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MUSEI DELLA NATURA E DELL’UOMO – Italia centro

by 3 Febbraio 2013
struttura fotovoltaica nel parco di Pratolino (FI)

struttura fotovoltaica nel parco di Pratolino (FI)

 

TOSCANA

A Firenze il Museo di Storia della Scienza, oggi intitolato a Galileo (vedi articolo), quanto ad oggetti di grande fascino soddisfa ampiamente l’immaginazione, mostrando attraverso di loro i progressi della conoscenza e della tecnica. E’ recente il Museo delle illusioni, dove i fenomeni ottici e tattili dimostrano quanto la realtà che percepiamo sia illusoria. (vedi articolo). E recente anche quello di Leonardo da Vinci, (vedi articolo) dove sono riprodotte in legno le macchine ingegnose dell’artista scienziato. Quello della Specola si interessa più direttamente delle natura nella sua forma fisica, mostrando molti animali tassidermizzati e modelli in cera del corpo umano. Magnifico è quello di Mineralogia, con pezzi di minerali dai colori e dalle forme che suscitano entusiasmo.

Sempre a Firenze, il Museo Antropologico è ricchissimo di oggetti, di foto, di strumenti musicali di molti popoli della terra. E’ il museo che mostra gli studi sull’uomo, con piccole sculture di teste nelle più diverse espressioni di sentimenti. Mostra la creatività e la cultura attraverso gli oggetti, gli abiti, gli attrezzi, le abitazioni dei popoli nelle diverse parti del mondo. Ci sono anche modelli di case e capanne esotiche dalle forme fantasiose, realizzate con legno, foglie di palma, paglia, bambù. All’inizio delle scale di accesso, è curiosa la statua di un patagone alto 2,43 m., ricostruito secondo le dichiarazioni dell’esploratore Byron del diciottesimo secolo, che aveva esagerato parecchio, come spesso facevano coloro che entravano in contatto con popolazioni, fauna e flora prima sconosciute.

L’Orto Botanico di Firenze vale la pena di essere visto, anche per i suoi alberi monumentali, oltre che le serre e le molte piante esotiche. Nella sezione dedicata agli alberi monumentali della Toscana si trovano anche quelli dell’Orto Botanico.

Sempre a Firenze, ma decentrato, c’è il museo della matematica (vedi articolo) interessante anche per chi non è appassionato di questa materia.

A Signa (FI)  c’è il Museo della Paglia e dell’Intreccio (vedi articolo) per conoscere tutto sulla paglia che dal settecento è servita a realizzare i celebri cappelli di paglia di Firenze.

A Prato il Museo del tessuto, (vedi articolo) oltre a mostrare il percorso dell’industria laniera della città, introduce alla conoscenza delle fibre tessili di origine vegetale, animale, minerale.

A Prato c’è il Centro di scienze naturali (vedi articolo) che, oltre ad avere sale con esposizione di insetti, coralli, animali tassidermizzati ed un planetario, mostra anche animali vivi, accolti e salvati da situazioni incresciose per loro. Infatti questo centro si occupava del soccorso agli animali feriti e alla loro riabilitazione. Anche quelli sequestrati in seguito ad acquisti illegali o quelli in pericolo di abbandono perché diventati imbarazzanti (pirana, iguane, tartarughe e via dicendo) hanno trovato accoglienza qui fino a poter essere messi in libertà, quando possibile. Il museo ha un parco con cervi e altri animali, visitabile tutti i giorni tranne lunedì e martedì. Il sito è www.csn.prato.it

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Ad Empoli (FI) si trova il Museo del vetro.

A Greve in Chianti (FI) c’è il Museo del Vino, particolarmente interessante per la ricchezza di oggetti e strumenti usati per la produzione del vino. C’è anche una collezione di cartoline augurali tra otto e novecento che sorprenderà.

A Vico d’Elsa (FI) si trova un Orto Botanico dedicato alle piante succulente rare,(vedi articolo) ospitate in due grandi serre. Sono davvero magnifiche e a primavera fioriscono in modo spettacolare.

A Siena è possibile visitare il Museo dell’acqua ed i bottini (vedi articolo dedicato), un sistema di alimentazione idrica della città senza fiumi, realizzata a partire dal medio-evo. Sono 25 km di cunicoli sotterranei in lievissima pendenza, che portano l’acqua dalle varie falde fino alle fonti cittadini ed ai privati. La procedura per la visita è complicata. Visitate il sito del Museo dell’acqua per le istruzioni.

A Castelnuovo Berardenga (SI) si trova il Museo del Paesaggio

A Buonconvento  (SI) c’è il Museo della Mezzadria

Nel comune di Trequanda (SI) c’è il Museo della terracotta, materiale largamente usato in Toscana.

A Larderello (PI), comune di Pomarance, c’è il Museo della geotermia, per conoscere le vene di acqua calda che scorrono sotto terra, venendo dal vulcano spento dell’Amiata, sfruttate per l’estrazione del boro e per il riscaldamento degli edifici della zona.

A Montecatini val di Cecina (PI) c’è il Museo delle miniere, che si riferisce soprattutto al rame, estratto in questa zona.

