Museo del vetro di Piegaro (PG)
Sabbia silicea dal lago Trasimeno, soda ottenuta da giacimenti di sale, potassa ricavata dalla cenere di alcune piante, calce fatta bruciando il calcare, si fondevano insieme nelle fornaci di argilla refrattaria tenuti accesi costantemente con la legna degli alberi dei dintorni e da più lontano. Così si faceva il vetro a Piegaro, dove c’erano due grandi imprese che davano lavoro a molte persone, mentre nelle piccole fornaci casalinghe, molte famiglie preparavano la fritta, nome del vetro nelle sue prime fasi di lavorazione.
La natura occhieggia dappertutto anche nelle vetrerie, dove per dare colori particolari ai manufatti, si impiegavano polveri ottenute da minerali come l’ossido di rame o di cobalto, mentre per colorarlo ci voleva il manganese. Succedeva quando si realizzavano vetrate per le chiese, come era avvenuto per quelle del duomo di Orvieto.
La maggior parte della produzione, però, era fatta di fiaschi -che si potevano soffiare o ricavare da stampi- e damigiane, rivestiti poi di paglia di carice, la pianta palustre dalle foglie piatte e flessibili, adatte a proteggere un materiale tanto fragile.
Quando nel piano più basso della fornace che adesso è museo del vetro, si vede la colata di vetro verde lasciata intatta dopo l’ultimo svuotamento del bacino di fusione al disopra, sembra di vedere l’ossidiana, che si forma quando la lava dei vulcani esplosivi si raffredda molto velocemente. Faceva pensare a un vulcano anche il calore emanato dal fuoco per la fusione, che doveva raggiungere i novecento gradi. Adesso il vetro che riempie la vasca dove in passato veniva fuso e lavorato, pare ghiaccio.
Un’alta ciminiera di mattoni si innalza ancora dal vicolo dietro il Museo del Vetro, realizzato nell’antica vetreria che mantiene ancora tracce di fuliggine sui mattoni e odore di fumo. L’azienda dove oggi si producono bottiglie è stata trasferita in una zona moderna.
http://www.comune.piegaro.pg.it/turismo-e-cultura/musei/museo-del-vetro-piegaro
A pochi chilometri di distanza a Torgiano (PG) si può visitare un bellissimo museo del vino e il museo dell’olivo
In tutta la provincia ci sono begli alberi monumentali che vale la pena di vedere