Alberi monumentali del Trentino/Alto Adige, provincia di Bolzano
Già a Egna, bella cittadina di fondovalle, si trova il NOCE più grosso dell’Alto Adige. Pur essendo solo quasi centenario, ha trovato le condizioni ideali, in un piccolo giardino del centro, per svilupparsi magnificamente. Continuando nella strada del municipio, lo si vede nel giardino di una bella casa bianca con le imposte azzurre. Mangiare tre noci al giorno, oltre che nutrire, preserva dal colesterolo, mentre l’olio di noce condisce ed elimina i vermi intestinali.
Salendo da Cortaccia per la ripida strada che porta a più di 1000 metri di altezza, a Favonia (Fennberg) si trovano 5 grandi sequoie centenarie, alte una cinquantina di metri, che si profilano chiaramente lungo la strada. In tedesco le chiamano alberi mammut, per la loro spessa ma leggera corteccia pelosa a causa del suo sfaldamento. Continuando lungo la strada, si scollina e si raggiunge Unterfennsberg. Arrivati all’albergo zur Kirche, parcheggiare e, sul prato retrostante l’edificio, ammirare i due grandi TIGLI, di 30 metri, uno accanto all’altro, di uguale altezza ma di diversa stazza, età e tipo. Il tiglio più grosso, più anziano (circa 500 anni) e più bello è nostrano, dalle foglie più grandi e più chiare dell’altro. In tedesco lo chiamano Sommerlinde, vale a dire tiglio d’estate, soprannominato Weibele, che significa donnina. Accanto a lei, più giovane, dalle foglie più piccole e scure, il tiglio selvatico, detto Winterlinde tiglio d’inverno, soprannominato Manni, omino. Circa 30 anni fa il tiglio nostrano ha preso fuoco due volte ma, incredibilmente, nonostante questo fosse durato per ore, l’albero si è ripreso magnificamente ed è più bello di prima. Col legno del tiglio selvatico (tilia cordata), che è indeformabile, si fanno strumenti musicali.
A Bolzano si può vedere un’enorme ROBINIA monumentale, purtroppo brutalmente capitozzata ma il cui tronco pieno di nodi e volute è impressionante. Si trova prima del ponte Talvera, dalla parte del centro storico. Le hanno costruito a ridosso un bar e la poverina deve solo alla sua resistenza il non essere ancora scomparsa. Le robinie sono molto diffuse anche in Alto Adige, nonostante siano di origine tropicale e importate solo nel 1606 da Jean Robin, giardiniere del re di Francia. Quando hanno la possibilità di svilupparsi bene, sono molto belle con le loro foglioline pennate che su un lato tendono al tono glauco e si drizzano di taglio ogni giorno per non essere danneggiate dai raggi del sole. I suoi bei grappoli di fiori bianchi e profumati la rendono incantevole a maggio. Deve al suo carattere infestante la diffusione ovunque, anche a spese di specie locali. Dopo essere stata tagliata, conserva la sua mobilità perché il suo legno, durissimo e pesante, si sottrae all’immobilità e cambia forma.
Se si sale a San Genesio, trovandosi ben presto al fresco dei 1000 metri, si prosegue verso il Weiler Faas per pochi chilometri, fino a trovare un ampio spazio aperto con dei bei prati e l’albergo Tomanegger i cui proprietari possono essere fieri della presenza, in posizione privilegiata, di un ACERO DI MONTE la cui bellezza è difficile da uguagliare. La sua età è stimata intorno ai 400 anni, la sua magnifica chioma ha un diametro ci circa 30 m, come l’altezza. E’ fatto di vari grossi tronchi di bel legno rosato rivestito di scaglie.
A Prissiano, bellissimo borgo nel comune di Tesimo, altitudine di circa 700 m slm, nei terreno del castello Katzenzungen cresce una vite fra le più antiche e grandi del mondo. Ha 350 anni ed i suoi rami si estendono su 350 m quadri. E’ della qualità autoctona ed antichissima Versoaln.