A Castellina Marittima (PI) si trova invece il Museo dell’alabastro, dato che è proprio in questa zona che si estrae, per essere lavorato a Volterra

In provincia di Pisa, nel centro di Montefoscoli, c’è una casa-museo che mostra gli attrezzi che servivano per fare il vino e l’olio, oltre a svolgere tutte le attività necessarie alla conduzione di una fattoria, nei locali dove effettivamente avvenivano. Si visita su appuntamento. 0587 657014 – 349 2435179 petrialex@libero.it

A Badia Prataglia (AR), nel Casentino, c’è un arboreto di 120 anni che permette di vedere alberi locali ed esotici e si trova un interessante museo dedicato agli alberi, con una collezione di insetti. Combinando la sua visita con le sale del vicino centro visite si potrà avere qualche idea in più sull’argomento.

A Stia (AR) si trova il Museo del bosco e della montagna, con una sezione ornitologica, una con gli oggetti ed attrezzi usati un tempo nei boschi e nelle case, una dedicata allo sci. A Raggiolo c’è invece quello della castagna, con un mulino. Sempre a Stia c’è il Museo dell’arte della lana (vedi articolo).

A Sansepolcro (AR) c’è il Museo delle erbe (vedi articolo) dove si imparano molte cose sull’uso delle erbe officinali, si vedono le erbe disseccate e gli oggetti usati nel passato, si leggono pannelli con ottime spiegazioni, in un bel palazzo nel centro storico.

A Vellano (PT) a 600 m. di altitudine, si trova il Museo del minatore e cavatore (vedi articolo) con gli attrezzi, gli oggetti, le testimonianze della vita di chi estraeva la pietra serena nei dintorni del paese.

In Garfagnana, a Colognora /LU) (circa 400 m. di altitudine) c’è il Museo del castagno, dove si possono vedere gli attrezzi e ciò che era legato all’utilizzo dell’albero da parte dell’uomo, compreso il lavaggio dei panni con la sua cenere.

A Seravezza, (LU) nella ex villa medicea c’è il Museo del lavoro (vedi articolo) che documenta anche il trasporto del marmo sulle navi, oltre alle attività più consuete.

A San Pellegrino in Alpe (LU) a 1350 m. di altitudine c’è il Museo etnografico fra i più interessanti della Toscana (vedi articolo). Attenti a prendere la strada meno ripida, anche se più lunga, per non mettere a dura prova l’automezzo.

Prima di arrivare a Colognora c’è Vetriano (LU), col suo teatrino più piccolo del mondo (vedi articolo)

Nel Mugello, a Marradi (FI), 600 m slm, zona di castagni marroni, nel centro del paese c’è il centro di documentazione del castagno dove una serie di pannelli fotografici con didascalie spiegano vari aspetti interessanti della castanicoltura.

A Calci (PI) (vedi articolo), a Livorno (LI) , a Grosseto (GR) i Musei di scienze naturali danno spazio anche alla fauna marina, con enormi scheletri di balene e delfini.

balafon o xilofono, strumento tradizionale africano

balafon o xilofono, strumento tradizionale africano

 

UMBRIA

A San Giustino (PG) c’è il Museo del tabacco (vedi articolo) in un essiccatoio di quasi un secolo fa, dato che nella zona si coltiva ancora questa pianta. Si conoscerà, così, l’antica ex repubblica di Cospaia (vedi articolo).

A Montone (PG) si trova il Museo del Tamburo Parlante (vedi articolo)con oggetti africani.

A Perugia si trova il museo Officine di Scienza e tecnologia, dove il pubblico può sperimentare alcuni fenomeni di fisica.

Ad Assisi (PG) si può visitare il Museo degli Indios dell’Amazzonia

A Piegaro(PG) c’è un interessante Museo del vetro (vedi articolo), realizzato in un’antica fornace.

A Trevi (PG) c’è il Museo della civiltà dell’ulivo (vedi articolo ) molto esauriente, che darà l’occasione di effettuare un percorso dei CAI fra gli olivi e di visitare fra quelli della vicina Bovara, il quasi bi-millenario olivo di sant’Emiliano.

Un magnifico Museo dell’olivo si trova anche a Torgiano (PG), (vedi articolo) con informazioni complementari.

A Torgiano (PG) c’è anche il più completo e affascinante Museo del vino, (vedi articolo) dove si impareranno molte cose sulle viti e sul vino, attraverso pannelli esplicativi molto esaurienti e oggetti bellissimi.

A San’Anatolia di Narco (PG), vicino a Spello, in Umbria, si trova il Museo della canapa (vedi articolo). Sarà un’occasione per visitare le Cascate delle Marmore non molto lontane e vedere lì anche una magnifica quercia monumentale.

Ad Alviano (TR) nel castello c’è un museo (vedi articolo) con un triplice orientamento: vita contadina, oasi naturalistica, vita del condottiero Bartolomeo d’Alviano.

MARCHE

A Lamoli, frazione di Borgo Pace (PU), di fianco ad un’austeramente elegante abbazia benedettina, a 600 m. di altitudine, c’è il Museo dei colori naturali, (vedi articolo) per imparare tante cose interessantissime sull’argomento.

