I miei articoli

Messaggi odorosi

by 6 Febbraio 2007
naso

acquerello di Anna Cassarino

Un fitto tappeto di cellule nelle foglie e i petali delle creature vegetali riconosce i fili, le strisce, i brandelli, i teli di aromi trasportati dall’aria o nell’acqua per metri, per chilometri, fino a che si sfilacciano, si polverizzano e poco a poco scompaiono. Allo stesso modo in cui noi distinguiamo le parole di un discorso, con i suoi significati evidenti e sottintesi, i toni e le sfumature che ne esaltano o appiattiscono il significato, le piante comprendono i messaggi odorosi che arrivano loro da distanze impensabili per la vista ed il suono. Rispondono emanando a loro volta effluvi dalla composizione chimica che renderà le loro risposte altrettanto riconoscibili.

Dalle antenne degli insetti, la pelle dei pesci, le lingue dei rettili, le mucose nei nasi dei mammiferi, il più antico, immediato ed efficace sistema di comunicazione viene riconosciuto e suscita reazioni altrettanto rapide nei corpi delle creature dotate di ali o di zampe, quanto in quelli che hanno radici e foglie.

Molto minore è la sensibilità nella mucosa del nostro naso, che riconosce solo gli odori più forti da quando l’uomo ha abbandonato in buona parte questo modo di comunicare e di esprimersi, a favore delle forme, dei colori, delle parole.

Eppure, nella parte più antica del nostro cervello, simile a quella dei rettili e che risponde solo all’istinto, il linguaggio degli odori arriva ancora e il nostro corpo vi risponde. Odori che la nostra coscienza non riconosce, sono avvertiti e provocano reazioni, a nostra insaputa, là dove siamo uguali agli animali e ai vegetali.

E’ così che i cani, almeno quaranta volte più sensibili degli uomini nell’olfatto, sanno di noi ciò che la nostra consapevolezza ignora. Capiscono in questo modo le nostre sensazioni e, addirittura, il nostro stato di salute.

L’attenzione su questo aspetto si è attivata quando alcuni anni fa, in Inghilterra, il cane di una donna che aveva una piccola macchia scura sulla gamba, aveva iniziato ad annusarla con insistenza. Dal dermatologo ha scoperto un melanoma ad uno stadio non ancora pericoloso, che è stato eliminato.

Da allora sono iniziate le ricerche e l’addestramento dei cani per le diagnosi precoci di certe malattie. Così come vengono abituati a rintracciare persone scomparse, a riconoscere droghe ed esplosivi, adesso aiutano i medici in modo molto più rapido, economico e non invasivo oltre che, sicuramente, più simpatico di qualsiasi macchina.

Anche l’udito nei cani ha possibilità ben più ampie, rispetto alle nostre.

Infatti, mentre noi siamo insensibili agli ultrasuoni, che hanno una frequenza indecifrabile dal nostro orecchio, molti animali li percepiscono con chiarezza. Sono quelli emessi dalla terra prima dei terremoti o delle eruzioni vulcaniche, che in questo modo danno il tempo di correre ai ripari.

 

IDROTERAPIA: LA SCOPERTA DELL’ACQUA FREDDA

by 5 Febbraio 2007

 

vasca per idroterapia

vasca per idroterapia

 

Sono stati in tanti, fin dalle epoche più antiche, ad usare i bagni parziali o totali in acqua fredda per guarire molti mali. Agli inizi del diciannovesimo secolo, il giovane studente di teologia tedesco Sebastian Kneipp, non riuscendo a guarire dalla tubercolosi con le cure che gli avevano prescritto, ha cercato fra i libri un metodo che potesse seguire da solo. Ha così scoperto l’opera dei medici cinesi Hahn sull’idroterapia. Ogni giorno, da allora e per sei mesi, si era fatto una corsa a piedi per poi tuffarsi velocemente nel Danubio ed uscirne subito. Poi si era rivestito per rimetteitorsi a correre, questa volta verso casa. In questo modo era guarito. Da allora aveva sviluppato cure per moltissime malattie, con applicazioni d’acqua calda e fredda alternate che, nonostante le inevitabili difficoltà, si erano diffuse nei paesi di lingua tedesca agli USA, dove sono tuttora praticate.

