Museo della seta di Garlate (LC)
Il ramo lecchese del lago di Como, dopo essersi ristretto per diventare il fiume Adda che scorre verso sud e il Po, si allarga per un tratto nel lago di Garlate. Sulle sue rive era stata costruita una filanda della seta già nel settecento, quando l’allevamento dei bachi e la lavorazione del loro filo era prospera. Molti contadini allevavano gli insetti che in un lontano passato erano stati importati dalla Cina insieme ai semi degli alberi di gelso, le cui foglie erano il loro unico cibo. Era un’attività che dava un piccolo reddito a sostegno della magra economia famigliare e, fino all’ultima guerra mondiale, ha fatto lavorare tanta gente anche nel trattamento e nel commercio del prezioso filato. Il cambiamento radicale dell’economia e degli stili di vita del dopoguerra ha fatto cessare la convenienza di questo lavoro, trasferendolo di nuovo alla Cina. Chiusa la filanda, l’ultimo proprietario, la famiglia svizzera Albegg, ha voluto conservare i macchinari e ne ha acquistati altri per farne un Museo della Seta fin dal 1953. Passato al comune, dopo una chiusura di molti anni ha di nuovo riaperto e sui due piani di cui è composto si seguono le diverse fasi della lavorazione dei bozzoli, fino al completamento del filo da rivendere poi ai tessitori e ai tintori, che dall’unità d’Italia, per un secolo sono stati soprattutto a Como, all’estremità dell’altro ramo del lago.
Nelle filande si usava molta acqua calda per sciogliere una parte della sericina che rendeva compatti i bozzoli e serviva anche a mantenere insieme i 6 o 8 fili sottilissimi che si univano dopo averne trovato il capo, nella prima fase della lavorazione. Qui faticavano soprattutto bambine e donne in locali sempre molto caldi e rumorosi. I begli oggetti e le macchine esposte sono perfettamente funzionanti e molte sono fatte di legni di diverse qualità, come ad esempio il grande torcitoio circolare con la struttura di robusto larice resistente all’umidità, i rocchetti di liscio olivo per evitare ogni attrito, i denti delle ruote di durissima robinia, resistente alla rottura.
E’ possibile usufruire di visite guidate, vedere filmati e leggere i pannelli dove si spiegano i molti usi della seta al di là dell’abbigliamento. Infatti, dato che si tratta di un prodotto animale, se usato sul nostro corpo per rigenerare delle parti lese, non subisce il rigetto che invece avviene con materie vegetali. Anche i bachi stessi, oltre ad essere un cibo sano e nutriente, hanno un benefico effetto contro il diabete e addirittura i loro escrementi, che concentrano le proprietà delle foglie di gelso, in Cina sono da sempre utilizzati a questo scopo. Vari giovani alberi di gelso crescono nel giardino del Museo della Seta, mentre nelle campagne ne rimangono ancora qua e là e uno grande è ancora in salute sulla rotonda per Milano, venendo da Pescate verso Garlate, quindi relativamente vicino.
Il sito del museo è www.museosetagarlate.it
Un museo della seta complementare è quello di Abbadia Lariana
Al baco da seta è dedicato in parte anche il Museo degli Insetti di Padova
Chi fosse interessato alla storia e agli oggetti che riguardavano il commercio delle uova del baco da seta, lo troverà a Soncino (CR)
Nella provincia di Lecco ci sono bellissimi alberi monumentali