Frassino dei prodigi
Il frassino è stato uno degli alberi sacri più importanti d’Europa per molte virtù particolari, prima fra tutte la saldezza con cui si ancora al suolo con le sue profonde radici, capaci di consolidare i pendii, impedendo le frane. Nelle culture nordiche si riteneva che un enorme frassino, chiamato Ygdrasill, sorreggesse il cielo. Nei Carpazi si diceva che trafiggendo il cuore di un vampiro con un paletto di frassino, appuntito lo si facesse finalmente morire davvero. Contrariamente a tutti gli altri alberi, i suoi germogli sono neri e, se i fiori non vengono fecondati, invece di cadere si raggrinziscono e anneriscono, restando sui rami come escrescenze indurite. È bene non metterlo a dimora vicino ad altre piante, tanto meno se rampicanti, perché incompatibili. Il frassino può essere di natura maschile, femminile o ermafrodita e comincia a fiorire dopo molti anni di crescita. Le sue foglie seghettate e pennate servono in decotto per curare artriti e gotta. Il succo si diceva servisse contro i morsi delle vipere. Anche la corteccia grigia e sottile, interrotta da isolette grumose disposte in orizzontale, e i frutti oleosi sono curativi, purificanti, drenanti, lassativi, utili per liberare dall’acido urico che provoca dolori, gonfiori ed inceppa il corpo. Questi sono alcuni dei motivi per cui si attribuivano al frassino poteri magici.
In passato era molto diffuso dalla pianura alla montagna, fino a 1700 metri di altitudine, dove può vivere fino a 400 anni anche in luoghi ventosi, purché ci sia il sole e sufficiente acqua. Allora cresce fino a 40 metri. Duro ed elastico, il suo legno era usato dai celti per i remi, gli alberi, le stecche delle navi, l’asta delle lance e, più modestamente, per i manici di attrezzi o le parti più sollecitate dei carri o gli sci. Le sue foglie sono state usate come foraggio per gli animali e, prima di cadere in autunno, si colorano di un bel giallo intenso.
Il frassino minore, chiamato orniello, cresce in collina ed in Sicilia è conosciuto come albero della manna. La sua linfa, ottenuta con incisioni fatte nel tronco in estate, si solidifica all’aria in piccole stalattiti. È nutriente e leggermente lassativa, usata anche per fare dolci. Questo albero ha una bella fioritura bianca di aspetto piumoso.
Altri alberi molto diffusi dalle foglie pennate, che gli inesperti possono confondere col Frassino, sono il Noce del Caucaso, il Noce Nero, l’Ailanto, la Sophora Japonica. Per dissipare i dubbi più immediati occorre innanzitutto cercare i frutti, che in genere rimangono sui rami anche quando sono secchi, almeno per qualche mese dopo la caduta delle foglie. Il frassino ha dei mazzi di semi alati, come da foto. L’ailanto, che ha radici profondissime ma è infestante e dunque poco gradito, ha mazzi di semi alati simili a quelli del frassino, ma foglie pennate più grandi e su un rachide ben più lungo. Il Noce del Caucaso, che si riconosce anche per le radici superficiali che si estendono fuori terra, ha come frutti dei lunghi ciondoli sottili. Il noce nero ha frutti tondi e gialli simili a palle da tennis, dal mallo profumato come la buccia del limone, che in breve diventa nero. La Sophora Japonica ha foglie dalla punta arrotondata e frutti a forma di legume sottile.
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