Aspidistra dalle insolite preferenze
Nelle case di epoca Liberty, all’inizio del novecento, una delle piante che si vedevano più spesso era l’esotica aspidistra, di origine africana e asiatica. Una profusione di grandi foglie robuste come cuoio, color verde scuro a forma di daga, che spuntavano direttamente dal terreno, prosperavano nella penombra e chiedevano davvero poche cure. Anche nei giardini di un tempo, nei punti dove il sole non arrivava che in piccoli sprazzi fugaci, c’erano loro ad offrire un’atmosfera di selvatica intimità.
Austere e frugali, e anche per questo longeve e resistenti, le aspidistre sembravano rinunciare persino alla fioritura, perché contrariamente a quanto fa la maggior parte delle piante, disdegnavano l’aiuto del vento e degli insetti per essere fecondate. Solo frugando sotto la fitta copertura si potevano scorgere i loro pochi, umili fiori nascosti, posati sulla nuda terra, nati direttamente dal rizoma. A visitarli erano le chiocciole e altre piccole creature amanti dell’umidità e dell’ombra come loro, che nel silenzioso e lento peregrinare non le mangiavano, perché troppo coriacee, ma ne trasportavano accidentalmente il polline, lasciando dietro di sé la traccia luccicante, come unico ornamento.
I link a tutti gli articoli pubblicati finora li trovate qui