Alberi monumentali del Molise, provincia di Isernia
A Longano, davanti alla chiesa madre c’è un antico TIGLIO. E’ un tipo d’albero fra i più diffusi nelle città e sui sagrati delle chiese, per la sua fresca ombra, il profumo dei suoi fiori a Maggio e per le sue qualità curative nei fiori, nella corteccia, nel legno, nelle foglie che in autunno diventano di un bel giallo. E’ fra i primi alberi a spogliarsene.
Andando da Venafro in direzione di Napoli, prima di arrivare a Sesto Campano, si vede sulla destra un grosso impianto industriale. Dietro c’è la piccola stazione ferroviaria di Capriano a Volturno. Parallela alla linea ferroviaria c’è una strada e, da lì, sulla sinistra, una strada sterrata porta ad un PIOPPO NERO in mezzo ai campi, piccolo, contrariamente alla sua natura, ma al gran tronco. E’ un albero che si trova ovunque ci sia acqua, grazie alla quale cresce rapidamente fino a grandi dimensioni. I suoi germogli, a primavera sono ricchi di una resina curativa. Quella che nei millenni lontani era caduta in acqua, si è trasformata in ambra. In autunno le sue foglie triangolari diventano di un bel giallo.
Fuori Venafro, in via Croce di Pozzilli, imboccata in direzione di Venafro, sulla destra c’è l’ingresso al campo dove, a poca distanza, sulla sinistra, c’è un OLIVO che ha perso gran parte del legno, fino a rimanere solo con la parte esterna, dalla forma di scultura che ricorda Moore. Gli alberi possono perdere il legno interno del tronco (ormai morto ed utile solo come sostegno) senza compromettere la loro salute, perché i canali da cui l’acqua sale dalle radici e la linfa vi discende, si trovano poco sotto la corteccia, in uno spessore di non più di 10 cm.