A Fabriano (AN) c’è un museo di grande interesse per chi voglia conoscere quanto la bicicletta sia stato un mezzo di trasporto efficace per ogni tipo di lavoratore. Nel Museo dei mestieri in bicicletta (vedi articolo) ci sono, infatti, oltre 70 biciclette adattate al trasporto degli attrezzi del mestiere di pompieri e maestri, cantastorie e gelatai, caldarrostai e lustrascarpe, pescivendoli, panettieri, lattai, fotografi, parroci e via in una serie di professioni in parte scomparse, ma qui rappresentate nel periodo fra le due guerre e poco oltre. Complete degli accessori, dimostrano quanto l’essenziale possa essere ben organizzato in uno spazio esiguo come quello di una bicicletta. Aperto sabato e domenica.

Sempre a Fabriano (AN) c’è un interessante Museo della carta (vedi articolo), per conoscere il percorso storico di questo fondamentale materiale.

A Senigallia (AN) si trova il Museo di storia della Mezzadria

 A nord di Cupra Marittima (AP), nelle Marche, lungo l’Adriatica e appena prima del centro abitato c’è un Museo malacologico con conchiglie da tutto il mondo, davvero bellissime

A Pesaro (PS) c’è il piccolo Osservatorio meteorologico per l’agricoltura, con strumenti ottocenteschi ancora funzionanti e in situ, come all’epoca della fondazione, nell’ottocento.

ABRUZZO

A Scanno (AQ) in Abruzzo c’è il Museo della lana (vedi articolo) con gli attrzzi per la sua lavorazione e ciò che permette di capire quanto le pecore siano state utili all’uomo per molte ragioni.

LAZIO

 Nel bosco vicino a Torre Alfina (VT), nel Lazio, c’è il Museo del fiore, che illustra molti aspetti interessanti al riguardo, organizza escursioni e laboratori per bambini ed eventi culturali.

 A Cellere (VT), nella zona del lago di Bolsena, si trova il Museo del brigantaggio, dedicato in particolare ad un leggendario brigante locale.

MUSEI DELLA NATURA E DELL’UOMO – Italia Nord

by 3 Febbraio 2013
PONTE DI PADERNO

l’ottocentesco ponte in ferro di Paderno (BG)

Musei sorprendenti per le forme degli oggetti che vi si trovano e per le storie che rivelano sono senz’altro quelli etnografici, che vengono chiamati anche musei delle tradizioni contadine. Ce ne sono molti ma i visitatori sono scarsi. Eppure, partendo dalle attività esercitate in passato ed ormai in gran parte in disuso, si scoprono aspetti interessanti non solo della storia, ma anche della psicologia umana, oltre che della natura.

MUSEI DELLA SETA

La produzione della seta fa scoprire un’attività secondaria per ogni famiglia contadina, che permetteva un miglioramento delle condizioni di vita a moltissime persone. Dato che questo filato era prodotto da insetti che si nutrivano esclusivamente di foglie di gelso, ci si accorge di quanto quell’albero abbia cambiato il paesaggio agricolo. Si viene a sapere quali aspetti storici vi sono stati coinvolti, dapprima nelle importazioni dalla Cina, poi dalla produzione locale, per tornare infine al punto di partenza. Si vedono gli oggetti usati per questa attività, i bozzoli e i filati, i tessuti, gli abiti, i colori, come questi si ottenevano e via via, tirando un filo si trova un mondo.

Si trova un’interessante sezione dedicata all’allevamento del baco da seta al museo etnografico dell’alta Brianza di Galbiate (LC), nel parco del monte Barro. E’ un piccolo museo che merita di essere visitato, perché mostra l’attrezzatura tradizionale per quell’attività e ne spiega nei pannelli la storia e le vicende.

A Garlate, sempre in zona, c’è un museo della seta, (vedi articolo) appena riaperto dopo anni di lavori. Anche a Como, famosa per i suoi setifici di lusso, ce n’è uno, dedicato soprattutto alla lavorazione dei tessuti.

Ad Abbadia Lariana, sempre in provincia di Lecco, c’è un museo della seta (vedi articolo) realizzato in un ex setificio.

A Como c’è il Museo della seta (vedi articolo) più interessante per la bellezza delle attrezzature che vi sono esposte e per il percorso culturale

 A Soncino (BG) ci sono due sale dedicate a quello che era il commercio delle uova del baco da seta.

ALTRI MUSEI DI LOMBARDIA

A Como c’è il Tempio Voltiano (vedi articolo) con gli strumenti scientifici sei-settecenteschi, utilizzati per gli esperimenti sull’elettricità, oltre ovviamente alle pile inventate dallo scienziato comasco.

Il museo di scienze naturali di Milano(vedi articolo)  è straordinariamente interessante, con collezioni di minerali di colori e forme che lasciano a bocca aperta. Anche il resto vale davvero la pena di essere visto. Per di più ha un grande giardino (di porta Venezia ma anche Montanelli) che definisco senz’altro il più bello, suggestivo, ricco e vario di Milano. Ecco come passare una giornata di sogno.

