I miei articoli

Alberi monumentali dell’Emilia/Romagna, provincia di Ravenna

by 23 Aprile 2009
pini domestici a Coccolia

pini domestici a Coccolia

 

A Pinarella, appena prima di Cervia, in un giardino pubblico di via Catullo, un magnifico GELSO BIANCO spande la sua chioma su uno spazio di 12 metri di diametro. Il tronco ha una circonferenza di oltre 4 metri. Ha dei sostegni ma è in ottima forma.

In tutta l’Emilia-Romagna ci sono molti pioppi, data la ricchezza d’acqua indispensabile alla loro crescita. A Lugo, in via Sant’Andrea, 40, due PIOPPI BIANCHI ornano l’ingresso del terreno davanti ad una casa. Questi alberi hanno la corteccia candida che, man mano che passano gli anni, si annerisce, si screpola e si irruvidisce partendo dal basso. I rami, però, rimangono bianchi con striature nere. Bianche sono anche le foglie sulla pagina inferiore, mentre quella superiore è verde. Hanno sessi distinti e le femmine, a Maggio portano i grappoli lanuginosi i cui fiocchi volano via portandosi i minuscoli semi.

Un PIOPPO GRIGIO della possibile età di 150 anni, tronco con circonferenza di oltre 5 metri, si trova in campagna in via del signore 24, a Nord Ovest di Massa Lombarda. E’ un ibrido fra il pioppo bianco e quello tremulo. Le foglie hanno la forma del tremulo e la corteccia è meno candida di quello bianco.

 Un altro PIOPPO GRIGIO, segnalato però come pioppo bianco, si vede già dalla strada che da Cesena va a Pisignano, sul vialetto di accesso alla casa colonica del n. 8 di via Crociarone. E’ alto oltre 30 m., con la circonferenza del tronco di circa 5 m.

A Ravenna, vicino al monumento di Galla Placidia e alla basilica di san Vitale, un PLATANO alto una trentina di metri, con un tronco di circonferenza intorno ai 5 metri, offre la sua preziosa ombra in estate.

Verso il battistero neoniano vale la pena di visitare il piccolo giardino dei semplici. Nel cortile del battistero c’è un LAUROCERASO molto bello.

Davvero magnifico è il GINKGO BILOBA nei pressi di Sant’Apollinare Nuovo, all’angolo tra via Roma e via Carducci, con una circonferenza del fusto di circa 4 metri e un’altezza di 20.

Arrivando da Ravenna verso Lavezzola lungo la ss.16, tra il ponte della ferrovia che passa sopra la strada e il bivio per andare in paese, sulla destra si vede un bel FRASSINO, col tronco dalla circonferenza intorno ai 4 m., alto 20.

Quando da Ravenna si arriva a Coccolia, di fronte ad una fabbrica c’è un ponte. Appena lo si oltrepassa, girare immediatamente a sinistra e seguire l’argine, seguendo la strada che svolta a destra. Si vedrà il lungo filare di PINI DOMESTICI davvero molto bello.

 

 

alberi monumentali dell’Emilia/Romagna, provincia di Reggio Emilia

by 22 Aprile 2009
cedro Reggio Emilia

cedro Reggio Emilia

 

Un imponente OLMO CAMPESTRE di 300 anni, circonferenza del tronco 6 m. era il vanto di Campagnola Emilia. Adesso è morto.

A 7 km. da Scandiano, nella frazione di Rondinara, salendo per una ripidissima stradina si arriva in una proprietà dove una QUERCIA FARNIA col tronco dalla circonferenza di circa 5 metri, si trova fra due ruderi. La sua età è stimata intorno ai 400 anni.

Nel centro di Reggio, nel parco del Popolo, tra gli altri alberi c’è un CEDRO DEL LIBANO di grandissima bellezza, circondato da un muricciolo. E’ relativamente basso ma di un’accogliente ampiezza ed ha circa 130 anni..

