Tre Re a Busto Arsizio (VA)
Chi entrando in piazza Cristoforo Colombo a Busto Arsizio alza lo sguardo verso il primo piano di una delle sue case, incontra quello di personaggi in terracotta così espressivi e vivaci da trattenere l’attenzione. Sono i tre re Magi che in mezzo a un gruppetto di persone indicano il cielo, dove si può immaginare la comparsa di quella che era creduta una stella, ma erano invece probabilmente i pianeti Giove e Saturno in congiunzione, come alla fine di questo dicembre 2020. Un cartiglio informa che l’opera è stata collocata in quella strana posizione nel 1997 per volontà del Club dei Nasi, un’associazione di uomini dal particolare fiuto per gli affari, che la sera di ogni 5 gennaio organizza una cena per raccogliere fondi da dare in beneficenza. L’autore dell’altorilievo Adelfo Galli, guidato da autentico amore per l’umanità e talento spontaneo, era nato a Nomadelfia, la comunità che dagli anni trenta del novecento vive profondamente lo spirito distintivo di un genere umano degno di tale nome. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto ricordare, senza essere stucchevole, una leggenda nata nella nebbia padana che ha fatto capitare i Magi a Busto Arsizio. Si dice che siano stati accolti con un bel falò per far dimenticare il freddo e da mangiare per far tacere la fame. Senza più legna disponibile in quel duro inverno, i bustocchi avevano bruciato quella notte le imposte di qualche casa e messo insieme quanto occorreva per una cena. Per far rivivere questa favola, ad ogni epifania durante quarant’anni del secolo scorso, si era acceso un gran fuoco all’aperto e si era cenato con polenta e bruscitt, uno stufato tipico, fatto con tante briciole di carne. Avveniva in questa piazza Cristoforo Colombo, dove in passato si apriva una delle porte di accesso alla città, la Savico, chiamata anche Porta dei Magi dopo che nel 1408 avevano risposto alle preghiere degli abitanti in lotta contro le truppe viscontee, facendoli vincere.
I tre sapienti che pare venissero rispettivamente da Persia, Yemen e Mesopotamia, sicuramente conoscevano le piante e sarebbero stati lieti di trovare proprio nel giardino del Museo del tessile, a qualche decina di metri dalla piazza, il gruppetto di noccioli turchi che ci vivono adesso e hanno la particolarità di rivestire i piccoli frutti legnosi con grandi e bei cappucci frangiati, di gusto arabeggiante. Forse in uno dei loro viaggi avevano conosciuto nei paesi di origine gli altri alberi esotici di quel giardino, che hanno il nome di koelreuteria o alberi delle lanterne cinesi perché i loro frutti riuniti in grappoli molto decorativi, che rimangono anche in inverno sui rami, sono fatti di tre petali di carta color rame a cui sono ancorati i semi. Proprio di fronte a quel museo c’è una villa in stile floreale, che nella bella cancellata, nella recinzione e negli altri elementi di ferro battuto riproduce le forme vegetali care al Liberty, numerose a Busto Arsizio nel primo ventennio del novecento. Basterà consultare quella specie di lampada di Aladino che è lo smartphone, scrivendo le parole magiche “Il liberty a Busto Arsizio” per essere guidati nelle vie del centro e vedere, anche se solo da fuori, quelle ville affascinanti, come seguendo il filo dei tessitori che hanno fatto prosperare questa città.
Altre belle opere di Adelfo Galli sono nel municipio di Marnate
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