Conigli e capre nella sventatezza umana
Nell’oceano indiano, ad est del Madagascar, c’è una piccola isola che si chiama Round. Fino all’ottocento era verde d’alberi sui fianchi del suo vulcano e di palme lungo la costa. C’erano animali e vegetali rari e tipici delle isole, che mantengono specie ormai estinte sui continenti, dove i molti nemici le sopraffanno. Ci andavano a fare il nido uccelli migratori ed era libera da topi e ratti che infestano il resto del mondo. Poi, probabilmente un europeo che voleva farne allevamento, ha portato fin lì capre e conigli. I simpatici animali non si limitano affatto a mangiare erba, ma divorano anche le foglie e le cortecce degli alberi, facendoli morire. I conigli, poi, si riproducono a tale velocità da aver bisogno di quantità sempre più grandi di cibo. In mancanza di predatori naturali che ne limitassero il numero, le due specie si erano moltiplicate al punto che, per mangiare, avevano dato fondo a quasi tutto il verde, fino a ridurre l’isola ad una specie di deserto. Senza più la protezione degli alberi, le piogge dilavavano la terra fino al mare, lasciando profondi solchi nel suolo rosso e ormai arido. Ben presto, tutti gli abitanti dell’isola sarebbero morti di fame e di sete, perché senza alberi anche l’acqua dolce sparisce.
capra domestica – foto da Wikipedia
Gerald Durrel, il celebre animalista e scrittore inglese, era capitato sull’isola di centoquarantadue ettari e aveva trovato quella tragica situazione. Non poteva darsi pace che un luogo tanto bello fino ad un secolo prima, dovesse essere rovinato per sempre dalla sventatezza umana. Così, insieme alle autorità dell’isola Maurizio, a venti chilometri da lì, per evitare la distruzione di Round aveva preso la difficile decisione di uccidere tutte le capre ed i conigli, che erano comunque destinati a scomparire, una volta masticato l’ultimo stelo. L’impresa era molto difficile, anche perché c’erano amici degli animali che si opponevano, non comprendendo quanto, a volte, si sia costretti ad ucciderne alcuni per salvarne molti altri.
Dopo numerose e lunghe complicazioni, finalmente l’impresa sembrava riuscita. Allo scadere di un anno era stato fatto una verifica accurata, per accertarsi che proprio nessun esemplare delle due specie fosse ancora vivo, perché in tal caso si sarebbe trattato dei più resistenti, che in breve avrebbero riportato l’invasione ai livelli di prima. Fortunatamente, erano proprio spariti tutti e l’isola aveva cominciato di nuovo a verdeggiare, per recuperare in cinquant’anni il suo aspetto originario.
Tratto dal mio libro ANIMALI, FAVOLOSE STORIE VERE
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