 A Reggio in viale Amendola, nell’area ex Lazzaro, che adesso è sede della ASL e si riconosce da fuori per il parco, appena entrati nel parcheggio sulla destra si vede una FARNIA con una lunga cicatrice da fulmine sul tronco di circa 4,5 m. di circonferenza e una grande bellezza, nonostante la malattia e i circa 300 anni.

 A Reggio in via martiri di Minozzo, nei pressi di un ristorante c’è un prato con qualche albero e una stupenda FARNIA col tronco di circa 5 metri di circonferenza e 20 oltre 20 di altezza, malata. La possibile età è di 300 anni.

 A Marmirolo, poco dopo aver imboccato la via Manzotti, al n. 26 si vedono due bellissimi CIPRESSI CALVI coi tronchi dalla circonferenza di circa 3 metri e l’altezza di circa 15, all’ingresso del giardino di una casa. Nel campo, una TAMERICE piuttosto grossa.

 Ad Albinea in via Grandi, a pochi metri dalla sede della Croce Verde, in un grande campo c’è un GELSO BIANCO stupendo, col tronco dalla circonferenza di 4 m. circa, vicino a uno più piccolo.

 

alberi Monumentali dell’Emilia/Romagna, provincia di Rimini

by 21 Aprile 2009
tamerice di Mondaino

tamerice di Mondaino

 

Nel centro di Rimini, in piazza Malatesta, un PLATANO orientale col tronco dalla circonferenza di circa 4 metri, troneggia su un parcheggio di motorini, in compagnia di altri congeneri, tutti sofferenti come lui.

 Da Rimini si sale dalla via Covignano fino a San Fortunato, dove c’è un seminario. Nel giardino interno c’è un TIGLIO di 400 anni e una circonferenza di oltre 4 metri. Una terribile grandinata dell’estate 2013 lo ha gravemente provato. Nel giardino aperto c’è un BAGOLARO dal tronco cavo, di circa 4 metri di circonferenza, anche lui sofferente. Non molto distante uno SPINO DI GIUDA dal tronco doppio con circonferenza di quasi 3 metri è in salute e si difende con una selva di spine lunghe come una mano.

A Villa di Verrucchio, non lontano da Rimini, nel chiostro del convento francescano c’è il CIPRESSO forse più vecchio d’Italia. Ha circa 800 anni, una circonferenza alla base di 5m e mezzo, un’altezza di 25 metri e si dice sia stato piantato dallo stesso San Francesco. Una metà è morta ed il cipresso pende dalla parte verde, dall’ancora fitto fogliame, a causa di un forte temporale di 20 anni fa. Per evitarne il crollo è stato puntellato.

A Mondaino (350 m. slm), prima di uscire dall’abitato in direzione di Montegridolfo, sulla destra, all’interno di uno spiazzo erboso e al confine con un campo, si trova una TAMERICE di centoquarant’anni con un tronco coricato di due metri e mezzo circa di circonferenza. L’altezza è intorno agli 8. Questa pianta è tipica delle zone costiere, dove serve da frangivento e consolida le spiagge.

 

Alberi monumentali del Friuli/Venezia/Giulia, provincia di Gorizia

by 26 Marzo 2009
magnolia di Gorizia

magnolia di Gorizia

 

Nella piazza principale di Staranzano, piazza Dante, c’è un BAGOLARO di oltre cent’anni, alto una ventina di metri, con la circonferenza del tronco di oltre 4 metri. Nonostante la perdita di un paio di grossi rami bassi, ha mantenuto una bella forma che, senza foglie, sembra una gran chioma di capelli crespi. Il bagolaro è talmente adattabile da sopportare la difficile posizione di alberatura stradale. Ha la corteccia liscia e grigia e frutti simili a piccolissime ciliegie scure.

Proprio sul confine con la Slovenia, a Plessiva di Medana, comune di Cormons, nel cortile dell’azienda agricola Gradnik, che ha anche un circolo culturale, c’è un’armoniosa ROVERELLA (un tipo di quercia) di almeno 200 anni, alta 15 m, col fusto di 4,50 m di circonferenza.

