I miei articoli

Alberi monumentali della Sardegna, provincia di Oristano

by 23 Gennaio 2009
leccio di Seneghe

leccio di Seneghe

 

Prima di entrare nel paese di Seneghe, venendo da Est, c’è un incrocio dove si trova, sulla destra, un grande pannello bianco. La strada che sale verso la montagna da quel punto porta verso la bellissima lecceta di Cadennaghe. Si arriverà in località Acchettares ad un ampio slargo e si vedrà sulla destra un edificio. Continuando per 500 metri, si noteranno sulla sinistra degli esemplari antichi, mentre sulla destra, appena visibile dalla strada, c’è un LECCIO dal basso tronco di 6 metri di circonferenza, da cui partono due grandi rami. L’intera zona è attrezzata per una piacevole sosta.

Oltrepassato il paese di Suni in direzione Est, sull’altopiano basaltico che un tempo era interamente ricoperto d’alberi, ci sono qua e là delle belle QUERCE SUGHERE a tal punto piegate dal vento marino da avere, in certi casi, il tronco sospeso orizzontalmente sul terreno e la chioma tutta protesa verso l’entroterra. E’ una vista davvero impressionante.

 

 

alberi monumentali della Sardegna, provincia di Sassari

by 22 Gennaio 2009

Sughera di Pattada

 

Nella periferia Ovest di Sassari si trova la chiesa di San Pietro in Silki e la casa di riposo per anziani che era un convento benedettino e possiede un terreno col proprio orto dove si coltivano anche olivi, aranci e meli. Lì si trovano due MIRTI plurisecolari, alti circa 3 metri, dato che, essendo arbusti, il raggiungere la dimensione di alberelli è un evento eccezionale. Questi sempreverdi a primavera si ornano di eterei e profumati fiori bianchi che, grazie all’impollinazione da parte delle api, si trasformano in bacche blu scuro, mature a Novembre. Nel Sud-Ovest della regione crescono in quantità sufficiente alla produzione di un ottimo liquore.

Appena usciti da Ozieri in direzione Sud, sulla ss 128bis, all’incirca al km 59 si vede, sulla sinistra, un grande PINO DOMESTICO dal tronco cavo con una circonferenza di circa 4 metri ed un’altezza di 25. Questo genere di pini non è molto frequente in Sardegna. E’ stato comunque diffuso in Italia anche per i suoi semi, i pinoli o pinocchi, che maturano in 3 anni nelle grosse pigne.

Lungo la stessa statale, esattamente al km 42, fra Pattada e Bono, si trova sul ciglio destro della strada una QUERCIA SUGHERA col tronco dalla circonferenza di circa 3 metri ed un’età presumibile di 150 anni. Il tronco è corto e dunque il sughero prelevato è poco. Sui rami si vede quello originario, detto “maschio”, molto bello ma commercialmente poco utile. Ogni 10 anni circa la pianta forma nuovamente la corteccia che, però, ha perso la bellezza originaria. In compenso è sfruttabile per infiniti usi umani. E’ il sughero “femmina”.

La roverella considerata la più vecchia d’Europa si trova a Illorai (SS ), in località Melabrìna. Il tronco , alla base, misura 1150 cm e l’altezza è di 29 metri. Si ritiene abbia  circa 900 anni. La Regione Sardegna l’ha inserita tra i monumenti naturali con un decreto del 2015. Si trova ad 850 m. di altezza s.l.m e fa parte di un sentiero, detto dei grandi alberi.

 

Alberi monumentali della Sardegna, provincia di Olbia-Tempio

by 21 Gennaio 2009
olivastro di Luras

olivastro di Luras

 

Per trovare i più grandi OLIVASTRI della regione e, probabilmente, d’Italia, bisogna andare nel comune di Luras, in una zona dove c’è un recente lago artificiale, chiamato Diga Liscia. Dopo aver imboccato la strada che porta a quella destinazione, si percorrono 8 chilometri prima di trovare una stradina sterrata. Dopo una ventina di metri si trova un cancelletto di legno del prato dove i due alberi vivono indisturbati da forse tremila anni. Il primo ha una circonferenza di 11 metri ed un’altezza di 15, mentre il secondo ha un tronco più piccolo ma una chioma enorme che arriva fino a terra, nascondendolo in una nuvola di foglie. Gli olivi selvatici, come questi, danno frutti molto piccoli, come si può vedere dai noccioli a terra. Si potrà fare il paragone fra il modo di svilupparsi degli alberi allo stato naturale e quelli controllati e modificati dall’uomo per vari tipi di sfruttamento.