La semplice acqua fredda, quando viene a contatto col corpo ben caldo, fa contrarre bruscamente dapprima i pori, poi i vasi sanguigni e via via ciò che si trova più in profondità. Questa azione meccanica ottiene l’effetto immediato di tonificare le parti e di far defluire le tossine che vi si trovano. Inoltre, per reazione il corpo attiva velocemente le sue difese, rendendo più vivace il sistema immunitario. Occorre naturalmente sempre mettere in pratica le cure dopo averne ben capito il funzionamento e con tutte le norme di prudenza necessarie in ogni attività. Nelle località montane dell’Alto Adige, come Solda, è possibile trovare percorsi di salute in cui è incluso il bagno dei piedi, delle mani e degli avambracci nell’acqua dei torrenti, fatta defluire in piccole vasche sicure.

In particolare per le donne con problemi di circolazione con gonfiore alle gambe ed ai piedi, il giovamento sarà molto gradito. La qualità della vita non dipende solo dal denaro.

 

 

IL CIBO COME MEDICINA

by 4 Febbraio 2007

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Il cibo che entra nel nostro corpo lo costruisce e lo modifica. Considerarlo semplice carburante o soddisfazione di un piacere è una riduzione che produce gravi errori. Anzitutto le esigenze e le preferenze del corpo sono in stretta relazione con il carattere e lo stile di vita che abbiamo. Dunque, nel mangiare dobbiamo tenerne conto perché, anche se ci nutriamo in modo sano, possiamo avere certe necessità che esigono un’alimentazione diversa, pur se ritenuta genericamente corretta: ad esempio, mangiare più riso che pasta. Col tempo, se non se ne tiene conto ci possiamo ammalare e, proprio dalla malattia, possiamo capire dove abbiamo trascurato qualcosa di importante. E’ infatti un segnale, un linguaggio da capire, qualcosa che ci avverte del bisogno di cambiamento.

In certi casi è inutile e dannoso prendere medicinali. Molti disturbi si possono curare solo con una dieta corretta. Ciò che viene scartato, come urina e feci, può dire molto, anche prima che arrivi la malattia. Purtroppo, il massimo che ci viene richiesto da un medico, (quando lo chiede), è se abbiamo una regolare attività di evacuazione. Raramente chiede come avviene. Invece è importante saperlo, perché anche questo rivela molte cose.

Consistenza, frequenza, colore, odore esprimono lo stato del nostro apparato digerente e, facendo attenzione a ciò che mangiamo, come è stato cucinato e condito, come e dove è stato coltivato, possiamo trovare la soluzione. Non è necessario avere grandi quantità di informazioni: basta che siano buone quelle di base; il resto può avvenire gradualmente.

Per esempio: un’alimentazione sana è fatta di:

– molte verdure di stagione, ben lavate (ma senza eccessi), poco cotte in   pochissima acqua, appena sufficiente allo scopo e che si esaurisce nella pentola, in modo da non buttarla via perché piena di minerali utili. Condite possibilmente con olio extravergine di oliva crudo.

– cereali fra cui dovrebbe avere molto posto il riso integrale, cotto in poca acqua che assorbirà interamente, in modo che non venga gettata via, dato che contiene molte sostanze utili. Condimento come sopra con verdure o erbe che lo insaporiscano.

– se si mangia la pasta, alternandola al riso, condirla come sopra

– legumi, che sostituiscono almeno in parte gli alimenti di origine animale

– se non si vuole fare a meno di alimenti animali, preferire il pesce, magari azzurro e appena scottato.

