Alberi maestri del Friuli Venezia Giulia
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I più begli alberi monumentali di tutte le provincie friulane, con la narrazione del loro carattere, delle qualità, della storia. Illustrati con acquerelli a tutta pagina.
Estratto
LA MAGNOLIA DI GORIZIA
Quando nel 1863 Gorizia faceva ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico, gli irredentisti avevano trovato qualcosa, capace di rappresentare l’Italia, la patria a cui volevano di nuovo essere uniti. Non potevano esporre bandiere tricolori, cantare inni o fare monumenti, ma nel nuovo parco pubblico, potevano piantare un albero che avesse colori italiani e fosse originario di un Paese libero dalla dominazione straniera, come l’America.
Si erano procurati una magnolia sempreverde, che in primavera fa sbocciare grandi fiori bianchi e in autunno ha frutti rossi e lucidi come corallo, per avere una bandiera vivente. Era già grandicella e avevano curato il suo trapianto in modo da essere sicuri che potesse mettere salde radici, in quel giardino del centro città. Su pochi alberi come su quello, si erano concentrate tante aspettative. Eppure, i patrioti non sapevano di averne scelto uno che discendeva da una stirpe audace e innovatrice: quella che centotrentasei milioni di anni fa, era stata fra le prime ad ornarsi di fiori a corolla. Una simile novità aveva dato al mondo forme, profumi, colori nuovi e intrecciato relazioni armoniose e durature fra specie diverse. Gli alberi si erano assicurati, in quel modo, la collaborazione degli insetti per essere fecondati e quella degli uccelli per diffondere la loro discendenza.
Sarebbe stato un motivo in più, per fare di quella magnolia un simbolo di fratellanza nazionale. Con lei, il desiderio di dominio degli uomini sulla natura era venuto meno, in modo da non danneggiare un simbolo a cui guardavano con speranza. Nessuno si sarebbe azzardato a potarla, tagliando i rami che lei stava già allungando dalle parti più basse del tronco. Così, quando dopo una curva aggraziata avevano toccato terra e messo radici, nessuno era intervenuto. Erano sette e da ciascuno, in cerchio erano spuntate altrettante magnolie, che scambiavano attraverso le braccia materne, la propria linfa. Così, le giovani piante sono cresciute diritte e alte fino a raggiungere il punto in cui quella originaria chiudeva la sua cupola con gli ultimi rami, come la volta di un tempio. Niente avrebbe potuto rappresentare meglio una nazione unita.
Il desiderio dei goriziani che l’avevano scelta è stato espresso da lei in modo ben più ampio di quanto potessero desiderare e persino immaginare, come una fontana che zampilla senza temere di dare troppo, perché la sua sorgente è profonda e non si esaurisce.