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Alberi monumentali del Veneto, provincia di Venezia

by 13 Dicembre 2008
tassodi di villa pisani a Stra

tassodi di villa pisani a Stra

 

A Stra, nel parco della villa Pisani ci sono CIPRESSI CALVI molto belli intorno allo stagno del Kaffee Haus. Questi alberi non sono in realtà dei cipressi, ma dei tassodi, più simili ai tassi nel tipo di fogliame, ma al contrario di questi, perdono le foglioline in inverno, dopo che si sono colorate di un intenso rosso fulvo. Sono stati importati dalle zone paludose degli Stati Uniti ed hanno conservato una particolarità che aggiunge interesse al loro già bell’aspetto. Sulle radici, infatti, che di solito si trovano immerse nell’acqua e non hanno abbastanza ossigeno per respirare, crescono delle protuberanze alte dai 20 centimetri ad un metro, per ossigenarsi all’aria. Questi esemplari hanno oltre 100 anni. I TIGLI, lungo il viale che porta da lì verso la villa, sono più che centenari, alti, con le foglie a forma di cuore e riconoscibili facilmente all’inizio di giugno, quando i loro numerosi fiori color giallo chiaro profumano intensamente l’aria. I tigli sono considerati fin dall’antichità alberi guaritori, per le loro numerose virtù in questo senso. La più nota, ancora utilizzata è quella offerta dai fiori che, essiccati, servono per fare squisite tisane antispasmodiche contro le malattie da raffreddamento. Sulla pianta, attirano le api che ne fanno il ben noto miele. Dall’Alto Adige in su, sono alberi molto rispettati, un tempo piantati al centro delle piazze di paese per farvi le riunioni alla loro ombra. I PLATANI vicino alle scuderie sono alberi altissimi, dalla corteccia chiara, a volte bianca, che si sfalda a placche con effetto mimetico. Si riconoscono facilmente anche dalle grandi foglie coriacee palmate che, in autunno, diventano di un bel giallo e arancio. I CARPINI sul lato sinistro del parco si riconoscono dal tronco che sembra un fascio di muscoli e dalle foglie ovali appuntite che, in autunno diventano di un bel giallo. Sono tipici dell’Europa e dell’Italia.

A Mira, nel parco Villa dei Leoni ci sono grandi PLATANI (vedi descrizione sopra).

Sulla punta dello sperone di Mira Porte una magnifica MAGNOLIA sempreverde della probabile età di 300 anni, forse una delle più antiche del Veneto. E’ originaria degli Stati Uniti ed è stata fra i primi alberi a mettere fiori a corolla. Il metodo più antico di impollinazione, attraverso il vento che trasporta il polline dalle infiorescenze maschili a quelle femminili, tuttora usato dalle conifere, è stato migliorato con i fiori a corolla i cui colori, profumo e nettare attira api, bombi, farfalle che, nel visitarli per nutrirsi della generosa offerta, si impolverano di polline che poi, nella visita al successivo fiore, della stessa specie, lo fecondano. Coi frutti, l’albero segue lo stesso lungimirante procedimento di attrazione con colore, profumo, polpa in modo che uccelli e piccoli mammiferi, nutrendosene e trasportando il seme al suo interno, propaghino la specie il più lontano possibile.

Mirano è ricca di corsi d’acqua e d’alberi. Nel parco comunale, tra i più belli ci sono una MAGNOLIA sempreverde di circa 200 anni ed un CEDRO DEL LIBANO, vicini all’ingresso da via Bastia Fuori. Nella stessa strada, poco più avanti, dopo la biblioteca, spunta oltre il muro, visibile dal cancello di una proprietà in semi-abbandono, un grosso GELSO, di almeno 200 anni.

