Tassi della tradizione celtica
Nelle regioni a nord e nord-ovest in Francia e in quelle del sud e sud-ovest in Inghilterra, rimangono tracce vive della sensibilità celtica nei numerosi alberi di tasso ultramillenari, dalla sempreverde chioma scura, sopra tronchi massicci e spesso cavi. Non occorre andare alla loro ricerca nei boschi, perché gli alberi che per gli antichi celti erano simbolo di rinascita, si trovano nei piccoli e caratteristici cimiteri accanto alle chiesette di campagna. I tassi sono velenosi in ogni parte tranne nella polpa rossa e mucillaginosa dei piccoli frutti detti arilli e quando le guerre si combattevano con archi e frecce, il legno preferito era il loro, elastico ma estremamente robusto e inattaccabile dai tarli. Per questo sono anche chiamati alberi della morte.
Crescono lentamente, sopportando le condizioni più difficili, le potature, l’ombra che sarebbe fatale ad altri. Somigliano un po’ a degli abeti e come loro sono vestiti di foglioline scure, piccole e strette che il vento riesce appena a far frusciare. Hanno un aspetto severo, che solo in autunno per le femmine diventa quasi festoso, quando le perle rosse dei frutti le ornano e richiamano gli uccelli. Il grosso seme che inghiottono non fa loro alcun male, pur essendo tossico, ma si giova del passaggio nell’intestino per attecchire meglio nel terreno in cui viene lasciato cadere l’indomani. Col passare dei secoli i tronchi di molti di loro si sono svuotati, come succede alla maggior parte degli alberi di età venerabile. Il legno violaceo, che sorge dal terreno come se fosse fatto di grosse funi, si torce e prende la forma di scultura o di cappella, dedicata poi al culto cattolico, con statue di gesso e lumi.
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