Nella zona di Calangianus, Monti, Berchidda, si trovano SUGHERETE bellissime, in un paesaggio roccioso molto suggestivo, tipico della Gallura. Il sughero della parte alta degli alberi, dove non viene prelevato dagli uomini, si ricopre di licheni che lo rendono ancora più bello con sfumature di verde argentato che arricchiscono le tonalità di colore.

Prendendo da Calangianus la sp 38, al km 2,300, sul terreno appena al di sopra della strada si trova una SUGHERA di grande bellezza, a cui non è mai stato tolta la corteccia. Ha una circonferenza di circa 5 metri ed una possibile età di 2 o 300 anni. Continuando per quella strada si troveranno piante davvero splendide.

Per trovare dei GINEPRI di vari secoli, da Calangianus occorre prendere la statale 127 verso Monti e, dopo alcuni km, prendere a sinistra per Berchidda. Al km 30 e 600, a destra c’è un grande spiazzo da dove partono due strade sterrate. Prendere quella di sinistra e continuare per 7 km esatti lungo il percorso che un tempo era quello della ferrovia (si vedono ancora le case cantoniere). Si arriva a delle grandi rocce sulla destra e, sulla sinistra, oltrepassato il cancello si vedono i due alberi. Uno è spaccato in due parti, ciascuna delle quali ha una circonferenza di circa 2,5 m. Per un arbusto è una dimensione gigantesca. Il ginepro, ha un legno estremamente robusto, che in Sardegna si usa per i tetti delle case dei pastori, per le travi, per tutto ciò che deve resistere molto. Le bacche che dall’autunno portano le femmine, sono ottime per insaporire i cibi e per fare liquori. Le radici profonde e ramificate rendono saldi i terreni.

Dall’ incrocio di Berchidda con la ss 199, più a Est, dopo 1,3 km si svolta in una strada a destra e si continua per 3 km, dove si trova a sinistra una strada sterrata da percorrere per un totale di 4 km, dopo aver svoltato un’altra volta a destra. Si raggiunge la località Zegere dove c’è una stalla che, nel prato ha il FICO SELVATICO più vecchio della Sardegna, con circa 130 anni d’età ed una ceppaia con vari tronchi per una circonferenza di circa 6 metri. Dà frutti rossi, piccoli ma saporiti. Accanto ha una pianta un po’ più giovane.

Appena prima di arrivare all’abitato di Arzachena, dalla parte opposta ad un antico mulino, sul ciglio della strada c’è un grande EUCALIPTO CAMALDULENSIS, dalla circonferenza intorno ai 5 metri ed una possibile età di 100 anni. Questo tipo d’albero, sull’isola si trova soprattutto a Sud, ma è di origine australiana, piantato spesso nei luoghi paludosi per prosciugarne i suoli, e come frangivento.

 

 

alberi monumentali della Sicilia, provincia di Agrigento

by 20 Gennaio 2009
olivo di Agrigento

olivo di Agrigento

 

Nella valle dei templi, lungo la strada che costeggia i grandi monumenti ci sono OLIVI della possibile età di 700 anni, con una circonferenza del tronco che arriva agli 8 metri. Fra loro ci sono i MANDORLI, che fioriscono da Dicembre a Marzo e profumano in modo caratteristico, speziato. In questa zona ce ne sono grandi piantagioni.

Nella parte più bassa della zona monumentale c’è il giardino della Kolymbetra, dove si trovano MIRTI di circa 150 anni. Dato che questi sempreverdi di solito sono arbusti, vederli in forma d’albero è inconsueto. Le piccole bacche scure possono essere usate in cucina o per farne liquori. I fiori sono bianchi e delicati. Si trovano poi agrumi, alloro e altri sempreverdi mediterranei. Il luogo è molto suggestivo, in una conca dove la roccia calcarea ha colori vivaci e dove si possono vedere le vasche di raccolta dell’acqua ed i canaletti di irrigazione alla maniera tradizionale, imparata dagli arabi ai tempi della loro dominazione.