– il latte ed i latticini andrebbero ridotti al massimo. Per sostituire il latte di mucca, quello di soia o di avena sono ottimi. Pochi salumi, poca carne. Frutta con moderazione. Vino e birra con moderazione.

Una regola molto importante è questa: non mescolare le proteine animali con i cereali e cibi dolci come la frutta o la pasticceria, perché provoca difficoltà digestive che, con gli anni, possono dare guai. Il classico panino imbottito è da sconsigliare. Meglio farsi una bruschetta col basilico, lasciando il formaggio o i salumi per il momento in cui si mangeranno le verdure. Evitate di terminare un pasto col dolce o la frutta. Mangiate questi ultimi da soli, come spuntini. Inoltre, condire i cereali e la pasta con verdure acide, come il pomodoro, è altrettanto inopportuno.

Il conflitto fra questi cibi può provocare dalle fastidiose flatulenze fino alle più disparate malattie.

Uno dei migliori investimenti per la salute sono le pentole adatte. Quelle di acciaio col fondo di 10 strati, permettono di cuocere senza condimenti (meglio aggiungerli dopo), con pochissima acqua e minor tempo, rischiando meno le bruciature dei cibi e esaltandone il sapore naturale.

 

 

LE RAGIONI DEL GUSTO

by 4 Febbraio 2007

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La stevia è una pianta sudamericana con foglie tanto dolci da superare di trecento volte la canna e la barbabietola da zucchero. In compenso non ha quasi nessuna caloria, così da essere molto utile per chi ha problemi di sovrappeso. Nel 1999 era stata dichiarata cancerogena, ma studi più accurati lo hanno smentito e adesso le bevande, gli yogurt, la pasticceria e tutto ciò che richiede un dolcificante, può servirsi di quello della stevia.

Il motivo per cui gli esseri umani sono tanto attratti da cibi dolci, dipende anche dall’antica funzione istintiva, che fa riconoscere approssimativamente la sicurezza o meno dei cibi, attraverso il loro sapore. Ogni essere vivente ha bisogno di zuccheri per vivere, comprese le piante, che li producono trasformando l’anidride carbonica in linfa. Il sapore dolce significa energia vitale e appagamento offerto dai frutti maturi.  Gli amidi dei carboidrati, contenuti nei legumi, nei cereali e dunque nelle farine si trasformano in zuccheri, già nella nostra bocca. Quando ne siamo a corto ci sentiamo nervosi e mentalmente deboli. Non occorre aggiungere dolcificanti ai cibi, se si mangiano cereali, legumi, pane, frutta.  Quando è proprio necessario addolcire, il miele è di gran lunga la miglior soluzione, perché oltre a proteine e altri buone componenti, contiene fruttosio, come la frutta, migliore del saccarosio della canna  o della barbabietola.

Il sapore amaro è anticamente associato a quello dei tannini delle piante, utili come disinfettanti ed insetticidi. In vari casi i veleni sono amari. Per questo è un gusto poco gradito, anche se, nella realtà, molti vegetali amari sono eccellenti per favorire la digestione, come i carciofi e varie erbe salutari.

Il gusto salato è ricercato perché energetico e dinamico, visto che il sale è utile per mantenere l’idratazione del corpo,  per il funzionamento di tutte le cellule e dei neuroni, nell’indispensabile comunicazione elettrica fra di loro. Quando si perdono molti sali, attraverso una gran sudorazione ci si sente stanchi soprattutto fisicamente.

Il gusto piccante, tipico di peperoncino, peperone, pepe, zenzero, aglio, rafano, senape, è percepito come disinfettante. Infatti, tutti questi vegetali sono sempre stati usati, a ragione, tanto per preservare il cibo dall’imputridimento, quanto come aiuto alla digestione e prevenzione contro le malattie infettive. Le sostanze brucianti sono una difesa delle piante.

Il gusto sapido, che corrisponde a quello della carne arrostita, è altrettanto gradito perché energetico in senso costruttivo come le proteine . E’ il motivo per cui i cinesi usano il glutammato, molto saporito, per esaltare i cibi.

