trova subito circondati dallo spirito libero del verde su cui il controllo è ridotto all’essenziale. Il suono dell’acqua che scorre sulle pietre del torrente, l’umidità profumata del fogliame fitto sopra, sotto e intorno al sentiero appena accennato, danno il senso di intimità che si può trovare ben raramente in un giardino aperto al pubblico.

C’è qualche panchina, per sedersi con calma a contemplare la volta disegnata dalle foglie. Si scende più a valle, sfiorati alle gambe dalla lonicera nitida, alle braccia dal calicanto. Il solco scavato dall’acqua, quando ancora certo era abbondante, ha lasciato una forma adatta ad accogliere. Bisogna fermarsi presto, perché pochi passi portano fuori dall’abbraccio verde; le piante si diradano, gli alberi si fanno più piccoli, l’acqua sparisce. Le pietre del torrente sono asciutte e non ci si può immaginare che solo venti metri più su, canti ancora. Si vedono i muri di confine, si sentono i rumori degli automezzi. Si esce sulla strada secondaria si vede il parco dell’albergo, tutte le recinzioni, i cancelli, i divieti. Il dominio dell’uomo, insomma.

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Il mondo interiore è importante quanto quello che ci circonda. Ecco perché questo sito si occupa di entrambi.

Il museo delle farfalle

by 3 Febbraio 2013

 

 

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Vanessa dell’ortica

 

 

Già a Febbraio, le prime farfalle escono dalla loro crisalide nelle isole, ma anche all’estremità occidentale della Liguria e sul lago di Garda. Altre rispuntano dai nascondigli dove avevano passato l’inverno nel Sud Italia ma anche fra il lago di Como e quello Maggiore come nei pressi di Gorizia. Le prime informazioni ci fanno sapere che quei frammenti d’Italia hanno un clima tanto mite da permettere ai delicati fiori volanti di annunciare una primavera che altrove dovrà aspettare ancora.

Nel grandissimo Museo delle Farfalle di Schio, la voce appassionata di Giancarlo Paglia, che lo ha ideato e realizzato, fa conoscere un poco del carattere del nostro Paese insieme a quello degli insetti belli come i fiori su cui si posano. La stretta dipendenza fra la temperatura, il tipo di vegetazione e la salute dei luoghi, con la vita di queste creature è continuamente messo in rilievo per far comprendere quanto i fili che legano tutte le forme di vita siano numerosi, sottili e delicati. L’ambiente e tutti i suoi abitanti sono un insieme che sempre come tale va considerato, per potergli evitare qualcuno dei traumi a cui continuamente è sottoposto.

Sapere che gli odori, le farfalle li percepiscono infinitamente meglio di noi con le antenne, che i suoni li sentono nella pancia, che i sapori li gustano con le zampe, permette di comprendere quanto il metro umano per valutare le cose sia molto parziale e limitato.

Sapere che quando sono bruchi si nutrono delle foglie di erbe selvatiche o alberi, ma dopo aver messo le ali sorbiscono il nettare dei fiori di piante o i succhi di frutti di tutt’altro tipo, dà la misura di quanto sia vasto l’ambiente di cui hanno bisogno.

Sapere che i bruchi destinati a diventare farfalle diurne formano la propria crisalide con secrezioni della pelle, mentre quelli che saranno le falene notturne emettono dalla bocca un lungo filo di seta dentro cui si avvolgono è un’altra delle grandi differenze che è interessante conoscere nel Museo delle Farfalle di Schio.

Proprio imparare a distinguere le differenze sottili, che producono spesso grandi effetti è qualcosa che si può imparare. Come ad esempio, l’abitudine di rasare continuamente i prati li rende comodi come moquettes ed elimina insetti nocivi ma al tempo stesso distrugge moltissime varietà di erbe importanti e di fiori, insieme ad insetti utili e belli. Le lucciole, i grilli, le farfalle e infine le api, che sono fondamentali per la sopravvivenza delle piante, degli animali e dell’uomo perché sono loro che fecondano i fiori degli alberi da frutto.

Ogni porta che si apre ne mostra altre da aprire. Questa è una delle riflessioni che si portano con sé dopo aver visitato il museo.

 

www.nelregnodellefarfalle.it

Nei dintorni ci sono vari alberi monumentali che vale la pena di vedere.