L’acquario di Milano è piccolo ma bello anche nell’edificio liberty e nella sua posizione all’interno del parco Sempione

Il Museo antropologico di Milano, chiamato Museo delle Culture (MUDEC) (vedi articolo),ha una collezione permanente e varie sezioni dedicate a mostre temporanee.

A San Lorenzo di Parabiago (MI) vale la pena di visitare il Museo Crespi, specializzato nei bonsai (vedi articolo)

Il Museo di scienze naturali di Bergamo è molto interessante con le sue collezioni di animali terrestri e marini, di oggetti e minerali.

Il piccolissimo museo di scienze naturali di Voghera (PV) ha nidi di uccelli particolarmente belli, che si trova nella suggestiva ottocentesca caserma militare parzialmente in rovina ma suggestiva per gli alberi che se la stanno prendendo.

Ad Almenno di San Bartolomeo (BG) c’è il museo del falegname  (vedi articolo) dove si trovano i tanti oggetti d’uso fatti in legno, oltre a biciclette e vari mezzi di trasporto del passato realizzati con i legni dei diversi alberi, a seconda delle loro caratteristiche.

In Lombardia, seguire il corso dell’Adda che esce dal lago di Como, a Lecco, è bello per la natura e per l’archeologia industriale. Se si possiede una bicicletta è possibile percorrere chilometri dapprima lungo il lago di Garlate, che diventa Adda. L’eco-museo del parco Adda Nord comprende vari punti tra cui, molto suggestivo, Paderno, dove un ponte di ferro ottocentesco ad una sola corsia, unisce le due sponde ad 80 metri sopra il fiume. Al di sotto si possono vedere le varie chiuse per la produzione di elettricità e la formazione dei navigli., molto ben integrate al paesaggio miracolosamente integro in quella fenditura naturale. A Trezzo d’Adda c’è una centrale idroelettrica ottocentesca, armoniosamente inserita e fatta costruire dall’industriale del cotone Crespi, di cui si può visitare l’ex fabbrica ed il villaggio operaio, oggi protetto dall’UNESCO.

A Chiavenna c’è il Mulino Bottonera (vedi articolo), capolavoro di carpenteria.

Nella stessa cittadina vale la pena di visitare l’Orto Botanico (vedi articolo)

Salendo verso il passo Spluga si trova il Museo dello Spluga MUVIS (vedi articolo)

In Valgerola, salendo da Morbegno (SO) si trova l’ecomuseo della Valgerola e dell’Uomo selvatico (vedi articolo)

A Crema, nel Museo di Crema e del Cremasco, sono impressionanti le canoe medievali ricavate scando tronchi di alberi e rimaste quasi intatte perché seppellite sotto il fango del Po che le ha preservate.

A Pescarolo (CR) c’è il museo del lino,(vedi articolo) con ciò che veniva utilizzato per seminarlo, raccoglierlo, tesserlo.

 

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centrale idroelettrica di Trezzo d’Adda

LOCALITA’ DIVERSE

Sono molto belli e vastissimi i musei etnografici di Teodone a Brunico (BZ), San Michele all’Adige (TN) (vedi articolo). Più piccoli sono quelli di Malé (TN), di San Vito al Tagliamento (PN), di Tolmezzo (UD), di Susegana (TV), di Vigo di Fassa (TN), di Galbiate (LC), di Santarcangelo di Romagna (Rimini), di San Benedetto Po (MN) (vedi articolo). Il fine-settimana è aperto quello bellissimo di Cesiomaggiore (BL). Nel museo etnografico Maison de Cogne in Val d’Aosta si visita una casa contadina ottocentesca (vedi articolo). Sono tutti davvero interessanti e riguardano la cultura contadina italiana del passato e dunque anche le attività connesse con la natura.

Musei altrettanto affascinanti sono quelli scientifici perché scoprire le leggi della natura è come entrare nel mondo dei miracoli. Un museo interattivo, dove si possono fare piccoli esperimenti è quello vicino a Trieste, a Grignano, aperto solo la domenica al pubblico comune e tutta la settimana alle scuole. Si chiama Museo dell’immaginario scientifico, dove si possono usare macchine accessibili a tutti, per verificare il funzionamento dei fenomeni. Si trova vicino al castello di Miramare col parco dove dominano i sempreverdi e ci sono alberi monumentali.Ci sono anche degli spazi riservati alla visione di farfalle e altri piccoli animali esotici. Si possono fare visite interessanti che renderanno la giornata molto soddisfacente.

PIEMONTE

 Nella zona centrale di Torino, lungo la Dora Riparia, dove un tempo c’erano le ferriere, adesso ci sono alberi, prati e il Museo dell’Ambiente e un complesso di edifici che ospita aziende con finalità ecologiche, chiamato Environment Park

A Pinerolo (TO) si trova il Museo del Fungo (vedi articolo)  con una ricca collezione di modelli nelle dimesioni e nei colori naturali.