Nel comune di Mirano, via Ballò, 29, se si passa a Febbraio si può ammirare un meraviglioso CALICANTO centenario nel giardinetto di una casa, dove un tempo c’era probabilmente il giardino di una villa. L’arbusto coi fiori dal profumo di paradiso, ha una base di 4 metri di circonferenza, dalla quale spuntano molti polloni che poi formano la chioma alta all’incirca 5 metri.

farnia di Fossalta di Portogruaro

farnia di Fossalta di Portogruaro

 

A Noale, appena fuori dalla cittadina in direzione Nord, dopo aver imboccato la strada che porta a Montebelluna, lungo la strada sulla sinistra, prima di un corso d’acqua si vede una bella QUERCIA FARNIA, con un tronco dalla circonferenza di oltre tre metri, che doveva essere stata piantata più di cent’anni fa per segnare un confine.  La farnia è una quercia meno adatta delle altre ai terreni secchi. Infatti la si trova volentieri dove c’è abbondanza d’acqua. Tutte le altre querce hanno radici più profonde e maggior autonomia.

Nella bellissima e originale Portogruaro, proprio dietro il duomo, dove passa il fiume Lemene, attraversando il ponticello con i due mulini e seguendo per qualche metro la bella passeggiata si raggiungono i due PLATANI saldati alle radici e inclinati in direzioni opposte ma parallele al corso d’acqua. Hanno all’incirca 100 anni e sono davvero molto belli, oltre che inseriti in modo scenografico nel paesaggio.

A Concordia Sagittaria (da sagittae, le frecce che lì venivano prodotte in epoca romana) vicino alla chiesa, in via I maggio 107, a ridosso del muro c’è uno SPINO DI GIUDA di 130 anni circa. Sul muricciolo c’è la riproduzione di un antico ed inconsueto orologio solare, preso dall’originale che si trova nel museo. E’ stata l’iniziativa di un’insegnante appassionata di scavi, proprietaria del terreno.

A Villanova di Sant’Antonio, nel comune di Fossalta di Portogruaro, davanti alla chiesetta di Sant’Antonio, una QUERCIA (farnia) spettacolare di circa 700 anni, dalla circonferenza di 10 metri e l’altezza di 20. La quercia è uno degli alberi più robusti e antichi dell’Europa e dell’Italia. Le sue ghiande sono state usate in passato anche per farne farina per il pane o per nutrire i maiali. La corteccia, ricca di tannini, cura molte malattie della pelle. E’ stata un albero sacro in tutto il mondo antico

Lungo la provinciale che da San Michele al Tagliamento porta a Bibione, prima di Bevazzana, sulla destra si noteranno facilmente sette bellissimi FRASSINI centenari, prima di un edificio rurale. Dimostrano quanto il paesaggio potrebbe essere facilmente migliorato in senso estetico e di sicurezza (danno solidità agli argini), di salute (purificano le acque e l’aria, danno una piacevole ombra d’estate). Dato che hanno avuto sufficiente spazio per espandersi, si sono mantenuti relativamente bassi, con vantaggio per la tenuta.

Un bel PIOPPO BIANCO si trova prima di arrivare a Brian provenendo da nord, sul lato sinistro, vicino alla ex scuola del Termine. Il posto è molto suggestivo, accanto ai resti della scuola velati dagli alberi che la circondano, vicino all’idrovora della bonifica.

Nella frazione del comune di Jesolo, Piave Nuovo, al km. 7.7 della strada provinciale 47, vicino al fiume c’è un PIOPPO BIANCO di circa 100 anni, molto armonioso, alto circa 35 metri. Tra i pioppi, alberi comuni in zone umide, quelli bianchi da giovani hanno la corteccia immacolata, che col tempo di fessura e si scurisce. Anche le foglie hanno la pagina inferiore bianca e pelosa, quella superiore invece è verde scuro. C’è poi la varietà grigia, incrocio fra il bianco ed il tremulo. Quest’ultimo ha foglie all’estremità di un lungo picciolo e per questo in continuo movimento, al minimo alito d’aria. Il pioppo nero ha la corteccia scura e foglie verdi a forma triangolare. Quello cipressino ha foglie come quello nero ma la forma stretta del cipresso.