Nel giardino del palazzo comunale di Gorizia, un bel PLATANO di forse 200 anni fa da cupola alla cupoletta neoclassica in muratura di un padiglioncino. Nei giardini pubblici, poco distanti, c’è la più spettacolare MAGNOLIA SEMPREVERDE che si possa immaginare. Non per età e grossezza, ma per la forma, come si vede nella foto, oltre che per la sua bellissima storia. La troverete nel mio libro ALBERI MAESTRI DEL FRIULI/VENEZIA/GIULIA, edito da La Biblioteca dell’Immagine. Infine, nel giardino dell’Istituto delle Orsoline, in via Monte Santo, una bella SUGHERA (quercia da sughero) della probabile età di 200 anni dà un tocco raffinato.

Su un’altura dietro al castello, in una proprietà privata che si può visitare ci sono vari CASTAGNI di cui uno davvero ragguardevole, di almeno 300 anni.

Dopo San Mauro, a Villa Vasi, quando si vede l’inizio di una strada militare, parcheggiare. Pochi metri più avanti c’è una vecchia casa sulla sinistra. Attraversare il passaggio che le sta sotto e continuare la stradina sterrata. E’ una proprietà privata e occorre chiedere il permesso. Arrivati alla curva, salire fra i cespugli a destra per alcuni metri, fino a trovare un TIGLIO di forse 300 anni, dalla forma incantevole. Accanto a lui un antico pozzo dove c’è ancora acqua completa la suggestione notevole del posto.

A Gabria, in piazza indipendenza, davanti ad un circolo culturale in un bell’edificio antico, un GLICINE arrampicato su di un IPPOCASTANO formano un insieme suggestivo.

A Sagrado, vicino a Gradisca, salendo sulla collina che a fine maggio sorprende con la fioritura piumosa e rosata dello scotano, si arriva all’azienda agricola Castelvecchio dove, davanti ad un edificio antico si trovano due ROVERELLE di forse 300 anni, molto armoniose.

 

Alberi monumentali del Friuli/Venezia/Giulia, provincia di Pordenone

by 25 Marzo 2009
sophora japonica pendula di villotta

sophora japonica pendula di Villotta

 

In centro a Pordenone, piazzetta Ottoboni, un magnifico CEDRO DEODARA sorprende per la sua presenza a ridosso dei condomini. È fra i pochi alberi rimasti del giardino della famiglia Ottoboni. Il cedro è una grande conifera dal legno profumato. Questo genere viene dall’Himalaya e somiglia al cedro del Libano, da cui si differenzia per i rami penduli e gli aghi più lunghi e morbidi.

Tre chilometri ad Ovest di Pordenone c’è la bella cittadina di Porcia, con il limpido Rio Buion. Proprio vicino al fiume c’è una via che prende il nome dall’albero che cresce da oltre 100 anni in quella zona il TULIPIFERO o LIRIODENDRO. E’ americano, con foglie di forma del tutto inconsueta, a testa di gatto, che in autunno diventano di color arancione. I grandi fiori sono simili a tulipani e, quando diventano frutti, sembrano ancora fiori, ma legnosi. Rimangono sull’albero anche in inverno. La sagoma di questo albero è tanto caratteristica da sembrare un totem ed è particolarmente evidente in inverno, quando è spoglio.

Prima di arrivare verso il fiume, dalla strada si vede la forma classica, sferica, della chioma di un BAGOLARO di 200 anni nel prato di una villa. E’ un albero adatto alle alberature stradali per la sua grande capacità di sopportazione delle peggiori condizioni. Ha radici tanto potenti da essere soprannominato “spaccasassi”.