A Boves (CN) c’è un altro Museo del Fungo con modelli realizzati dallo stesso autore di quelli di Pinerolo. A Savigliano (CN) c’è il Museo del Profumo (vedi articolo)

Insolito museo dei mezzi meccanici, tra cui le macchine agricole, si trova a Castelletto Ticino (NO)( vedi articolo)

TRENTINO/ALTO ADIGE

Lo straordinario nuovo museo di scienze naturali MUSE offre un saggio di varie scienze con allestimenti spettacolari e un impatto ambientale ridotto al minimo (vedi articolo)

In Alto Adige si trovano i musei più numerosi, curati ed interessanti, che fanno conoscere aspetti più diretti della natura, come il Centro Visite del comune di Trodena (BZ), che, oltre ad essere molto bello, avvicina in modo suggestivo agli alberi, agli animali e alla geologia. Il museo della frutticoltura di Lana (BZ) (vedi articolo) e quello del vino di Caldaro offrono una visione sorprendente di una delle attività più diffuse nella regione. Il museo venostano di Sluderno (BZ) fa capire le particolarità del clima e le difficoltà per carenza d’acqua, a cui l’uomo ha saputo rispondere con efficacia. Al centro visite del parco a Campo Tures (BZ), tra l’altro si possono vedere tronchi tagliati che  consentono di valutare la differenza di colore e tessitura del legno di vari alberi. Il museo  di scienze naturali di Bolzano é specializzato nella geologia e mineralogia alpina. E’ molto bello, curato, con mostre temporanee originali. Possiede anche un suggestivo acquario tropicale, abitato da pesci e coralli numerosi e ben assortiti.

Il museo dei popoli di montagna del mondo, si trova al castello di Brunico (BZ). E’ uno dei cinque a cura di Messner ed è davvero attraente (vedi articolo)

Vicino al castello, in un boschetto di larici c’è il luogo di sepoltura fra i più belli. E’ il cimitero di guerra (vedi articolo). Ciascuna delle croci sotto cui sono i soldati morti nelle due guerre mondiali, sono realizzate con grande fantasia e tenerezza, in legno di pino silvestre e abete ancora con la corteccia. L’atmosfera e la bellezza del luogo sono notevoli.

 Un piccolo museo di minerali bello non solo per la collezione che ospita ma anche per le spiegazioni, è quello di Tiso, in val di Funes (BZ). Vi si trovano geodi  di ogni tipo, tra cui i rari geodi/nidi, che sembrano proprio nidi d’uccello con uova al loro interno. Sono invece pietre formate e levigate dall’acqua, Altro piccolo museo privato di mineralogia che vale la pena di vedere si trova a San Giovanni di valle Aurina (BZ)

Incantatore è il museo dell’apicoltura a Costalovara, vicino a Soprabolzano (vedi articolo). Si trova in un antichissimo maso, restaurato ma non snaturato, così che è possibile vedere come viveva la gente molti secoli fa. Bello anche l’orto ed il bosco, con percorsi didattici. Sulle api le cose da sapere sono così numerose che potrete trovarne ancora anche al museo del miele (vedi articolo) di Lavarone (TN), pur essendo molto più piccolo e semplice. Ce n’è uno anche a Croviana (TN).

Molto interessante è il Museo delle Palafitte sul lago di Ledro (TN) (vedi articolo) per le diverse tipologie di capanne che ancora nel novecento erano diffuse presso i contadini di certe zone d’Italia.

Un museo scientifico dedicato alla macchina da scrivere si trova sempre in Alto Adige, a Parcines, perché è stato un suo abitante, Peter Mitterhofer nel 1864, ad inventare la prima, senza trovare comprensione per il suo ingegno. Le forme delle macchine realizzate dall’ottocento in poi sono talmente fantasiose e belle, sorprendenti ed ingegnose da rendere la visita un grande piacere.

VENETO

A Cisano di Bardolino (VR) sul lago di Garda, c’è il museo dell’olio (vedi articolo).

A Bardolino (VR) si trova anche il museo del vino (vedi articolo).

A Schio (VI) c’è il museo delle farfalle, molto grande ed esaustivo (vedi articolo)

A Montegrotto Terme (PD), invece, c’è la Casa delle farfalle, (vedi articolo) dove si vedono vive.

A Padova c’è il Museo degli insetti, (vedi articolo) con una ricca sezione dedicata al baco da seta, e dove sono conservati magnifici coleotteri. Ci sono anche insetti vivi.

A Padova nel Museo del pre-cinema, (vedi articolo) straordinariamente suggestivo, si vedono in azione alcuni semplici ma fondamentali principi di ottica, dunque il funzionamento della luce e del nostro cervello.

Sempre a Padova, le avanguardistiche serre dell’Orto Botanico offrono una buona didattica attraverso pannelli esplicativi e video. (vedi articolo)

A Due Carrare (PD) si trova il Museo dell’Aria,(vedi articolo)  dove si conosce il volo dalla mongolfiera alla navicella spaziale, in un castello dal bel giardino dove vengono coltivate molte varietà di rose.

A Rovigo c’è il Museo dei grandi fiumi Adige e Po (vedi articolo), un museo archeologico di grande suggestione, con un allestimento scenografico.

