CHANGELING
Il film di Clint Eastwood del 2008 ha come soggetto una storia vera ma inverosimile, accaduta negli anni ’30 a Los Angeles. Una donna (Angelina Jolie) aveva denunciato la scomparsa per proprio figlio di nove anni e, dopo cinque mesi, si era vista riconsegnare un altro ragazzino, spacciato per lo scomparso. La sua protesta era stata inutile e, dopo aver cercato di persuaderla, la polizia che a quei tempi era mostruosamente corrotta, era passata a modi violenti. Un pastore protestante, un ragazzo e le circostanze, avevano per fortuna fatto emergere la verità.
Oltre all’aberrazione che provoca nell’animo umano la smania di potere, oltre alla perversione omicida, in questo film si vede quanto, per chi si è impegolato nella menzogna, sia difficilissimo tornare sui propri passi. Si è disposti a negare la più lampante evidenza, pur di non dover ammettere il proprio errore, anche quando il tentativo di arrampicarsi sugli specchi non serve più a niente. La vergogna del proprio decadimento sociale è intollerabile, come lo è anche la “perdita della faccia”. Questa è una pulsione presente negli animali e persiste negli esseri umani in modo molto forte. Alle gerarchie che determinano i ruoli sociali pochi sanno di sottostare, pur essendo diffuse ad ogni livello. Perdere un ruolo dominante per passare ad un gradino più basso, è per molti inaccettabile oltre che irrealizzabile, quando c’è scarsa consapevolezza