Estratto dal libro Animali -favolose storie vere-
CORVO E GHIOTTONE
Nella taiga, la foresta di conifere dei paesi artici, in inverno gli alberi sono ricoperti dalla galaverna e curvati da accumuli di neve, che danno loro l’aspetto di creature aliene. Il freddo si irrigidisce sempre più ed il sole, nelle poche ore in cui compare nel cielo, si solleva appena ad di sopra dell’orizzonte, colorando l’aria di rosso, di giallo, di viola.
La nocciolaia e la ghiandaia restano sveglie come fa il corvo, intelligente e longevo quasi quanto l’uomo, di cui sa imitare il linguaggio e in parte anche comprenderlo. Sa rifare con facilità molti suoni di oggetti e versi di animali, perché ha una mente pronta, che lo rende capace di grandi finezze, nonostante il proprio verso non sia fra i più gradevoli.
Gli piacciono i luoghi freddi e solitari, ma in inverno gli è impossibile procurarsi il cibo di cui si nutre nella bella stagione, fatto di insetti, chiocciole, frutti, uova e qualsiasi cosa commestibile. Dall’alto dei grandi alberi o dei picchi su cui a primavera fa il nido, o nei suoi voli eleganti sopra le distese immacolate, scruta ogni angolo per vedere se c’è qualche animale morto con cui sfamarsi. Il freddo, però, a volte è tanto intenso da congelare la carcassa, che nemmeno il suo robusto becco riesce a scalfire. Allora si mette a gracchiare. Al sentire la sua voce, il ghiottone accorre, perché sa che immancabilmente troverà di che mangiare. Gli hanno dato quel nome perché è il mammifero che riesce ad inghiottire più cibo di tutti in una sola volta, in rapporto al proprio peso. Le sue mandibole, i denti e gli unghioni sono talmente robusti da riuscire a fare a pezzi qualsiasi cosa. Così addenta l’animale segnalato dall’amico per mangiarselo sul posto o portarsene via un pezzo. Sulla neve lascia i brandelli, che il corvo può mangiare con facilità, rallegrato di poter contare su un’alleanza tanto efficace.