E’ piacevole anche scoprire l’evoluzione della bicicletta nel museo di Cesiomaggiore (BL), patria di campioni ciclisti. Nelle vicinanze c’è quello etnografico, fra i più interessanti e curati che si possano visitare nel nord Italia.

pergola del museo di Cesiomaggiore

pergola del museo di Cesiomaggiore

 

LIGURIA

A Genova, il Museo di Scienze Naturali, conosciuto anche come museo Doria, ha una collezione vastissima e molto suggestiva di animali tassidermizzati.

Sempre a Genova il Museo delle Culture del Mondo mostra oggetti che provengono da Paesi lontani e testimonianze di viaggio del loro collezionista, che ha anche fatto edificare il palazzo neo-gotico a lui intitolato: d’Albertis.

Il Museo del Mare di Genova, che sarebbe più appropriato chiamare Museo della Navigazione, fa conoscere navi di ogni epoca, di cui alcune ricostruite e dentro le quali si può entrare per rendersi conto di molti particolari interessanti. C’è anche una sezione dedicata all’emigrazione italiana e all’attuale immigrazione.

Ad Imperia c’è il Museo dell’olivo (vedi articolo), mentre ad Altare (SV) c’è quello del vetro. A Sanremo c’è il Museo del Fiore (vedi articolo)

 A Rapallo  (GE) si trova il Museo dell’Ardesia.

EMILIA/ROMAGNA

Il Museo di storia naturale di Ferrara ha un po’ di tutto, anche bellissimi coleotteri, delle specie più fantasiose.

A Villanova di Bagnacavallo (RA) c’è il bellissimo Museo delle erbe palustri (vedi articolo)

A Sant’Agata Feltria (FC) c’è il Museo della civiltà contadina (vedi articolo)

A Cesenatico è ben fatto il Museo della marineria, che si trova lungo il porto canale. Proprio nel canale sono ancorate le barche della zona, di varia dimensione ed epoca, con le vele colorate, come museo all’aperto. All’interno ce ne sono altre e ci sono interessanti spiegazioni che aiutano un poco a capire la vita di mare.

A Montagnana (MO) c’è il Museo delle rose antiche all’aperto (vedi articolo).

A Bologna vale la pena di visitare il Museo della comunicazione e del multimediale, (vedi articolo) per conoscere l’elettromagnetismo e dunque la radio, con tutte le sue notevoli evoluzioni.

A Monticelli (PC) nei sotterranei della rocca c’è il Museo del Po (vedi articolo) che documenta le varie attività connesse col grande fiume.

A Collecchio (PR) nella Corte di Giarola, sede del Parco del fiume Taro, ci sono il Museo del Pomodoro (vedi articolo) e il Museo della Pasta.

A Soragna (PR) c’è il Museo del Parmigiano, (vedi articolo)  interessante oltre che per l’architettura, per ciò che rivela a proposito della storia agricola, oltre che del formaggio.

MUSEI DELLA NATURA E DELL’UOMO – Sardegna e Sud

by 3 Febbraio 2013
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capanna di pastori con tronchi di ginepro

 

In Sardegna, a Carbonia c’è il museo della miniera, dove ci si può rendere conto non solo del modo di vivere e di lavorare dei minatori e delle loro famiglie, ma si imparano aspetti interessanti che riguardano la chimica e la fisica.

A Bitti c’è un museo delle tradizioni contadine in antiche case dalle travi di ginepro ed i soffitti di canne palustri. Il robustissimo ginepro, inattaccabile dai tarli e dal marciume è molto diffuso nelle leccete di cui è ricca la Sardegna: è usato anche per il tetto conico delle capanne dei pastori. Nelle case si usava il sughero (vedi fra gli itinerari naturalistici della Sardegna) per fare grandi vassoi in cui mettere i cibi, secchielli per fare lo yogurt, bugni per le api (le arnie, prima che si facessero quelle squadrate coi telaietti estraibili), sgabelli per sedersi intorno al fuoco in una fossa del pavimento o alla minuscola tavola bassa. Le querce da sughero sono ovunque in quella zona, per molti chilometri dove si vedono quasi tutte con la parte bassa del tronco privata della bellissima corteccia riccioluta, che ci mette 10 anni a riformarsi. Nei primi mesi dopo che è stata tolta, il tronco rimane di un colore rosso bordeaux molto intenso e bello. Vale la pena di andare a visitare la zona archeologica di Romanzesu, a 13 chilometri da Bitti, dove il suggestivo luogo di culto è reso incantevole dal muschio e dai licheni che rivestono le pietre w dalle sughere che li circondano in un insieme toccante. In inverno i toni di verde sono magnifici.

Sempre nel museo di Bitti ci sono due stanze dedicate al canto dei famosi tenores sardi, coi loro canti pastorali a quattro voci.

Nel museo della civiltà contadina di Santu Lussurgiu, tra le tante cose si viene a sapere che la ferula, pianta che assomiglia al finocchio, produce un lungo, robusto fusto cilindrico e legnoso in cima al quale sbocciano i suoi fiori. Il fusto con la radice rizomatosa, una volta seccato veniva usato come primitivo cavallino giocattolo dai bambini. A carnevale c’è una corsa che ancora i piccoli fanno con simili cavalcature. Un impiego pratico era anche quello di farne sgabelli. Dato che il midollo si può far bruciare dentro il fusto, la mitologia antica dice che Prometeo avesse rubato il fuoco a Giove portandolo dentro un fusto di ferula. Nel passato storico era usata per bastonare gli alunni. Ferula è anche il nome che indica un bastone liturgico che termina con una sfera, perché ricorda la pianta che forse era usata originariamente.