Quando arrivando da Pordenone si passa per il comune di Cinto, sul fiume Caomaggiore, sulla destra si vede un grande GELSO dalla forma a candelabro. Da 400 anni vive vicino al mulino dove ancora si macina il granoturco. Questo tipo di albero era molto diffuso nei secoli scorsi perché le sue foglie erano il cibo per i bachi da seta, allevati dai contadini per integrare i magri guadagni. Ha foglie di forme diverse sullo stesso albero: a forma di cuore o a punta d’alabarda. E’ una caratteristica della famiglia delle moracee, come il fico.

 

Alberi monumentali del Veneto, provincia di Verona

by 12 Dicembre 2008
gelso di Verona

gelso di Verona

 

Nel comune di Caprino, località Platano, c’è il PLATANO più antico d’Italia, facilmente visibile lungo la strada. Contrariamente alla consueta struttura di questo albero, che solitamente diventa molto alto, questo è relativamente basso, (circa 20 metri) con un tronco dalla circonferenza di forse 12 metri, bitorzoluto e conformato con un’inclinazione che ha consentito la facile scalata a 100 bersaglieri della banda austriaca nel 1937, in occasione di esercitazioni militari. Per questo è chiamato platano dei 100 bersaglieri. Potrebbe avere dai 400 ai 700 anni. Vale la pena di vederlo per la sua forma inconsueta e l’aspetto imponente, nonostante la perdita di alcuni grossi rami.

Nel comune di San’Anna d’Alfaedo, località Ponte di Veja dove c’è un ponte naturale di pietra, in un luogo impressionante, con resti di insediamenti preistorici, ci sono due CASTAGNI di cui uno del tempo di Dante, ma in condizioni pietose per le mutilazioni subite.

Nella bella Malcesine, sul lago di Garda, dove la coltivazione dell’olivo è intensa, ce ne sono di vecchissimi tra cui uno di espressività eccezionale. Salendo a piedi dalla stradina che parte a destra della funivia, la via Saltarino, poco dopo essere diventata un sentiero si vede sulla destra l’albero di almeno 400 anni che ha perso tutta la parte centrale e sembra fatto di due gemelli uno di fronte all’altro, su sinuosi gambi. Si può attraversare tutto il podere e vedere vari altri olivi dalle forme interessanti e poi scendere dalla strada per paier ed ammirarne ancora.

A Cerro (circa 700 m slm) tra il municipio e la chiesa vive uno straordinario ibrido fra una QUERCIA CERRO ed una SUGHERA. E’ infatti sempreverde come la sughera (dalla cui corteccia si ricava il sughero) ma ha le foglie lobate come le altre querce, benché più piccole. Il suo tronco è perfettamente diritto e alto, mentre i suoi rami formano un’armoniosa raggiera come è raro vederne. L’età è di difficile valutazione. Apparentemente dai due ai quattrocento anni (circonferenza del tronco 4 m e diametro della chioma 20). Il paese, originariamente si chiamava Alfena, cambiato in Cerro nel 500, forse a causa della presenza di quel tipo d’albero, che però si chiama quercus crenata, molto raro. Mantiene le foglie verdi sui rami fino a primavera, poi se ne spoglia e verso maggio mette quelle nuove.

Quattro chilometri prima di Erbezzo, a circa 1000 m. slm c’è un gruppetto di case coloniche in località Chiomati. Sul prato dietro di loro un ACERO DI MONTE di oltre cent’anni, bellissimo anche per la sua posizione solitaria. Nel prato sottostante, poco prima di raggiungere le case, un NOCE più o meno coetaneo, di aspetto altrettanto solenne. L’acero ha foglie palmate e frutti che sembrano insetti alati, grandi come libellule. Il noce ha una corteccia facile da riconoscere, quando è adulto, perché è fatta a lunghe placche di un grigio molto chiaro con solchi scuri. Le foglie sono relativamente grandi, di un ovale più largo verso l’apice e di un verde leggermente bronzato che si distingue agevolmente fra gli altri.

