Calendario delle fioriture degli alberi nei boschi e lungo le strade
Quando in autunno gli alberi lasciano cadere le foglie, spesso impiegano le ultime energie per far emergere al loro posto i capolini dei futuri fiori maschili o delle foglie. Sono ben protetti contro il freddo, ma devono comunque temprarsi, quando il gelo li mette alla prova. Così, appena le giornate offrono abbastanza luce e calore, non devono fare altro che aprirsi, spinti dalla linfa grezza in lenta risalita dalle radici. Lasciare una discendenza è la più urgente delle necessità, appena arriva la primavera. I noccioli e le betulle, gli ontani o i carpini hanno infiorescenze in forma di spighette pendule; i sempreverdi tassi e allori maschio mantengono i fiori in attesa dentro minuscole pallottoline chiare, pronte a rispondere al richiamo stagionale.
A fine febbraio, con i primi giorni tiepidi, in mezzo al bigio dei rami spogli, spiccano tratti color giallo chiaro: sono miriadi di infiorescenze maschili dei noccioli, che hanno raddoppiato o triplicato le loro dimensioni da quando erano spuntati in autunno e, aprendosi, espongono all’aria una gran quantità di polline, perché il vento lo soffi verso altre piante. Intanto compaiono e poi si inturgidiscono i capolini femminili, che hanno sull’apice pochi petali sottili color rosso vivo, come di garofano.
Eterei e visibili solo da vicino, i numerosi stami rossi, ma a volte grigi o neri degli olmi, si espandono come minuscoli, radi piumini, da sferette di cui sono gremiti i sottili, numerosi ramoscelli penduli. A vederli da vicino sembrano un velo di tulle, che entro pochi giorni dalla fecondazione si trasformano in frutti e sembrano fiorire una seconda volta, in verde acerbo, che se fosse fatto coi colori a tempera, conterrebbe una parte di bianco. Sono dischetti leggeri con un semino al centro, pronti a volare via come coriandoli, dopo aver raggiunto la dimensione dei petali di pruno ed essersi seccati.
Spolverìo di giallo brillante compare nei boschi dove crescono i cornioli, dai piccoli fiori che impiegano mesi prima di farsi minuscoli frutti sferici, rossi e asprigni, viatico per gli uccelli migratori di settembre, frutti da marmellata per noi.
I giovani rami di molte qualità di salice, di un bel rosso o arancio, sono fra le poche note colorate dell’inverno. Bisogna essere tempestivi per cogliere il momento in cui i loro fiori in boccio, a marzo, sembrano piccole uova argentate, ricoperte di peluria tanto fitta e morbida, che a toccarla sembra di carezzare il più dolce dei gattini. In un giorno o due la peluria si discosta e i numerosi stami gialli color pulcino, si espongono all’aria, per far volar via il polline.
Dagli ontani pendono infiorescenze maschili rosse, arancioni o gialle, sotto i ben più piccoli fiori femminili, che si trasformano in minuscole pigne, spesso ancora sui rami in inverno, dopo aver allentato le proprie scagliette per lasciar cadere i semi.
I carpini hanno spighe meno vistose. Già a maggio, invece, sono i loro frutti ad essere belli come fiori di carta velina, anche se di colore modesto.
I pioppi dai rami grassottelli, aprono i loro paffuti germogli intrisi di resina, con cui le api fanno la propoli. Poi lasciano penzolare le infiorescenze, che presto fecondano quelle delle piante femminili. Quando si fanno frutti, per qualche giorno sono bellissimi, con grappolini dagli acini di un bianco splendente. Si direbbero fiori, prima di spampanarsi in una tenera lanugine, nei cui fiocchi i minuscoli semi, quasi invisibili, volano via dopo che la pianta è sembrata per giorni un gran cespo di zucchero filato.
Dopo di loro, i bagolari si riempiono di fiorellini tra il giallo ed il verde chiaro, che fanno sembrare la bella chioma a soffione, una gran testa riccioluta. In estate diventano ciliegine verdi e magre, che più tardi hanno buccia nera e polpa gialla, dolce, asciutta, per nutrire storni e uccelli migratori.
All’inizio della primavera, nel sud fioriscono i limoni e gli aranci, quando ancora hanno i bei frutti colorati sui rami. A gennaio in Sicilia, i mandorli, primi fra le rosacee, si sono già vestiti di fiori a cinque petali bianchi o rosa. Solo a marzo ed aprile, a seconda della regione, dell’altitudine e del tempo atmosferico, si imbiancano di corolle i loro parenti pruni, poi i ciliegi, i meli e i peri, i biancospini e i sorbi. È con la loro fioritura che si apre la gran festa per le api, i bombi, le farfalle e i coleotteri. Gli ippocastani li seguono subito dopo, ad Aprile, con le piramidi di fiori bianchi o rosa. Poi arrivano le robinie, con un visibilio di grappoli bianchi e profumati. Gli ornielli, con le infiorescenze bianche simili a piumini. I sambuchi, con le grandi ombrelle candide, che erano stati i primi a mettere le foglie. A maggio i tigli, coi fiorellini di un giallo cereo, ma dal profumo dolce e intenso, a giugno i castagni, con le lunghe infiorescenze gialle che sembrano allegre esplosioni.
Anche il rigoroso e sempreverde alloro fiorisce a primavera, con piccole corolle bianche sulle femmine, mentre il candore di quelle dei maschi viene nascosto dal giallo dei tanti stami carichi di polline.
Bianchi sono anche i delicati, profumati fiori di mirto, in Sicilia e Sardegna.
Nei boschi, le querce hanno infiorescenze pendule e certi aceri si riempiono di piccoli fiori rosa o rossi, visitati volentieri dalle api.
I platani e le betulle hanno messo tutta la bellezza nel corpo e nelle foglie, mentre i fiori sono cosa da poco. Così è per gli ulivi, che come loro sono fecondati dal vento, allo stesso modo delle viti.
In montagna, gli abeti ed i larici ad aprile hanno fiori color rosso vivo, già a forma di piccole pigne che si fanno legnose, un po’ alla volta, dopo essere state fecondate dal vento, in modo da proteggere meglio i semi fra le loro scaglie, fino a che sia possibile lasciarli volar via. I pini hanno infiorescenze a candelina, come quelle dei cedri a fine estate.
Nel Sud, a Settembre, quando finalmente sono maturi i loro frutti, i carrubi portano fiori nuovi sotto la chioma, come per nascondere la loro scarsa avvenenza, ma in realtà, per non far seccare il nettare che, col calore ancora forte, lascerebbe le api a bocca asciutta.
Ultimi a fiorire, ad Ottobre e Novembre sono i corbezzoli, che in Sardegna sono spesso alberi e fra le belle foglie seghettate e lucide, hanno contemporaneamente fiorellini bianchi simili a mughetti e frutti tondi e rossi, come grosse ciliegie a cui si sia accapponata la pelle.