Contro la violenza sulle donne 1
La violenza è l’arma primitiva di un istinto non educato. Gelosia, invidia, desiderio di possesso e di dominio che ricorrono alla violenza sono istintivi, così come lo sono la paura, l’odio e l’amore. Sull’istinto è difficile agire direttamente, a meno di usare il suo stesso linguaggio: la suggestione. Affrontarlo con la ragione è tempo perso. Ci si può arrivare con l’educazione, esercitata con pazienza e perseveranza, (perché crea un’abitudine mentale che diventa istintiva), oltre che con modalità capaci di impressionare.
La funzione antichissima dell’istinto, radicata negli esseri viventi in cui si è formata con l’esperienza del mondo fin dalle sue lontane origini, permette di rispondere istantaneamente agli stimoli. In molti casi è utile e addirittura indispensabile. L’essere umano, però, ha sviluppato la coscienza per “aggiornare” l’istinto e permettergli di affrontare in modo più adeguato situazioni nuove. L’antico ed il moderno usano linguaggi diversi, dunque comprendono in modo diverso ed in modo diverso reagiscono.
Gli odori, i sapori, i gesti, la vista, il tatto, la mimica, i suoni, le suggestioni parlano prima di tutto agli istinti. Per questo il teatro, la musica, le canzoni, l’arte, i sentimenti in tutte le manifestazioni piacciono e toccano profondamente. Le spiegazioni, le misure, il calcolo, le classificazioni, i dettagli, i giudizi sono, invece, la specialità della ragione.
Possono dialogare, però, imparando l’uno dall’altro. Si educano reciprocamente, per poter rispondere al meglio ad ogni aspetto della vita, che è impegnativa e difficile in ogni epoca ed in ogni luogo.
Imparare un modo nuovo di pensare richiede anzitutto una conoscenza attraverso cui si segue il percorso interiore nuovo per comprenderlo e assimilarlo. E’ cosa che prende tempo e richiede dedizione.
Quando si fanno ragionamenti sensati ad una persona momentaneamente non dominata dagli istinti, questa si può trovare d’accordo e promettere sinceramente di emendarsi. Se, però, c’è scarso dialogo fra ragione e istinto, i buoni propositi non passano dall’una all’altro e, alla prima occasione, verranno disattesi. Per questo è indispensabile tanto per i violenti quanto per chi li subisce, prendere maggiore consapevolezza di sé per evitare di cadere nelle reciproche trappole.
Conoscere se stessi attraverso la natura è un buon modo per arrivare con dolcezza e gradualità ad attenuare la propria perdita di controllo. Ci si può arrivare per molte strade, purché siano riconoscibili dalla parte più profonda e antica di noi, quella che ci spinge alle azioni. Solo chi è già molto consapevole sa far arrivare le argomentazioni della ragione fino all’istinto, facendogli assimilare nuovi modi di agire con una certa rapidità.
Anche nella difesa immediata in caso di aggressione occorre saper usare i modi giusti per deviarla. Si può riuscire con comportamenti che sorprendono e dunque disarmano momentaneamente il violento. C’è chi lo sa fare per carattere, ma la maggior parte delle persone lo deve imparare.
I libri di Milton Erikson sono utili. Ancora di più lo sono quelli di Giorgio Nardone e dei suoi colleghi che utilizzano la psicologia strategica. Alejandro Jodorowski con la sua psico-magia è altrettanto interessante, così come lo è Augusto Boal col suo teatro dell’oppresso. Articoli su come ridurre la violenza sono anche L’ignoranza genera violenza e Contro la violenza sulle donne, sull’ambiente, su chi dà fastidio.
Imparare a gestire la propria debolezza aiuta ad elevare la qualità della vita.