Nel museo del vino di Berchidda si conoscono le applicazioni del sughero, che può essere tagliato in fogli tanto sottili, eppure robusti, da poterci confezionare il costume dei maestri vinai.

Altro museo etnografico interessante è quello di Aritzo, dove si scopre un modo ingegnoso per realizzare i sorbetti fatti con acqua, zucchero e succo di limone. Il ghiaccio messo nel secchiello in cui era immerso il contenitore del sorbetto, veniva sciolto cospargendolo di sale. In quel modo, pur conservando la bassissima temperatura avvolgeva completamente il contenitore con effetto di raffreddamento veloce. Nelle sale ci sono poi molti oggetti che aiutano a conoscere certe qualità dei vegetali, come il potere calorifico delle radici d’erica o quello affumicante del fungo “isprene” per allontanare le api.

 

SUD

Quando ci si trova a Matera, nel complesso delle interessanti case/grotte se ne trovano due arredate come nel passato, dove si vede che, come avveniva in molti altri luoghi tra cui la Valle d’Aosta, l’asino e magari anche la mucca vivevano in casa, in un angolo riservato con accomodamenti igienici tipici della stalla. In questo modo gli animali erano al sicuro e in inverno contribuivano al riscaldamento dei locali col calore del loro grande corpo

In Sicilia, vicino a Modica si trova la cava di Ispica, con grotte abitate anticamente. Nei pressi si trova un mulino ad acqua con ruota orizzontale, secondo l’uso arabo. Si visita anche la casa con gli oggetti usati comunemente dai contadini siciliani, tra cui i para-dita per falciatori, fatti con canne palustri.

 

 

RICARDO SEMLER: IL DIRIGENTE CHE TUTTI VORREMMO

by 29 Gennaio 2013

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Ogni essere umano desidera eccellere, anche se non tutti se ne accorgono né lo ammettono. Questo, invece dovrebbe essere tenuto presente, anzitutto per evitare le invidie e le prevaricazioni che degradano chi le fa e mortificano chi le subisce. Ridotto questo ostacolo, ogni persona può dimostrare le capacità che le permettono di elevare anche di molto la qualità della propria vita, contribuendo al tempo stesso a quella della comunità.

C’è un direttore d’azienda, in Brasile, Ricardo Semler che con quest’idea in testa ha cambiato enormemente la situazione di un’azienda che vent’anni fa era in crisi: la Semco. E’ allora che il giovanissimo figlio di un industriale austriaco emigrato in Brasile ha iniziato a dirigere la fabbrica di elettrodomestici del padre. Ha cominciato un po’ alla volta a smantellare il modo gerarchico di trattare i dipendenti, a favore di uno che li facesse sentire motivati al miglioramento della ditta, grazie al miglioramento delle condizioni di lavoro.

Ascoltando le osservazioni di ciascuno, Semler ha gradualmente affidato ai lavoratori la possibilità di innovare, assumendosene la responsabilità, con il sostegno di tutti. L’orario e anche la quantità di lavoro sono state adattate alle esigenze personali, in accordo coi colleghi. La scelta dei dirigenti ed il loro stipendio sono avvenuti di concerto coi sottoposti, le spese sono state ridotte grazie al ridimensionamento della burocrazia e di tutto ciò che appesantisce la giornata. Lo scambio delle mansioni e la formazione hanno elevato la qualità del lavoro e le proposte per nuove attività e prodotti da parte dei dipendenti sono state realizzate. Il profitto è in tanto aumentato, che l’azienda è passata dai 90 ai 3.000 dipendenti, diventando un modello che adesso è studiato ed applicato dalle scuole per dirigenti e le università di ricerca.

Conoscere l’animo umano permette di capirlo e di valorizzarlo. C’è chi è portato a questo per natura, ma tutti noi possiamo migliorare dedicando del tempo a ciò che è fra le cose più importanti e viene invece troppo spesso ignorato: conoscere se stessi.

 

 

ANIMALI -favolose storie vere-

by 30 Dicembre 2012

ANIMALI-favolose-storie-vere-COPERTINA

200 pagine con piccole illustrazioni – € 15,00 + 2,00 per spedizione,

con segnalibro (ciascuno è un pezzo unico) del valore di € 2,50  in omaggio

 

Il libro che fa conoscere le straordinarie qualità degli animali e le divertenti, ma anche commoventi storie vere che li riguardano

 

ecco un estratto

 

LA GATTA VIVANDIERA

 

Sopra gli stalli del coro, vicino all’altare della chiesa della Vergine Maria e di tutti i santi a Maidstone, nella regione inglese del Kent c’è una grande lapide. Un lungo testo cita i membri dell’illustre casata degli Wyatt, i titoli, i matrimoni, gli eventi che confondono chi non sia del posto. Una breve frase riesce, però, ad attirare l’attenzione anche del forestiero: “In memoria di sir Henry Wiat, di Alington Castle cavaliere baronetto discendente dell’antica famiglia, che sotto il regno di re Riccardo III fu imprigionato e torturato nella torre, dove è stato nutrito e mantenuto da un gatto”.

