Teatro di Natale
Nella nostra tradizione religiosa, la fantasia e la teatralità rendevano indimenticabili le ricorrenze, tanto che a nessuna si sarebbe voluto mancare. A Dicembre le processioni notturne con le fiaccole colorate in onore della madonna, i canti natalizi per le strade, il suono delle campane a distesa, la musica d’organo, l’incenso che dava odore di paradiso alla chiesa. A Natale, c’era quasi sempre la neve a portare più in profondità la gioia nel festeggiare la nascita del bambino venuto per salvare il genere umano ma a cui la gente, presa dalle faccende mondane, aveva rifiutato l’ospitalità. Il significato della sua venuta come luce del mondo, avrebbe segnato un traguardo almeno una volta all’anno, invitando tutti i credenti ad essere migliori di coloro che due millenni fa non avevano saputo riconoscere la sacra famiglia. Chi si immedesimava in quell’atmosfera mistica, vi riusciva e ciò che davvero lo rendeva più felice era il saper dare il meglio di sè. Per questo curava tutti i dettagli della notte e della giornata solenne, con il piacere che dà ogni cosa ben fatta, sapendo che ciò che è bello non si improvvisa. Il profumo del muschio per il presepe e dell’abete per l’albero di Natale, cercati nel bosco, portavano in casa l’atmosfera pacificatrice della natura e quando tutta la famiglia cantava alla luce delle candele o delle lucciole elettriche dell’allestimento scenico, la commozione disponeva alla benevolenza. Nella celebrazione dei santi personaggi, la messinscena coinvolgeva persino chi mai avrebbe partecipato a uno spettacolo laico. E se il parroco era un bravo oratore, rievocando la bella storia sacra durante la messa solenne, sapeva far riflettere sul suo significato.
Le religioni di tutti i tempi hanno festeggiato i giorni del solstizio, come la nascita del sole dopo che le tenebre invernali lo avevano respinto. Tutte le religioni, a cominciare da quelle chiamate “pagane”, hanno usato le arti per comunicare con la parte di sé più difficile da raggiungere, quella dei sogni, degli incubi, dei sentimenti, dell’istinto, della paura e degli slanci.
Chi non crede in un unico dio e neppure negli dei, crede nella forza grandiosa che muove l’universo, provata dalle scoperte scientifiche che ne svelano l’inesauribile creatività,. Chi è artista sa quanto il linguaggio simbolico sia potente e magnifico. Lo impiega quanto più spesso può, perché è quello che gli tiene accesa la luce dentro e a volte riesce ad accenderla negli altri.
Per questo, che siate religiosi o atei, vi auguro che questo Natale vi lasciate coinvolgere davvero in una rappresentazione che vi disponga alla comprensione e alla pace.