Alberi Monumentali del Friuli/Venezia/Giulia, provincia di Trieste
Nel parco di Miramare a Trieste, dove ci sono quasi solo sempreverdi come lecci e pini, allori, cipressi e palme nane, si trova un PINO DOMESTICO basso ma dalla chioma abbondante, tronco dalla circonferenza di tre metri, curvo verso il mare, già lungo la passeggiata verso il castello, davanti alle scuderie. Nella parte alta del parco, verso ovest ce n’è un altro diritto ma dal tronco altrettanto grosso. C’è anche un CORBEZZOLO di 130 anni, dalla corteccia color arancio. Questo sempreverde dai fiori a campanule bianche profumate e dai frutti rossi che si trovano contemporaneamente sulla pianta cresce di solito più a sud o in Sardegna. Il clima mite di Trieste permette a lui come ai lecci di trovarsi a loro agio. E c’è un LECCIO nello stesso parco, sopra il parterre, anche lui di 130 anni , dal tronco che si dirama in tre parti fin da terra. Il leccio è una quercia sempreverde, dalle foglie piccole, strette, color verde scuro ma grigie nella pagina inferiore.
In una frazione di San Dorligo della valle, a Crogole, accanto alla chiesetta dedicata alla Trinità, un bel TIGLIO di 350 anni resiste ancora ottimamente.
A Basovizza, sopra Trieste, a 300 m circa sul livello del mare, c’è un centro didattico naturalistico che vale la pena di visitare, prima di andare a trovare due begli alberi in ambienti pieni di suggestione.
Il primo è un FAGGIO, unico, insolito per il luogo e l’altitudine. Andando verso Pesek, parcheggiare nello spiazzo accanto alla chiesetta sulla sinistra e salire per la strada forestale. E’ molto bello il paesaggio di landa, pur un po’ troppo invaso dallo scotano che soppianta essenze originarie. Si sale fino ad entrare nel bosco con i primi pini neri, specie austriaca usata per ridare alberi al carso selvaggiamente disboscato per ottenerne legname. Data la sua estrema frugalità e resistenza, a metà ottocento era stato piantato perché preparasse il terreno ad accogliere di nuovo più tardi la vegetazione locale. Proprio queste sue qualità hanno però fatto in modo che si riproducesse più del dovuto, anche a causa di un’insufficiente controllo e manutenzione.
La strada forestale finisce in una radura. Dopo dieci metri, girare a destra sul sentiero segnato in bianco e blu (segnaletica slovena). Arrivati ad un avvallamento, salire a sinistra finché, dopo aver visto alcuni cerri, si trova il FAGGIO di circa 250 anni, in un ambiente molto suggestivo. Mezz’ora all’andata e altrettanto al ritorno sono tempi medi di cammino.
Nella stessa Basovizza c’è un percorso pianeggiante fra i boschi molto piacevole per la vegetazione e per le “stanze” che sembrano essere le varie proprietà recintate da muretti a secco. E’ il bosco di Igouza, di cui si possono percorrere varie strade e sentieri. Scegliendo quello in ombra, con la segnaletica, arrivati quasi al confine di stato, prima del pannello di spiegazioni della fauna, prendere un sentiero sulla destra che porta ad una dolina, vale a dire un avvallamento naturale. E’ una proprietà privata ma con rispetto si può visitare, scendendo per vedere, sul versante nord vari CERRI ed uno di particolare altezza, età (forse due secoli) e bellezza. Dietro di lui è molto bello l’ambiente, con le rocce ricoperte di muschio e l’atmosfera di grande suggestione.
A San Giovanni in Tuba, vicino a Duino, dove l’acqua del fiume Timavo rispunta dalla terra nelle risorgive, c’è una bella chiesa romanica in mezzo agli alberi. Fra loro un PIOPPO GRIGIO ben più alto del suo campanile ed una circonferenza di circa 4 metri.