Quale libertà?
E’ libertà seguire ciò che ci si sente di fare, ma non sempre ciò che ci si sente di fare è giusto. Si può essere spinti interiormente a compiere azioni che nuocciono a noi stessi o ad altri, per i più diversi motivi. Gli impulsi che ci muovono sono generati da una forza nascosta e profonda, che è importante conoscere.
Provare impulsi e sentimenti negativi è normale ed è bene accettarlo come parte oscura di cui è fatta la vita stessa, in cui le forze opposte sono utili al suo equilibrio e servono all’autodifesa. Occorre però saperle guardare per conoscerle, in modo da usarle solo quando è necessario e non a sproposito. La paura o la vergogna del proprio lato oscuro, però, spesso spinge le persone a negarlo, a nasconderlo persino a se stesse, col risultato di renderlo pericoloso, come una mina occultata nel terreno e che esplode quando si ha la sfortuna di toccarla.
Accettare il proprio lato pericoloso è però ben diverso dal giustificarlo. Significa invece riconoscerne la funzione e dargli le giuste possibilità. Vuol dire utilizzare la propria frustrazione come energia che spinge ad agire per realizzare qualcosa che abbia valore, lavorando su se stessi.
Spesso al proprio disagio non si sa dare un nome, eppure è fondamentale che abbia quello giusto, per trattarlo nel modo giusto.
Se viene riconosciuto può spingerci a migliorarci, a compiere imprese audaci e positive che altrimenti lasceremmo perdere. Se viene negato o non si riconosce la sua vera natura, agisce in modo subdolo e sproporzionato.
Una specie di barzelletta amara racconta di un ubriaco che di notte scruta per terra, sotto la luce di un lampione. Un passante gli chiede se stia cercando qualcosa e quello risponde che vorrebbe trovare le sue chiavi. Il passante insiste: “le ha perse qui?” e l’ubriaco risponde: “No, ma qui c’è luce”.
Sono tante le persone che cercano la libertà nel posto più facile, anziché in quello dove l’hanno persa.
Tutta la vita è un conflitto tra ciò che si vorrebbe e ciò che gli altri e le circostanze ci permettono di fare. Ci sono bambini e adulti che si ribellano alle imposizioni e trovano la libertà a caro prezzo. Altri inghiottono la frustrazione e il risentimento, adeguandosi alla volontà altrui. Non riconoscono neppure i propri legittimi sentimenti negativi, che irrancidiscono e indeboliscono la capacità di liberarsi. Invece di ribellarsi verso chi davvero li condiziona e opprime, scaricano il proprio disagio su chi è più vulnerabile. E la chiamano libertà.