 

cipresso a Verona

cipresso del giardino Giusti Verona

 

Da Erbezzo, prendere la strada che sale verso le malghe e, quando si vedrà sulla sinistra una strada secondaria che sale, seguirla fino alla seconda casa che si trova, a malga Dardo, a 1370 m slm. Lì lasciare il mezzo e continuare seguendo il sentiero in costa per circa 500 m fino a trovare, appena un po’ più in basso e rivolti verso Erbezzo due magnifici, enormi FAGGI, col tronco di 6 m di circonferenza e almeno 200 anni d’età. Uno aveva due tronchi e ne è rimasto solo uno. I faggi hanno piccole foglie ovali di un bel verde vivace e una fine corteccia grigia.

Se invece di salire a malga Dardo si scende verso malga Derocon, si trova lungo la stradina un bellissimo FAGGIO di misure ed età simili a quelli già citati. Si può proseguire fino alla malga che è un parco a pagamento, aperto da Aprile a metà giugno e da metà settembre a metà ottobre solo la domenica fino alle 17. Da metà giugno a metà settembre apre tutti i giorni con lo stesso orario.

Dopo Montorio, nel paese di Mizzole c’è un FRASSINO dentro una cappella, coi rami che escono attraverso la grata. Sembra fosse stato piantato nel seicento in onore di santa Eurosia che aveva protetto gli abitanti dalla peste. Quando l’albero sembrava ormai morto e si era deciso di tagliarlo, questo era invece rifiorito. Così è rimasto. Quello attuale, però dovrebbe risalire agli anni ’40 del novecento. Il frassino ha foglie pennate e seghettate, frutti alati in grappolo.

Nel pieno centro di Verona, vicino alla piazza delle erbe, c’è una piazza con due nomi, più il nome popolare. Si chiama piazza Viviani nella parte davanti all’ex palazzo delle poste e piazza indipendenza nella parte alberata. La gente, però, la conosce come piazza delle poste. Nella parte alberata, due bellissimi GINKGO BILOBA di oltre 200 anni, alti una ventina di metri. All’altra estremità della piazza, un altrettanto degno e coetaneo PLATANO. I due ginkgo sono maschi. La maggior parte degli alberi è ermafrodita ma alcune specie hanno sessi separati. E’ il caso degli antichissimi ginkgo, la cui specie è arrivata indenne attraverso gli sconvolgimenti dell’era giurassica. I maschi si riconoscono già a primavera quando le loro infiorescenze cadono a terra dopo aver sparso il polline a mezzo del vento verso le eventuali femmine. Queste ultime fanno frutti simili a piccole prugne color grigio rosato. Se le si lasciano marcire a terra puzzano molto. In oriente le mangiano e lo stesso fanno con i noccioli. I platani sono fra gli alberi decidui (che perdono le foglie in inverno) più grandi che abbiamo in Italia, insieme ai pioppi.

Appena entrati nel giardino Giusti, si vede un bel CIPRESSO di cinquecento anni, col tronco dalla circonferenza di circa 4,5 metri, piantato probabilmente quando l’elegante giardino sempreverde è stato realizzato.

Sulla collina di Verona, appena entrati nel parco delle colombare, si prende il sentiero che scende a destra della casa del custode. Appena il sentiero risale, si trova un amplissimo GELSO che potrebbe avere due o trecento anni, dal gran tronco e dai lunghissimi rami, mai tagliati per dare le foglie in pasto ai bachi da seta. Per questo sono cresciuti fino a doversi di nuovo appoggiare a terra, dopo un bell’arco.

A Volargne (comune di Dolcé) lungo l’Adige davanti a villa Giulia c’è un vecchissimo CIPRESSO che non assomiglia agli altri alberi della sua specie. Anzitutto perché è relativamente basso, dato che gli manca la punta, poi perché ha enormi rami orizzontali, del tutto inconsueti, che lo fanno assomigliare ad una Tuja. Inoltre non ha la chioma compatta e chiusa, ma aperta e a macchia. E’ probabilmente un cipresso del tipo originario dell’Italia, che in Toscana chiamano cipressa proprio per la sua apertura.

A Corte Pietà, podere del comune di Sona, c’è un enorme BAGOLARO in cattive condizioni e certo vecchio di vari secoli. Questo tipo di albero è molto robusto e frugale con foglie lunghe e seghettate, frutti a sferetta come quelli del tiglio.