Il gusto acido, che è comune ai frutti acerbi e dunque indigesti, viene perciò parzialmente respinto, nonostante ciò che è acido, come gli agrumi, sia particolarmente ricco di vitamina C, senza la quale ci ammaleremmo e morremmo.

Il rifiuto o la dipendenza da certi sapori dipende anche da questo modo di percepire istintivamente i gusti. Il consumo eccessivo di cibi dolci, in particolare, che oltre a causare obesità provoca anche varie malattie, può essere moderato attraverso una maggiore consapevolezza di sé.

L’antico istinto ha bisogno di aggiornamenti per funzionare correttamente, come i programmi dei computer. In caso contrario si rischia di fare scelte automatiche, subire condizionamenti dannosi e dipendenze. Leggendo, ascoltando, vedendo cose nuove e utili, le informazioni sono percepite dalla ragione ma, per passare nella sfera emozionale, da cui nascono gli impulsi che spingono alle scelte, hanno bisogno di un linguaggio adeguato di tipo narrativo, poetico, artistico, ma anche di tempo, di tranquillità. Non sempre questo è possibile, ma la ripetizione, la lenta assimilazione, la concentrazione, la calma, aiutano il passaggio, la comunicazione, la connessione fra le parti.  Allora la ragione può collaborare con l’istinto nelle scelte migliori.

Mangiare correttamente dipende anche da questo.

PREGIUDIZI ALIMENTARI

by 4 Febbraio 2007

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Un tempo, non solo i poveri mangiavano i cibi nella condizione più grezza, ma si dovevano accontentare degli scarti e di tutto ciò che era di bassa qualità, avanzati dai ricchi. Questi, spingevano le loro manie fino agli eccessi più insensati. Loro, che si volevano distinguere anche per la pelle bianca, per meglio segnare la differenza con i contadini scuriti dal sole, volevano avere anche il cibo più bianco e raffinato che fosse possibile: il riso, lo zucchero, la farina e dunque il pane. In quelle condizioni, i cibi erano anche apparentemente più facili da digerire, visto che erano stati privati di tutto ciò che li rendeva scuri e duri. Che il procedimento per raggiungere il candore, li privasse del meglio della loro sostanza, aggiungendo addirittura parti tossiche, non lo sapevano né volevano saperlo. Così, il gusto per questi cibi impoveriti, ma di aspetto seducente, quando le condizioni sociali sono cambiate, è passato alle classi popolari.

Un motivo in più per la preferenza di cibi candidi, può essere anche la suggestione del loro aspetto, simile alla neve. Un paesaggio appena ricoperto dei suoi soffici e scintillanti cristalli nobilita qualsiasi cosa e alleggerisce l’animo. Le impressioni visive, sono molto importanti nelle scelte.

Da qualche decennio, sono le persone di cultura più elevata ad aver riconosciuto che i cibi grezzi, entro limiti ragionevoli, sono molto più nutrienti, gustosi e, cosa non da poco, meno inquinanti già per il fatto di subire molti passaggi in meno rispetto a quelli cosiddetti raffinati.

Lo zucchero, però, grezzo o no, è molto mal visto non tanto perché ciò che è dolcificato ingrassa, ma per una sua presunta tossicità. In realtà, è la quantità e la frequenza con cui lo si consuma ad essere negativa. Chi si nutre in modo sano, comunque, non ha bisogno di zucchero aggiunto, dato che la frutta contiene quello naturale, il fruttosio e i cibi ricchi di amidi, come riso, pasta, pane, ceci, fagioli ecc., sono naturalmente vagamente dolci. Il miele, invece, per le sue molte virtù può essere mangiato, sempre che questo avvenga con moderazione.