Verso Udine la via pontebbana ad Orcenico Inferiore, zona dove si coltiva la vite, comincia a curvare appena prima di un bar ristorante IL BARBARO, prediletto dai camionisti. Lì ci si può fermare, fare i pochi passi della via della fornace e svoltare subito in via della filanda. Fino a 100 anni fa, nella fornace di cui restano i ruderi si cuocevano mattoni. Da questo si può immaginare che il terreno dei dintorni sia argilloso, così da poter lavorare la materia prima senza grandi spostamenti. La filanda ricorda, invece che qui, come un po’ ovunque in Italia, i contadini fino agli anni 50 allevavano bachi da seta per guadagnare qualche soldo. Per questo si trovavano ovunque, lungo i confini dei campi o sui viali che portavano alle case coloniche, alberi di gelso bianco le cui foglie erano il nutrimento dei bachi. L’edificio in cui si lavorava il filato, adesso è usato come abitazione e laboratorio, accanto al corso d’acqua indispensabile a quella lavorazione. Gli alberi che di solito fanno riconoscere la presenza del prezioso elemento sono i pioppi, i salici e gli ontani e già da fuori il cancello della villa al n. 2 si possono vedere tre bei PIOPPI GRIGI, incrocio fra pioppi tremuli maschi e pioppi bianchi femmine, di oltre 150 anni, alti una cinquantina di metri. Alla fine di maggio ci si potrà lasciar posare sui capelli e sui vestiti i fiocchi delicati della nevicata con cui affidano alla sorte la loro discendenza, nei minuscoli semi portati dal vento. Come per uomini e animali, sono le femmine a dare frutto e quelli dei pioppi sono grappolini dagli acini che si dilatano in lanugine bianca.

Passando di qui in autunno, invece, dal piazzale del ristorante si noterà dentro il giardino il giallo splendente del GINKGO BILOBA della probabile età di 150 anni, una circonferenza del tronco di 3 metri e mezzo, un’altezza di circa 20 metri. L’albero dalle foglie a ventaglio, di origine cinese è tra le pochissime specie scampate agli sconvolgimenti alla fine dell’epoca giurassica. E’ un esemplare maschio, che dunque non fa frutti. Sarebbero simili a piccole prugne color rosa molto tenue. Se si lasciano marcire a terra puzzano sgradevolmente, ma sapendo come cucinarli, allo stesso modo degli orientali, sono ottimi. Anche i noccioli, tostati, sono consumati come frutta secca.

Arrivando in questo posto in inverno, ci si dovrà lasciar guidare dall’olfatto. Accanto al ginkgo, ma troppo piccolo per essere visto al di là del muro, c’è il CALICANTO che chiama le api col profumo di paradiso dei suoi fiori. Anche lui è di origine cinese e l’esemplare del giardino è suo coetaneo.

Dalla strada che porta al centro storico di San Vito al Tagliamento, la via Anton Lazzaro Moro, alto come il campanile della chiesa un NOCE PECAN è ben visibile nonostante si trovi in un giardino interno. E’ originario dell’Illinois, importato in Italia nell’800. Ha bisogno di un clima più caldo per far maturare i frutti, ma è comunque di aspetto molto piacevole.

Nella stessa San Vito, il palazzo comunale, del ‘400 ha un parco con alberi ben sviluppati che arrivano fino al fossato intorno al centro storico, con un bellissimo ed insolito effetto. Tra loro un TIGLIO che potrebbe avere 300 anni.

olmo di Morsano

olmo di Morsano

 

Quando da Cordovado si prende la strada che va verso Udine, prima del Tagliamento si trova l’indicazione per Morsano. Svoltando in quel punto, occorrerà però prendere la strada che porta ad un gruppo di case vicine, dove c’è il Borgo dei Conti della Torre, nella frazione di Bolzano. Appena prima della villa si vede un grande OLMO di oltre 100 anni, una circonferenza del tronco di 5 metri ed un’altezza di circa 30. E’ uno dei pochi scampati allo sterminio della malattia grafiosi, portata da un coleottero arrivato dagli USA nell’ultima guerra, con le casse di munizioni. Quel tipo di albero, tra i più diffusi in Italia fino allora, è quasi scomparso, salvo pochi esemplari come questo. Intorno a lui c’è la tranquillità dei campi, circondati di fossi in cui cresce l’iris giallo, ottimo per disinquinare le acque.