 

 

Alberi monumentali del Veneto, provincia di Vicenza

by 11 Dicembre 2008
carpine di Calvene

carpine di Calvene

 

A Santorso, nel parco della villa Rossi (Lanerossi), aperto solo da Aprile ad Ottobre, ci sono alcuni begli alberi monumentali, tra cui dei CIPRESSI CALVI, la cui bellezza appare appieno solo in Novembre/Dicembre, quando le loro foglie diventano di un magnifico rosso ruggine, prima di cadere. Fortunatamente sono visibili anche dalla strada perché si trovano vicini al cancello. Da lì si può vedere il piccolo stagno che simula il loro ambiente naturale originario (le paludi d’America) e gli pneumatofori, le caratteristiche protuberanze delle loro radici che escono dal terreno e si alzano fino anche ad un metro di altezza, come piccole sculture. Servono per respirare, visto che l’acqua lo impedisce. Questi alberi non sono in realtà dei cipressi, ma dei tassodi, più simili ai tassi nel tipo di fogliame.

A Piovene Rocchette, all’inizio della via Alessandro Rossi, sulla sinistra si vede uno fra i più bei CEDRI DEODARA che si possano immaginare. E’ adesso proprietà di un ristoratore ma, all’inizio del novecento era stato piantato nel giardino della villa Cercenà, uno dei dirigenti del lanificio Rossi. Il cedro deodara, simile a quello del Libano ma con gli aghi più lunghi e morbidi è di origine Himalayana. Deodara significa “degli dei” a causa del suo legno profumato. Questo esemplare ha più fusti, come è tipico della specie. Di questo tipo di cedro esiste una varietà pendula dalle forme bizzarre, che lo fanno somigliare spesso ad un grande animale dalla pelliccia di aghi verdi.

A Trissino, nel parco dell’omonima villa che era appartenuta all’umanista e letterato Trissino, ci sono molti alberi di un’età all’incirca di 400 anni. QUERCE, SPINO DI GIUDA, LECCI, TASSI, BOSSI e, sorprendentemente, un’EDERA che riveste l’interno le rovine della villa inferiore, coronandola poi di fronde. I grossi fusti, del diametro di 15 cm si assottigliano e si diramano sostenendo i muri. L’edera non è una pianta parassita, come qualcuno crede. Anche quando si arrampica sugli alberi provvede da sola al proprio nutrimento. I suoi frutti sono velenosi ma ha varie proprietà curative, come del resto tutti i vegetali.

Dalla via dell’ora 44, nella parte bassa del paese, parte un suggestivo viale di vecchi GELSI verso una villa sulla collina. Questi alberi dal tenero legno color cannella, di origine cinese, erano stati importanti per nutrire i bachi da seta.

Sull’altipiano di Asiago, passate le prime frazioni di Fondi e Cavrari, la strada scende. Dopo una casetta diroccata, senza tetto, si avvista una grande casa rossa, sulla sinistra. Sulla curva che la precede, una strada sterrata porta a Malga Colpi. A 500 m. dall’inizio della strada si trovano dapprima un grande FRASSINO, dalla forma perfetta ma dalla chioma ormai rada. Poi, più avanti, solitario un bel FAGGIO in perfetta salute.

Sempre sull’altopiano, a Cesuna, partendo dalla chiesa si sale verso la via casa macia dove inizialmente si trova un pollaio all’aperto dove sono di casa anche dei bei pavoni. In quello spazio c’è un grande “buso del por” una voragine che un tempo era profondissimo. Salendo ancora un poco si trova un cippo commemorativo della guerra e poi uno più piccolo che segna il confine fra i comuni di Roana e Cogollo del Cengio. Sulla sinistra c’è uno stagno per il bestiame, ottenuto impermeabilizzando il fondo con foglie di faggio e argilla presa da scavi occasionali. La stradina sulla destra ha, in fila un grande maggiociondolo, un SORBO DEGLI UCCELLATORI di età e volume ragguardevoli. Si può facilmente notare che la chioma di entrambi è molto più sviluppata verso sud, cioè verso il sole, fonte di vita Il sorbo degli uccellatori ha foglie pennate piccole, fiori bianchi ad ombrella che diventano bacche rosse in autunno.

