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Pellagra: i danni dei pregiudizi

by in Alimenti, Piante, giardini, parchi, Umanità

tante qualità di mais originarie dell’America

 

Quando il mais era stato portato dall’America Latina in Europa, solo in Spagna se ne faceva un certo consumo, ma come foraggio per gli animali. La necessità di cereali ad alta resa per sfamare i poveri, aveva fatto decidere anche agli italiani di piantarlo nei campi soprattutto nel Nord. Si doveva in buona parte all’intervento di San Carlo d’Arona, tanto che, ancora adesso, in dialetto lombardo il granoturco si chiama “carlun” in suo ricordo.

Nei paioli delle povere case contadine, la farina di granoturco diventava ogni giorno polenta, che aveva finito con l’essere l’unico cibo. Gialla, bigia o bianca, veniva scelta a seconda delle regioni la varietà più adatta al terreno, fra le tantissime che i nativi d’America avevano selezionato nei millenni.

Dopo qualche tempo, però, i contadini delle pianure avevano cominciato ad ammalarsi di pellagra. La pelle si arrossava e si induriva, poi arrivavano i malesseri e, infine, il sistema nervoso era colpito fino alla pazzia.

In montagna, dove insieme alla polenta mangiavano castagne, un po’ di lardo o di latte e verdure, che anche i poveri potevano procurarsi, questo non succedeva. In pianura, invece, dove le coltivazioni intensive e lo sfruttamento dei contadini erano più forti, il loro destino si incrudeliva con la malattia. Si era data la colpa ad una mancanza del cereale e si consigliava alla gente di mangiare anche altro. Ma i poveri lo erano pure nell’istruzione e nelle sollecitazioni alla curiosità, che li avrebbe potuti forse spingere a trovare da soli una via d’uscita.

 

 

Anche fra i medici e gli scienziati, però, erano pochi quelli che approfondivano le questioni, soprattutto quando si trattava di entrare in culture e ambienti che non fossero i loro. I più lungimiranti, quelli che avevano viaggiato e capito quanto basti un punto di vista diverso, per accorgersi che certe apparenze nascondono la sostanza delle cose, si erano posti una domanda: “Come mai questo cereale, che è spesso l’unico alimento anche per i contadini oltreoceano, non provoca in loro la pellagra?” Lo avevano probabilmente chiesto a chi in quei paesi c’era stato, ma nessuno sapeva rispondere. Lo avevano chiesto forse anche a qualche autorità, ma sarebbe stato necessario andare laggiù a fare delle ricerche. I costi dell’impresa sarebbero stati ripagati dalla riduzione di perdite umane e spese sociali.

Ma superare quel muro che nella mente impedisce di chiedere consiglio a chi considera inferiore è per molti, adesso quanto allora, più difficile che andarci a nuoto, in America. Ogni bianco, per quanto rozzo, si sentiva superiore a chi era di un altro colore, allo stesso modo in cui l’uomo si reputava superiore alla donna e l’adulto al bambino. Gli stessi muri c’erano fra scienziati e artisti, fra professionisti e burocrati, fra dirigenti e subalterni e così via in un’interminabile sequela di gerarchie nelle attività e nelle origini, in cui religione, ricchezza, titolo ed educazione diverse creavano (e creano) grandi difficoltà d’intesa. Così, quella semplice domanda ha dovuto attendere di essere fatta alle persone giuste, quando la conoscenza ha avuto la meglio sull’affermazione della propria supremazia su qualcuno, purchessia. Allora si era scoperto che, nel cuocere il mais, i nativi d’America hanno sempre aggiunto all’acqua delle sostanze alcaline come la cenere o la calce, in modo da sciogliere la protezione della vitamina niacina che, altrimenti, non poteva essere assimilata dallo stomaco.

Un piccolo, difficile passo per fare una piccola, facile azione è arrivato quando ormai non serviva più, perché tutti gli interessati erano già morti.

 

Estratto dal mio libro VIAGGIARE COME LA LUNA -per conoscere chi e cosa fa il mondo migliore

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