Il labirinto del silenzio
Film di Giulio Ricciarelli del 2014. A Francoforte nel 1958 molti ignoravano ancora lo sterminio e le torture fatte ad Auschwitz perché tutti volevano dimenticare la guerra, a costo di fingere che niente fosse successo. Un giovane pubblico ministero, quando era venuto a sapere da un giornalista che un criminale di quel lager insegnava ancora a scuola, aveva cominciato ad indagare, scoprendo la terribile verità, negata e respinta. Aveva allora affrontato un enorme lavoro di ricerca, venendo a sapere che molti di quegli uomini erano fuggiti in Argentina e comunque conducevano vite rispettabili. Si era reso conto che molte persone del tutto normali e da cui mai ci si sarebbero aspettate atrocità, le avevano commesse quando era stato possibile, col potere conferito loro dal nazismo. Molti erano stati iscritti al partito anche senza aver commesso crimini, ma comunque non si erano ribellati a ciò che probabilmente sospettavano o sapevano.
Così, vent’anni dopo il processo di Norimberga era stato compiuto un altro processo verso molti criminali, di cui solo sei erano stati poi condannati all’ergastolo. Nessuno di loro aveva manifestato pentimento e rimorso. Il trincerarsi dietro l’aver “solo eseguito ordini superiori”, l’eccessiva deferenza verso le gerarchie, il rifiuto di ammettere la propria mostruosità, il tentativo di sottrarsi alla riprovazione sociale negando la propria responsabilità erano stati alcuni dei motivi per cui esseri umani avevano compiuto e compiono tuttora nel mondo atti tanto orribili.