A Thiene, nel castello di fronte al municipio, ci sono bellissimi IPPOCASTANI. Questi alberi, importati dalla Turchia, fanno castagne curative della tosse dei cavalli. Per questo, un tempo erano piantati presso le stazioni di posta. Si riconoscono dalle belle foglie disposte a raggiera. Purtroppo, moltissimi sono malati.

 

faggio di Asiago

faggio di Asiago

 

A Calvene, oltrepassata la piazza del municipio e della chiesa, dopo poco si trova a sinistra la via Bardagni. Risalirla per un chilometro circa fino a che, vedendo alcuni pioppi e un piazzale con tettoia sulla destra, si prende a sinistra la via Maso procedendo per un altro chilometro. Trovate alcune case sul dosso della collina, proseguire un centinaio di metri fino a che, sulla sinistra in cima ad un poggio si vede un armonioso CARPINE NERO di circa duecento anni. Il carpine è un albero tipicamente europeo. Si riconosce dalle piccole foglie a punta di lancia e seghettate. Questo esemplare ha la scorza a lunghe scaglie, simile alla vite e radici profonde, adatte ai pendii ed ai luoghi scarsi d’acqua.

A Nove, partendo dal Municipio, un bellissimo viale di SOPHORA JAPONICA della possibile età di 150 anni, è quello che resta del giardino di una villa adesso in restauro, lungo la strada che ha tagliato in due la proprietà. Poco oltre, nel cortile di una fabbrica di ceramica, due bei mulini sono azionati dall’acqua limpida di una roggia che un tempo ne muoveva 24.

Dalla fiabesca Marostica, andare a San Floriano e salire verso il ristorante Rosina. Parcheggiare vicino alla chiesa dei ciclisti e prendere la stradina che sale proprio accanto al ristorante. Dopo pochi minuti si trova un gruppetto di case e risalendo ancora un po’ si entra in bosco dove, subito, si trova una vecchia QUERCIA roverella, di almeno 500 anni. Accanto c’è una casetta in rovina, sostenuta da un’edera che l’avvolge per intero.

Sempre da Marostica, andare verso Crosara e, appena si comincia a salire si trova sulla destra l’indicazione per la chiesa dei Capitelli. Parcheggiare e prendere la stradina mulattiera del sette, che porta addirittura fino ad Innsbruck. Dopo pochi minuti, invece, si arriva in una proprietà privata (Baù Mario) dove c’è un magnifico CASTAGNO marronaro, di circa 500 anni. Le castagne hanno nutrito generazioni di persone. Con la loro farina si possono preparare molti piatti gustosi.

A Bassano il Giardino Parolini, di fronte alla stazione degli autobus, era in passato quello di una villa privata. Adesso è un giardino pubblico dove d’estate si fanno proiezioni cinematografiche all’aperto. Il giardino conserva una bella atmosfera intima, grazie alla fitta vicinanza di tanti alberi delle provenienze più diverse e di età considerevole, nonostante gli interventi umani che hanno tentato in tutti i modi di distruggerla. Un bellissimo NOCE DEL CAUCASO, dalle infruttescenze pendenti come orecchini, su un sentierino appartato, prima di arrivare al campo giochi dei bambini, un GINGKO BILOBA presso un piccolo stagno, che si riconosce subito per il suo profilo angoloso e le belle foglie a ventaglio lungo i rami principali, che in autunno diventano di un giallo molto intenso. Questo tipo d’albero è fra i pochissimi arrivati alla nostra era da quella giurassica. E’ curativo in tutte le sue parti, resistentissimo all’inquinamento. Ha sessi distinti ed i frutti, che sono portati dalla femmina, sono una leccornia, in Oriente. Da noi, che non conosciamo i procedimenti di cottura, vengono lasciati marcire a terra e, allora, puzzano. C’è un PINO DOMESTICO (da pinoli), uno NERO molto belli, un OLIVO dalla chioma straordinariamente ampia. Nello spazio dedicato ai giochi per bambini c’è un antico ALBERO DI GIUDA dalla forma ad arco, molto bello, che a primavera fa fiori di un rosa intenso, anche direttamente dal tronco. Ci sono poi BOSSI, CIPRESSI toscani e dell’Himalaya e molti altri alberi che vale la pena di conoscere.