 

Alberi monumentali della Sicilia, provincia di Caltanissetta

by 19 Gennaio 2009
Exif_JPEG_PICTURE

sughera di Niscemi

 

 

A Milena, in via Silvio Pellico, in contrada carrubo si trova appunto un antico CARRUBO coi tre tronchi coricati. Questo è un albero che cresce spontaneamente dove ci sono gli olivi. I frutti delle femmine, dei baccelli marroni, sono nutrienti per umani ed animali. Vengono usati nell’industria alimentare. Nella zona di Modica e Noto ci sono i carrubi più grossi ed antichi. Un MANDORLO dal tronco diviso in due gli fa compagnia. Ha 300 anni. Il mandorlo è molto diffuso in Sicilia dove fiorisce precocemente, da Gennaio a Marzo, emanando un profumo speziato dai petali bianchi o rosati che, impollinati dalle api, si trasformano nei frutti nutrienti e squisiti da cui si può anche ricavare un olio adatto ad ammorbidire pelli delicate.

Nella sughereta di Niscemi, svoltando due volte a sinistra si trova sulla destra un sentiero con dei cartelli. Seguendolo, dopo cinque minuti di cammino si trova una SUGHERA di circa 300 anni, con la circonferenza del fusto di oltre 6 metri. La bella corteccia caratteristica di questo sempreverde mediterraneo c’è solo sui pochi rami alti. La bella corteccia caratteristica di questo sempreverde mediterraneo c’è solo sui pochi rami alti. Infatti, quando si toglie alla pianta la sua corteccia originaria chiara e riccioluta, detta “sughero maschio” poco utilizzabile commercialmente, dopo circa 10 anni completa una nuova corteccia più liscia e scura, chiamata “sughero femmina”, utile per gli scopi umani ma non più bella. Questo albero è comunque impressionante per dimensioni ed aspetto. Poco più avanti c’è una seconda pianta di poco inferiore. La corteccia spessa le serve per difendersi dagli incendi frequenti nei luoghi caldi di cui è originaria.

 

Alberi monumentali della Sicilia, provincia di Catania

by 18 Gennaio 2009
leccio di milo

leccio di Milo

 

A Sant’Alfio si trovano le indicazioni per recarsi, sopra il paese, al celebre CASTAGNO dei 100 cavalli, che dicono vecchio di 3000 anni. A causa delle numerose vicissitudini, tra cui 3 incendi nel ventesimo secolo, l’albero che aveva una circonferenza di 50 metri circa, è ridotto a tre grandi ceppaie di vari metri di circonferenza ciascuna. Il tutto è circondato da una palizzata, così che quelli che sono ormai tre diversi gruppi di annosi alberi si vedono da qualche metro di distanza. Ben più suggestivo è il millenario CASTAGNO di Sant’Agata, lungo la strada che dalla piazza asfaltata dove si sosta per andare all’albero precedente, continua in leggera salita. Dopo meno di un chilometro, sulla destra oltre un muro si vede un gigantesco CASTAGNO dalla circonferenza di 20 metri ed i tronchi disposti in modo tale da dargli la forma di una caravella. Per questo lo chiamano Nave. Si trova nel territorio del comune di Mascali, confinante con Sant’Alfio.

Prima di arrivare a Milo, a Fornazzo, nel mezzo della piazza c’è un bel BAGOLARO centenario col tronco dalla circonferenza di circa 3 m. Questo è un albero soprannominato “spaccasassi” per le sue radici che sanno trovarsi un varco verso l’acqua anche attraverso le pietre. Frugale e resistente, ha foglie seghettate a forma di piuma e frutti simili a magre ciliegie gialle e poi nere, commestibili anche per gli umani e dai cui noccioli si può ricavare olio.

A Milo si trovano i cartelli bianchi che indicano come raggiungere il LECCIO della possibile età di 500 anni, chiamato “ilice di Carlino”. Arrivati al frantoio delle pietre laviche, che si riconosce dalle vistose strutture, si sale ancora un poco lungo la strada fino a che si vede, sulla sinistra, una strada lastricata con pietre dell’Etna. Lasciando il proprio automezzo, si sale quella strada e, dopo 50 metri, si prende la deviazione verso sinistra. Si percorre per circa 15 minuti la strada ben presto sterrata fino a raggiungere una costruzione diroccata. Sulla destra si vede una recinzione del demanio forestale che si scavalca con la caratteristica scaletta. Si sale per la strada per cinque minuti fino ad un piano dove devia. Prendere a sinistra fino a raggiungere un passaggio nella recinzione, dove un cartello indica l’albero. Da lì si percorre il sentiero appena percettibile fra gli alberi, scendendo 5 minuti fino a raggiungere alcune costruzioni in rovina ed il bellissimo albero, in un’atmosfera fiabesca. Il leccio è una quercia sempreverde il cui nome scientifico è “quercus ilex” in cui si riconosce la parola siciliana ilice. Le sue ghiande sono ottimo cibo per molti animali.