Merano è una città-giardino dove ci sono tantissimi alberi anche di grandi dimensioni ed in ottime condizioni. I viali sono alberati fittamente e non c’è traccia delle potature scriteriate che avvengono a sud del Trentino/Alto/Adige. Proprio per questo sono robusti ed i rami non cadono sulle persone. E’ una città dove tutta l’Italia dovrebbe passare per guarire dalla mania di tagliare. Salendo per la strada carrozzabile, verso il castello Thurnstein, ci sono le tracce arboree lasciate dal farmacista Arthur Ladurner, agli inizi del novecento. C’è un suo giardino e, in mezzo ad un tornante, un bell’ALLORO CALIFORNIANO, la Umbellularia californica che aveva voluto piantare a nome di uno dei suoi figli. Assomiglia al nostro laurus nobilis che però ha foglie più scure e meno aromatiche. Il centenario straniero, in patria è chiamato “albero del mal di testa” perché le foglie curano i dolori di capo, orecchie e denti o sono usate anche per insaporire i cibi. Nel quartiere Steinach, all’incrocio con la Kallmunzergasse un enorme GELSO si può ammirare in tutta la sua bellezza in un piccolo giardino privato fra le case. Sulla passeggiata destra lungo il Passirio, vicino al ponte della posta c’è un grande e bell’IPPOCASTANO, mentre all’incrocio fra corso Libertà e via Otto Huber si trova un PLATANO con la circonferenza del fusto di circa 4 metri. Un PLATANO simile si trova in via Roma, all’incrocio con via S.Maria del conforto. Un CALOCEDRO con circonferenza del fusto di 4,80 m. si trova nel parco Maia, mentre una SEQUOIA GIGANTE con circonferenza di circa 5 metri si vede bene passando accanto al Parco delle Terme, sull’angolo tra via Piave e via Petrarca.
Uscendo a Merano Sud o a Lana, si prende la strada a sinistra che porta verso la val d’Ultimo, in cui i paesi hanno nomi di santi. Dopo una trentina di kilometri di trova Santa Gertrude minuscolo, incantevole paese dove, ai margini del bosco, a pochi minuti dal centro, si trovano i tre LARICI più grossi e più antichi d’Europa. Non sono molto alti a causa degli acciacchi che li hanno colpiti, dopo 2000 anni di vita, ma la circonferenza del tronco maggiore è circa 9 metri. I larici hanno radici a fittone che li mantengono saldi sul terreno. Dato che in autunno, dopo averli colorati di un bel giallo lasciano cadere gli aghi, la neve in inverno ha ben poca presa su di loro.
Andando verso il passo Resia e il parco dello Stelvio, si arriva a Glorenza, minuscola, bella e antica città le cui case con giardino hanno almeno uno o due magnifici e antichi peri della qualità pala. Vicino al corso d’acqua, accanto al ponticello coperto c’è un enorme pioppo dalla circonferenza di circa 8 metri e un’altezza di circa 30, con un tronco plurimo, che lo rende un vero boschetto aereo. I pioppi, generalmente non vivono molto a lungo a causa del legno leggero, ma questo ha probabilmente alcune centinaia di anni. Non è segnalato come monumentale. I germogli dei pioppi, a primavera sono intrisi di resine curative
Appena si raggiunge Velturno (Feldturns), si vede accanto alla chiesetta gotica di San Lorenzo un magnifico CASTAGNO della probabile età di 300 anni, circonferenza del tronco di 6 metri ed altezza di 20, che supera il piccolo campanile.
Vicino a Brunico, a Teodone, nel giardino del meraviglioso museo etnografico ci sono due TIGLI SELVATICI della probabile età di 300 anni e i fusti dalla circonferenza rispettivamente di 4,70 e 4,30 m.
A Bressanone, dove il fiume Isarco si incontra col Rienza, ci sono ROBINIE ultracentenarie dal tronco molto bello per la tessitura della corteccia, i nodi e le volute di questi alberi tanto mobili. (vedere più su le informazioni su questo tipo d’albero). Si trovano vicino al un bel ponte moderno, che collega le quattro sponde dei due fiumi. Nel mezzo, come un ponte aereo c’è un’elegante struttura che sostiene pannelli solari, vicino ad un generatore eolico circolare. Sono belli come sculture, realizzati nel 2001 in occasione del millecentesimo compleanno della città. Dall’anno seguente hanno fornito elettricità, facendola affluire in rete. L’impianto ha una potenza di 799 W. Sull’altra sponda e un poco più a monte, lungo il fiume Rienza, fra altri alberi c’è un bell’ACERO RICCIO. In piazza del duomo e nel giardino del castello ci sono due SOPHORE JAPONICHE di tutto riguardo.
A Varna c’è un intero CASTAGNETO monumentale. Appena si raggiungono le prime case se ne vede uno gigantesco, poi salendo in paese, anche a ridosso delle abitazioni ci sono CASTAGNI di molti secoli. Una piacevole passeggiata lungo il sentiero Karl Toldt Weg, illustre medico del secolo scorso e fondatore della pro-loco, permetterà di vedere alberi notevoli Segnalo anche un NOCE non solo di bella forma, ma anche in stretto rapporto con la casa a ridosso della quale si trova, appena più a monte del primo, gigantesco castagno.