Prima di entrare a Bassano da Ovest, si trova il cimitero alla fine di un lungo viale di CIPRESSI di età ragguardevole e di aspetto molto sano. Resistono in mezzo a costruzioni recenti e ben poco poetiche. Il cipresso è facilmente riconoscibile dalla sua forma affusolata. Resiste molto bene alla siccità, è molto longevo ed è usato come frangivento. Infatti, le sue radici a fittone e la sua chioma stretta, non offrono appiglio al vento che, invece, deve girargli intorno e, quando si trova in filari, riesce a rallentarlo e a proteggere i campi dal disseccamento. Gli oli essenziali del cipresso lo rendono inattaccabile ai tarli e imputrescibile.

 

 

 

Consumare cosa?

by 11 Febbraio 2007

 

 

limone all'inizio del suo sviluppo

limone all’inizio del suo sviluppo

Mangiare più frutta, verdura e cereali invece di carne, insaccati, formaggi e uova ha come effetto: di avere una pelle più bella ed un alito più piacevole, di ingrassare meno e di restare più sani, di ridurre l’inquinamento che deriva dalle enormi quantità di letame prodotto, a meno che non lo si utilizzi per farne biogas o carta, di evitare l’inquinamento da carburante con il trasporto a mezzo camion e aereo, oltre a quello per la trasformazione in scatolame e altro, di ridurre i maltrattamenti agli animali che vengono allevati al solo scopo di produrre carne, latte e uova in condizioni a volte terribili, di evitare la costruzione di brutte stalle e brutti macchinari che consumano elettricità per l’illuminazione ed il lavoro da svolgere, di evitare l’utilizzo di acqua e di energia molto elevati per l’allevamento degli animali e per la loro trasformazione in cibo.

Tutti i prodotti animali, salvo rare eccezioni, comportano il loro maltrattamento e uccisione. Quindi si dovrebbe evitare di comperare pellicce e pellami. Gomma, tela, alcantara e altri li possono sostituire. Sarebbe inoltre opportuno ridurre il consumo di carne, pesce e prodotti animali in genere, sostituendoli con legumi e cereali.

Per far crescere zucchine, pomodori, insalate, riso o ciliegie, mele pesche, ci vogliono solo mesi.

Per far crescere un animale da trasformare in cibo per gli uomini ci vogliono anni.

ECCO ALCUNI DATI SU QUANTO PETROLIO OCCORRE PER L’ENERGIA DESTINATA A PRODURRE, TRASPORTARE E VENDERE ALCUNI BENI DI LARGO CONSUMO

1 t. di cereali = 1 q. di petrolio

1 t. di carne = 50 q. di petrolio (5 t.)

(1 bovino di 5 q.) = (10 q. di petrolio)

1t. di verdura in serra = 10 q. di petrolio (1 t.)

CONSUMARE PRODOTTI LOCALI, SEMPLICI E DI STAGIONE, DUNQUE,OLTRE AD ESSERE UTILE ALL’ECONOMIA LOCALE, E’ MOLTO MENO INQUINANTE E COSTOSO

1 t. di plastica = 2,5 t. di petrolio

1 t. di alluminio = 5 t. di petrolio

1 t. di auto = 3 t. di petrolio

Come avere più tempo

by 10 Febbraio 2007

Essere molto occupati ostacola il pensare e se questo in certi casi può essere opportuno, spesso diventa un modo per sfuggire alle proprie responsabilità e allora diventa negativo. I problemi che si sfuggono, prima o poi rivelano i danni che provocano, ricadendo spesso su altre persone. Dedicare tempo al mondo interiore è invece ciò che aiuta a risolvere o almeno ad attenuare i problemi e a trovare il tempo per fare ciò che davvero conta per la qualità della vita.