Da San Vito al Tagliamento si arriva con facilità nel comune di Chions. Nella frazione di Sbrojavacca, su un lato si vede una torre antica ed una chiesetta, sull’altro una casa colonica. Appena prima, sulla sinistra si entra per una strada sterrata e poco più avanti, dopo un boschetto di pioppi da taglio, c’è una FARNIA circondata da una recinzione di legno. È un tipo di quercia dall’ottimo, robusto legno e dalle foglie a lobi.

Da San Vito al Tagliamento si arriva con facilità a Villotta dove, lungo la strada principale, a sinistra subito dopo il Municipio, una magnifica SOPHORA JAPONICA PENDULA che potrebbe avere 300 anni onora lo spazio davanti ai negozi. Sia in estate che in inverno, la bellezza di questo genere di albero lascia stupefatti, a causa dei rami che si contorcono e si accavallano come un viluppo di serpenti. In altri casi si dispongono come archetti che creano sempre effetti sorprendenti. Le foglie sono pennate, simili a quelle delle robinie ed i fiori bianchi e piccoli, ricchi di nettare, disposti in gruppi vaporosi, profumano gradevolmente il mese di Luglio. La Sophora non pendula è simile alla robinia, tranne nei fiori. Come lei è una leguminosa, che migliora i terreni in cui viene piantata e, come lei, era stata importata per la sua bellezza. La robinia, americana, lo fu nel ‘600 e la sophora a metà del ‘700. Entrambe erano state portate dapprima a Parigi, all’orto botanico del re di Francia.

A un chilometro circa da lei, a Villutta, vicino al cancello di una villa storica a 50 metri dalla strada principale, entrando da una strada laterale vicino al distributore di benzina, c’è una SOPHORA JAPONICA probabilmente coetanea della prima, ma della varietà non pendula e dunque molto più alta. Questa raggiunge i 2o mentri e una circonferenza del fusto di 5, rialzato dalla gran quantità di radici. A Luglio diventa bellissima con una gran quantità di fiorellini gialli.

A Polcenigo, che a due chilometri dall’abitato ha le affascinanti sorgenti del fiume Livenza, davanti a un edificio storico si vede una grande MAGNOLIA GRANDIFLORA di circa 200 anni.

A Maniago, nel parco cittadino con infresso in via Umberto I, fra vari grandi alberi, verso il fondo c’è un grande TIGLIO, molto alto e con la circonferenza del fusto di 4 metri. Il PINO SILVESTRE di 150 anni non c’è più.

Dalla bella Barcis, a 400 m.slm in riva ad un laghetto artificiale, proseguire verso Arcola per un chilometro circa fino a che, sulla destra, si vede un parcheggio. Proseguire a piedi per 300 metri fino a che, sulla sinistra, si trova una strada forestale asfaltata, che si può percorrere agevolmente. Dopo circa 3 km si trova Villa Emma, centro didattico. Imboccare la stradina sulla sinistra per un altro paio di chilometri, passando per una faggeta dove i TASSI crescono numerosi. In un punto dallo splendido paesaggio di montagne si troverà poi l’indicazione per il monte Medol, che bisognerà risalire fino in cima per un chilometro e mezzo, fino a che la stradina diventa un sentiero ripido. Pochi metri prima di quel punto, sulla sinistra in alto si vedrà un grande TASSO della probabile età di 500 anni. Dato che questi alberi crescono volentieri all’ombra di altri, si vedrà l’insolito spettacolo delle loro chiome scure sotto quelle luminose dei faggi. Di alcuni si vedrà che la corteccia è stata strappata. E’ opera di caprioli e cervi ai quali il veleno dell’albero non provoca danno.