Un altro tipo di cibo molto mal visto da certi macrobiotici è l’insieme delle solanacee: pomodori, peperoni, patate, melanzane. E vero che sono parenti del giusquiamo, della belladonna, dello stramonio e del tabacco,  tossici, ma in parte anche curativi. Contengono solanine, di cui le piante si servono per respingere i parassiti, ma in dosi che a noi umani non fanno assolutamente niente di male, soprattutto se ci siamo abituati. Si dice che questa sostanza interferisca con certe funzioni dell’organismo, ma non è stato provato. Mangiare con moderazione e variando spesso, è il modo migliore per rendere innocuo anche ciò che potrebbe avere qualche contro-indicazione. Un vantaggio di questa modalità è l’abituare il corpo a far fronte a diversi pericoli, rendendolo molto più forte rispetto ad uno troppo protetto.

Il caffè è aborrito da certi salutisti perché la caffeina che contiene e gli serve da insetticida, è dunque un veleno. E’ possibile che, chi non ne abbia mai bevuto, la prima volta possa subire un’eccitazione fuori dal comune. Bere una o due tazzine di caffè al giorno, comunque, oltre ad essere un notevole piacere e proprio per questo agire positivamente su di noi, ben difficilmente può nuocere a chi sia sano.

Le bevande alcoliche sono considerate in certi casi addirittura demoniache, ma un bicchiere di vino o di birra, soprattutto durante un pasto con abbondanza di grasso, aiuta a digerire meglio, oltre ad esercitare le sue molte virtù stimolanti e rilassanti. Il piacere, poi, di bere qualcosa che abbia buon sapore e sia di qualità, ha notevoli effetti positivi anche sulle funzioni fisiche. Anche in questo caso, salvo particolari malattie, è solo la quantità, l’associazione con altro e le circostanze a determinare il buono o cattivo esito su di noi.

I funghi, che contengono chitina, la sostanza di cui sono fatti gli esoscheletri degli insetti, non sono fra i cibi più leggeri. Piccole quantità di funghi commestibili, ben cucinati, si possono mangiare senza problemi.

 

Aiutare il fegato

by 4 Febbraio 2007

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Chi ha un carattere appassionato, spesso è anche collerico. L’indifferenza non sa cosa sia. Non sopporta gli ostacoli, le lungaggini, l’ipocrisia, tutto ciò che soffoca il fuoco vitale. E’ facile, dunque, che una simile persona affronti imprese difficili e pericolose, pur di liberarsi dall’oppressione che prova di fronte alle ingiustizie. Tutto ciò produce molta adrenalina, che lascia scorie da smaltire. A questo provvede il fegato, il grande trasformatore e disintossicatore.
E’ il motivo per cui, di una persona coraggiosa si dice che ha fegato. Per il tanto lavoro è l’organo più grande che abbiamo ed anche il più caldo. Continuamente impegnato nello smaltimento dei fumi dell’animo, ma anche dallo stress fisico come la fame o il freddo, che incidono negativamente sulla psiche, ha bisogno di non essere sovraccaricato da cibi pesanti, o il risultato sarà il mal di testa. Verdure crude o appena scottate, condite con olio d’oliva e limone, frutta fresca e croccante come le mele, riso alle erbe e tutto ciò che è leggero e il più vicino possibile al suo stato naturale, aiuta il fegato nel suo grande lavoro. Anche verdure amare come carciofi, cardi e catalogna, che stimolano la secrezione della bile, sono molto indicate, purché cucinate nel modo più leggero, ovviamente.
Il fegato, così alleggerito nei suoi compiti, permette di avere un buon umore ed energia. E’ l’unico organo che si rigenera quando è danneggiato, tagliato, amputato. Il mito di prometeo, coraggioso e ribelle, che aveva rubato il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, rappresenta molto bene quest’organo. Infatti, una volta scoperto e acciuffato, il titano creatore e benefattore degli uomini era stato legato ad una roccia dove, ogni giorno un’aquila gli mangiava il fegato, che continuamente si rigenerava. Un altro coraggioso, Ercole, lo ha liberato dopo aver ucciso il grande uccello.