La mancanza di tempo dipende in parte da un forte condizionamento sociale, perché quello che fanno molte persone o addirittura la maggioranza è, inconsapevolmente, ritenuto giusto o inevitabile. Inoltre, dato che chi è molto occupato appare come più importante di chi lo è meno, si tende ad imitare i suoi comportamenti. Questo perché il bisogno di sentirsi considerati dagli altri è fortissimo.

Tutto questo porta, però, effetti negativi sia suoi singoli che sulla collettività. Ogni tanto se ne manifestano gli effetti, come sta avvenendo adesso. Economia ed ambiente sono oppressi dalla corsa al superfluo e dallo spreco fatti negli anni passati.

Prima che avvenga lo spreco materiale, è quello interiore a realizzarsi. Avere una casa perfetta a scapito del tempo da dedicare al proprio mondo interiore è una scelta pericolosa.

Perché ci siano cambiamenti positivi nella società occorre che i singoli si rendano più autonomi rispetto alle spinte che vengono dall’esterno o dall’incuria della propria spiritualità. Per questo occorre conoscere meglio sé stessi, le proprie debolezze e la propria forza. Chi sa reggersi da solo riesce a sostenere anche gli altri. o, almeno, non graverà su di loro.

Fermarsi a riflettere permetterà un po’ alla volta di fare cose che davvero si desiderano e sono utili, con una soddisfazione ben superiore a quella che risulta dal lasciarsi trascinare in scelte inadatte. Avere più tempo a disposizione permette di fare le cose meglio, risparmiare energia e denaro.

Occorre anzitutto riconoscere e scegliere ciò che davvero é importante. Poi avere il coraggio di liberarsi di ciò che appesantisce.

Continua con Come avere più tempo: approfondimenti

Donne degli alberi

by 6 Febbraio 2007

Wangari Maathai foto da Wikipedia

 

Wangari Maathai, biologa keniota, nel 2004 ha vinto il premio Nobel per la pace e l’ambiente, dopo aver dedicato la vita alla difesa del territorio, realizzata secondo modalità femminili. Ha fatto piantare 30 milioni di alberi là dove il disboscamento stava provocando un’erosione che avrebbe danneggiato immensamente il suo Paese. Ha creato il Green Belt Movement, col quale ha dato modo alle famiglie contadine, ed in particolare alle donne, di piantare e sorvegliare la crescita degli alberi. Questo ha offerto loro la possibilità di sentirsi gratificate moralmente ed economicamente, dato che questa attività dava anche un piccolo e gradito reddito supplementare.

E’ riuscita a coinvolgere la popolazione per sventare la distruzione dell’unico parco cittadino di Nairobi, dove sarebbe dovuto sorgere un enorme centro commerciale. Le sue attività le hanno valso la fine del suo matrimonio, l’imprigionamento e attacchi alla sua stessa vita. Entrata in politica, ha fondato il Mazingira Green Party, oltre ad aver avuto varie cariche importanti per la protezione dell’ambiente e della pace.

E’ possibile leggere la sua auto-biografia, uscita in Italia nel 2006.

 

Giulia Buttefly Hill – foto da Produzione dal Basso

 

Julia Butterfly Hill è invece una giovane statunitense poco più che trentenne, diventata celebre per aver vissuto durante due anni su una sequoia, evitando che venisse abbattuta e che il bosco fosse distrutto. Nel 1997, un gruppo di attivisti aveva deciso di installarsi sugli alberi rimasti in una zona già parzialmente disboscata e che, per questo, era già franata distruggendo diverse case. Per poter resistere più a lungo, in una notte di luna piena era stata costruita una piattaforma su una grande sequoia, chiamata da allora Luna. Julia non pensava di rimanerci tanto tempo, ma alla fine sono stati necessari due anni per attirare un’attenzione sufficiente sulla questione. Naturalmente, hanno cercato di farla scendere spaventandola e tagliandole i viveri. Lei ha resistito ed ha ottenuto un grande risultato. Ha poi fondato l’associazione Circle of Life. Si occupa da allora di difendere l’ambiente e di diffondere la cultura vegana. “Ognuno può fare la differenza” è il titolo del libro che racconta la sua esperienza.