Henry Wyatt (l’ortografia varia da Wyatt a Wiat, ma si tratta della stessa famiglia) era nato nel 1460 ed aveva studiato ad Eton con l’erede al trono Henry Tudor, con cui aveva fatto amicizia. Il re Riccardo III si era sentito minacciato dal possibile sostegno che Henry Wiat avrebbe potuto dare all’amico nella pretesa al trono che Riccardo voleva scongiurare. Non trovando una giustificazione per ucciderlo, l’aveva fatto imprigionare per le sue opinioni nella torre di Londra. Sir Henry dunque vi aveva passato molto tempo in pessime condizioni, soffrendo il freddo e la fame. Un giorno, però, una gatta era entrata da lui attraverso le grate della finestra. Ci si può immaginare che consolazione fosse una simile, inattesa compagnia. Il prigioniero aveva abbracciato, accarezzato e stretto a sé la bestiola che lo aveva riscaldato con le sue manifestazioni affettuose e il vibrare delle fusa, il proprio calore e la morbida pelliccia. La gatta aveva ben presto capito che il pover’uomo soffriva la fame e, con l’abilità di cacciatrice che distingue la sua specie, aveva cominciato a portargli delle prede, che il prigioniero era riuscito a farsi cucinare da un guardiano compiacente. Pare che si trattasse di piccioni, ma forse c’erano anche altri animali meno apprezzabili per la memoria di una nobile famiglia e che per questo non sono citati. Comunque fosse, la gatta aveva sostenuto in ogni modo il prigioniero che aveva resistito fino alla liberazione, poco dopo che l’amico Henry Tudor, nel 1485 era stato incoronato. Della premurosa gatta non si hanno altre notizie, ma la vita del suo protetto aveva potuto riprendere nel migliore dei modi e la storia dell’inconsueta vivandiera era stata raccontata e tramandata nei secoli, fino ad essere ricordata anche nella chiesa e arrivare a tutti noi.

 

 

Alberi maestri Piemonte e Valdaosta

by 28 Dicembre 2012

251 pag. € 13,90 + 2,00

per spedizione

mail: info@ascuoladaglialberi.net

Alberi Maestri Piemonte cover legg

I più begli alberi monumentali di tutte le provincie piemontesi e valdostane, con la narrazione del loro carattere, delle qualità, della storia. Illustrati con acquerelli a tutta pagina.

Estratto

L’OLMO DI BERGEMOLO

 

Una ripida e stretta strada sale fra i castagni e ci si accorge di aver oltrepassato i novecento metri di altitudine, quando si diradano ed a loro si sostituiscono i primi faggi. Finalmente si raggiunge un pianoro dove il famoso olmo montano vive da trecentonovant’anni accanto alla cappella di san Michele arcangelo, della stessa età. Un tempo succedeva con una certa frequenza che, accanto ad un luogo di culto del guerriero celeste, fosse piantato un olmo, perché i suoi germogli aiutano le ferite a chiudersi e sono ottime per guarire le ulcere, anche della lebbra. Quello di Bergemolo ha la chioma un po’ diradata per l’età, ma le radici che ha prudentemente esteso su tre lati del tronco come contrafforti, lo tengono ancora ben saldo sul terreno. Se non ci fosse la strada che lo sfiora, le avrebbe rinforzate anche nella sua direzione, dove invece devono sopportare il peso dei pur rari automezzi che vi passano sopra.

Pochi riescono ad immaginare correttamente ciò che non vedono e, dato che le radici sono quasi del tutto nascoste, vengono ignorate. Eppure i rami sotterranei degli alberi sono quelli che danno loro stabilità non solo meccanica, sorreggendoli, ma garantiscono la salute necessaria alla robustezza e alla flessibilità di cui hanno bisogno per sopportare il vento e la neve che li mettono alla prova. Le radici, che si fanno man mano sottili come fili, si estendono per decine e decine di metri tutt’intorno ed in profondità per trovare acqua, minerali, ma anche aria necessaria al respiro. Quando il terreno è troppo compresso le soffoca, l’albero si ammala e si indebolisce. I rami si spezzano e cadono a causa dei danni sotterranei, ben più che per la furia del vento.

La grandiosità degli alberi ultracentenari ispira sentimenti che quelli giovani non possono dare e imprimono personalità ai luoghi dove vivono. Deve essere stato di quel parere anche l’uomo che anni fa ha salvato l’olmo dall’essere abbattuto. L’albero è proprietà di tre diverse famiglie e, quando due erano state d’accordo sulla sua eliminazione, il terzo lo aveva impedito in un modo che gli rende onore per lo spirito con cui ci era riuscito. Non si era opposto, infatti, ma aveva solo preteso che la sua parte restasse integra ed in buona salute. Essendo la cosa impossibile se lo avessero tagliato, eccolo ancora lì.