 

Alberi Monumentali del Friuli/Venezia/Giulia, provincia di Trieste

by 24 Marzo 2009
leccio del parco Miramare di Trieste

leccio del parco Miramare di Trieste

 

Nel parco di Miramare a Trieste, dove ci sono quasi solo sempreverdi come lecci e pini, allori, cipressi e palme nane, si trova un PINO DOMESTICO basso ma dalla chioma abbondante, tronco dalla circonferenza di tre metri, curvo verso il mare, già lungo la passeggiata verso il castello, davanti alle scuderie. Nella parte alta del parco, verso ovest ce n’è un altro diritto ma dal tronco altrettanto grosso. C’è anche un CORBEZZOLO di 130 anni, dalla corteccia color arancio. Questo sempreverde dai fiori a campanule bianche profumate e dai frutti rossi che si trovano contemporaneamente sulla pianta cresce di solito più a sud o in Sardegna. Il clima mite di Trieste permette a lui come ai lecci di trovarsi a loro agio. E c’è un LECCIO nello stesso parco, sopra il parterre, anche lui di 130 anni , dal tronco che si dirama in tre parti fin da terra. Il leccio è una quercia sempreverde, dalle foglie piccole, strette, color verde scuro ma grigie nella pagina inferiore.

In una frazione di San Dorligo della valle, a Crogole, accanto alla chiesetta dedicata alla Trinità, un bel TIGLIO di 350 anni resiste ancora ottimamente.

A Basovizza, sopra Trieste, a 300 m circa sul livello del mare, c’è un centro didattico naturalistico che vale la pena di visitare, prima di andare a trovare due begli alberi in ambienti pieni di suggestione.

Il primo è un FAGGIO, unico, insolito per il luogo e l’altitudine. Andando verso Pesek, parcheggiare nello spiazzo accanto alla chiesetta sulla sinistra e salire per la strada forestale. E’ molto bello il paesaggio di landa, pur un po’ troppo invaso dallo scotano che soppianta essenze originarie. Si sale fino ad entrare nel bosco con i primi pini neri, specie austriaca usata per ridare alberi al carso selvaggiamente disboscato per ottenerne legname. Data la sua estrema frugalità e resistenza, a metà ottocento era stato piantato perché preparasse il terreno ad accogliere di nuovo più tardi la vegetazione locale. Proprio queste sue qualità hanno però fatto in modo che si riproducesse più del dovuto, anche a causa di un’insufficiente controllo e manutenzione.

La strada forestale finisce in una radura. Dopo dieci metri, girare a destra sul sentiero segnato in bianco e blu (segnaletica slovena). Arrivati ad un avvallamento, salire a sinistra finché, dopo aver visto alcuni cerri, si trova il FAGGIO di circa 250 anni, in un ambiente molto suggestivo. Mezz’ora all’andata e altrettanto al ritorno sono tempi medi di cammino.

Nella stessa Basovizza c’è un percorso pianeggiante fra i boschi molto piacevole per la vegetazione e per le “stanze” che sembrano essere le varie proprietà recintate da muretti a secco. E’ il bosco di Igouza, di cui si possono percorrere varie strade e sentieri. Scegliendo quello in ombra, con la segnaletica, arrivati quasi al confine di stato, prima del pannello di spiegazioni della fauna, prendere un sentiero sulla destra che porta ad una dolina, vale a dire un avvallamento naturale. E’ una proprietà privata ma con rispetto si può visitare, scendendo per vedere, sul versante nord vari CERRI ed uno di particolare altezza, età (forse due secoli) e bellezza. Dietro di lui è molto bello l’ambiente, con le rocce ricoperte di muschio e l’atmosfera di grande suggestione.

A San Giovanni in Tuba, vicino a Duino, dove l’acqua del fiume Timavo rispunta dalla terra nelle risorgive, c’è una bella chiesa romanica in mezzo agli alberi. Fra loro un PIOPPO GRIGIO ben più alto del suo campanile ed una circonferenza di circa 4 metri.