Nel centro della bella Campo Tures, vicino all’ufficio di informazioni turistiche c’è un fiero ACERO DI MONTE di circa 150 anni, piantato dal dr. Josef Daimer, medico che ha fatto molto per rendere più accessibili le bellezze naturali del posto, realizzando tra l’altro i sentieri per visitare le notevoli, vicinissime cascate di Riva. Gli aceri dovevano essere un tempo più numerosi nella zona, dato che un paesino si chiama Acereto. Nei pressi dell’acero, vicino a una bella fontana contemporanea con 3 oche di bronzo c’è un bel TIGLIO SELVATICO dalle piccole foglie, con la circonferenza del fusto di 3,60 m.
Dopo Bressanone, in Val Pusteria, prendere la strada a destra che sale a Pfalzen. Al bivio dirigersi verso Muhlen e, quando vedrete sulla sinistra, sotto la strada il ristorante Schoneck, sarete quasi arrivati al punto in cui si trova un albero davvero insolito. Proseguite qualche metro e parcheggiate in un ampio spiazzo. Dal praticello sotto il ponte sul torrente spunta un ABETE ROSSO COLONNARE. Vale a dire che, invece di avere i rami che si allargano verso l’esterno, i suoi sono strettamente aderenti al tronco, dandogli un aspetto più esile di un cipresso toscano. Ha un centinaio di anni ed è alto circa 30 metri. La sua particolarità potrebbe essere una mutazione genetica dovuta ad emissioni di radon dal terreno, a causa di una faglia che passa da quella zona. In Europa si trovano solo 4 o 5 esemplari simili, liberi, ma è possibile comperarli dai vivaisti.
A Prà di sopra, lungo la strada, a circa 750 m.s.l.m., sulla destra ad uno slargo prima di un antico albergo abbandonato, c’è un bellissimo CASTAGNO dietro un crocefisso del 1868. L’insieme è di grande suggestione. Quel punto è particolarmente significativo anche da un punto di vista storico, perché nel 1809, quando i bavaresi stavano tentando di conquistare il Sud Tirolo, sono stati sconfitti in un modo ingegnoso e terribile proprio lì. Avevano preparato due frane sulle sommità opposte della valle e le hanno fatte precipitare sull’esercito in arrivo, uccidendo moltissimi dei 4.000 soldati.
Pruno, appena prima di arrivare a Vipiteno, è un luogo molto suggestivo per il castello che si trova in cima ad un cocuzzolo, di fronte ad un altro sull’altura opposta, ma anche per le fattorie. Davanti a quella dei sig. Frei c’è un FRASSINO di oltre cent’anni fra i cui rami bassi si trova ancora una terrazza di legno costruita dal nonno dell’attuale proprietario. Per trovarlo, parcheggiare vicino alla stazione dei pompieri e camminare qualche decina di metri per la strada sulla destra. Il frassino è fra gli alberi più saldi sui terreni, grazie alle radici profonde. E’ anche estremamente robusto e con proprietà curative,
Appena si entra a Vipiteno, prendendo la strada sulla destra, la Ganserbacher strasse, sulla destra si noterà senz’altro un grande PERO di oltre 100 anni, cresciuto a ridosso della casa tanto che sembra abbracciarla. E’ all’angolo con la Fischer strasse, la via dei pescatori. A pochi metri, oltre la chiesetta, si vede invece un enorme OLMO di varie centinaia d’anni, sulla via della commenda.
Salendo da Klausen verso Lajen, invece di andare subito verso questo bel paese, continuare verso St. Peter im Tal fino a che si trovi la strada verso St. Peter in Lajen. Prima di raggiungere questa località panoramica si vedranno sulla sinistra due spettacolari PINI SILVESTRI di circa 300 anni, alti circa 25 metri scampati all’abbattimento per la realizzazione della strada, grazie all’intervento delle autorità forestali. Sono facilmente riconoscibili dalla corteccia di un bell’arancione vivo già a metà altezza e sui rami. Gli aghi di questi pini bolliti in una soluzione alcalina danno la “lana di foresta” con cui imbottire cuscini e materassi contro i reumatismi. I loro oli essenziali sono particolarmente indicati per combattere problemi respiratori e la melata prodotta dagli afidi che succhiano la loro linfa, portata poi negli alveari dalle api, è curativa per lo stesso tipo di problemi.