La forza dell’istinto
Animali sociali come le api, certi uccelli e mammiferi, vivono in gruppi di centinaia o migliaia di individui. Senza che qualcuno dia ordini o decida per tutti, sanno affrontare anche gravi problemi ed emergenze con grande efficienza perché si riconoscono (all’odore) come parte di una comunità anziché come individui separati. Per questo, il bene di tutti è sentito come proprio.
Così, seguendo l’istinto che sa come agire, nei casi sperimentati per millenni, ogni individuo compie le attività necessarie a risolvere una situazione appena se ne accorge e spontaneamente. Al tempo stesso ciascuno è attento a ciò che fanno i vicini, per coordinarsi con loro, accogliendo e passando le informazioni utili allo scopo comune.
Quando le api cercano il nettare e il polline dei fiori, di cui si nutrono, quelle adatte all’esplorazione escono dall’arnia, si guardano intorno per memorizzare il posto in modo da ritrovarlo, esplorano, trovano, tornano. Portano un campione e lo fanno assaggiare ad alcune compagne. Poi, danzando nell’aria, descrivono coi movimenti la posizione esatta del luogo in cui si sono rifornite. Altre entrano nell’arnia e si muovono ritmicamente in una celletta. Al buio, le vibrazioni sono un linguaggio altrettanto espressivo della danza e le compagne, così informate, partono sicure.
Se nell’alveare fa troppo caldo, col pericolo di danni alla salute delle larve quanto delle adulte, le api presenti si mettono a battere le ali per far circolare aria fresca. Altre spruzzano acqua. Tutte, spontaneamente agiscono con prontezza, così migliaia di alucce trasparenti fanno l’azione di un bel ventilatore ed il problema si risolve. Raggiunto lo scopo, smettono.
In caso di sovraffollamento, la regina e un gruppo di operaie lasciano l’alveare e se ne cercano un altro. In attesa che le esploratrici lo trovino, si riuniscono in una palla, attaccate le une alle altre a rami d’albero o altro appiglio. In quel caso sono del tutto innocue e possono essere “colte” dagli apicoltori che offrono loro un alloggio pronto, in cambio del miele che produrranno.
Ogni singolo agisce con prontezza e sicurezza anche quando un predatore attacca uno stormo di uccelli ed il primo che se ne accorge si muove secondo lo schema previsto. I compagni, attenti, in un lampo fanno altrettanto e confondono il nemico che, se avrà successo, sarà con fatica, con il più debole e meno pronto.
Non ci sono imposizioni e l’unica competizione è quella fra i maschi per la fecondazione della femmina, mentre l’aggressività viene usata solo per difendersi dai nemici che minacciano la vita o che lo fanno credere.
I componenti di altri alveari, formicai o termitai, però, che hanno un odore diverso, sono percepiti come nemici e come tali combattuti. Questo ha senso in natura, dove la competizione ha lo scopo di selezionare i più resistenti e impedire l’esaurimento delle risorse e dello spazio.