Cercatore di piante e di segreti: Robert Fortune
Robert Fortune, sovrintendente alle serre del giardino della Horticoltural Society di Londra, nel 1843 per la prima volta era andato in Cina su loro incarico per procurarsi, direttamente dai vivaisti, piante sconosciute in Europa. Questo aveva reso le sue imprese meno pericolose e faticose rispetto ai precedenti cercatori di piante, ma comunque non facili, a causa anche solo del fatto che era uno straniero, considerato quasi come un diavolo. Per vincere le resistenze nei suoi confronti, aveva imparato la lingua, si era vestito come un cinese e addirittura aveva indossato una parrucca col codino, obbligatorio per ogni uomo come segno di sottomissione alla dinastia dominante manciù. Era così riuscito a passare per un abitante di una provincia lontanissima, reso credibile dall’enorme vastità della Cina, dalla grande varietà di dialetti che vi si parlavano e delle fisionomie diverse che si incontravano. Aveva comunque con sé un servitore del posto che lo aiutava traducendo. Un trattato detto di Nanchino, nel 1842 aveva aperto delle possibilità agli stranieri di entrare in Cina per scopi commerciali. Il trentenne Robert Fortune nel 1843 era partito con uno stipendio minimo ma con molta curiosità. Era rimasto entusiasta della magnifica natura cinese e in particolare dei rododendri che fiorivano con grande dovizia. Aveva però dovuto affrontare i pirati in mare, da cui si era difeso usando un fucile, che quelli non avevano. Era stato rapinato e picchiato più volte da malviventi, si era ammalato di “febbri” che a quei tempi uccidevano moltissime persone.
Per conto della Compagnia delle Indie era tornato in Cina nel 1848 con l’incarico di carpire i segreti della coltivazione del tè, perché l’Inghilterra voleva produrlo in India, che era sotto il suo dominio. Quella de tè era diventata grazie a lui un’impresa molto redditizia per gli inglesi e aveva messo fine all’egemonia cinese. Fortune, oltre a trafugare semi e saperi della bevanda diventata enormemente popolare in Inghilterra aveva anche scoperto che il tè nero viene dalla stessa pianta di quello verde, la Camellia sinensis, ma è fermentato. A facilitare il successo del suo invio di piante e semi in patria c’era stata l’invenzione di cassette stagne in cui sistemarli al riparo dall’incuria che sempre li minacciava quando dovevano affrontare i lunghi viaggi via nave, le cassette di Ward.
Così erano arrivate da noi piante che portavano il suo nome, come la palma cinese che adesso troviamo abbondantemente anche nei giardini delle nostre regioni settentrionali, la Thrachycarpus fortunei, e tante altre diffuse di tutto il mondo.
Vedere anche l’articolo sulle Cercatrici di piante
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